MILANO (MF-DJ)--L'allentamento a fine marzo delle severe misure restrittive volte al rallentamento dei contagi che hanno caratterizzato la prima parte dell'anno, non ha prodotto il rimbalzo dei consumi retail a cui il settore è stato abituato dalle performance della vicina Cina. Le dinamiche del Paese del Sol levante, colpito nel primo trimestre del 2022 da quello che Goldman Sachs ha definito un «quasi-stato di emergenza», sono infatti molto diverse.

«In base alle evoluzioni più recenti e all'allentamento delle restrizioni, stiamo monitorando la situazione nel mercato per capire se un effetto di rimbalzo dei consumatori locali sia plausibile. In generale, il cliente giapponese ha un profilo di acquisto che rimane comunque sufficientemente più cauto e timido in periodi di crisi rispetto a quello cinese», ha spiegato a MFF Claudia D'Arpizio, senior partner e global head fashion & luxury Bain & company. «La nostra aspettativa è quella di un recupero del valore di mercato in Giappone sui livelli pre-pandemia nel corso del 2023». Stando alle stime dell'ultimo Bain & company luxury study realizzato in collaborazione con Fondazione Altagamma, il mercato del lusso giapponese non ha ancora recuperato infatti i livelli pre-Covid e si è attestato lo scorso anno a circa 20 miliardi di euro, in flessione del 17% rispetto al 2019. Una quota piuttosto piccola all'interno del mercato totale dei beni personali di lusso, cresciuto lo scorso anno del 29% fino a quota 283 miliardi di euro (+1% sul 2019), ma pur sempre significativa.

«Le performance del mercato giapponese durante la pandemia sono state particolarmente impattate da un'adozione più lenta delle restrizioni anti-Covid che hanno influenzato non solo i flussi di consumatori locali, ma ovviamente anche l'accesso da parte di turisti, soprattutto quelli asiatici», ha precisato Claudia D'Arpizio. «Durante il biennio 2020-2021 abbiamo assistito a performance estremamente polarizzate tra i brand presenti sul mercato locale, con risultati migliori per quei marchi ritenuti senza tempo dai consumatori locali e quindi un buon investimento». L'attenzione dei clienti giapponesi risulta infatti costante per i grandi marchi affermati, con poche eccezioni che riescono a intercettare le generazioni più giovani e aperte alla sperimentazione e alle novità.

Lo dimostrano gli ultimi bilanci di aziende importanti del fashion & luxury. Come il colosso svizzero dell'alta gioielleria e orologeria Richemont che in Giappone, sua quarta area geografica per rilevanza, ha messo a segno nell'esercizio terminato lo scorso 31 marzo vendite per 1,2 miliardi di euro, in aumento del 28% rispetto ai 940 milioni dell'anno fiscale precedente. «Le entrate in Giappone, che hanno contribuito per il 6% del totale di gruppo, si sono riprese più lentamente che in altre regioni in quanto i viaggi internazionali verso il Paese, e le relative vendite turistiche, sono rimaste contenute», ha specificato la holding in un comunicato ufficiale. Anche Salvatore Ferragamo ha dichiarato che, nel primo trimestre 2022, il mercato giapponese ha riportato un aumento dei ricavi del 17,7%.

La capitale Tokyo rimane il luxury hub all'interno del Paese, con le boutique più eleganti concentrate nel quartiere di Ginza, seguita poi da Osaka.

lde

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2509:04 mag 2022


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May 25, 2022 03:05 ET (07:05 GMT)