(Alliance News) - L'annuncio del presidente degli USA, Donald Trump, di introdurre dazi del 25% sulle importazioni di veicoli da Messico e Canada a partire dal 1° febbraio crea forte preoccupazione nel settore automobilistico, già sotto pressione per la concorrenza globale e le rigide normative europee sulle emissioni di CO2 introdotte dal 1° gennaio.
Come scrive mercoledì Il Sole 24 Ore, S&P Global Ratings prevede che le nuove tariffe potrebbero ridurre l'Ebitda delle case automobilistiche coinvolte fino al 17% nello scenario peggiore.
Stellantis NV, con il 40% dei veicoli venduti negli USA prodotti in Messico e Canada e una forte dipendenza dal mercato nordamericano per quasi metà dei suoi profitti, è tra i gruppi più esposti. John Elkann, presidente del gruppo, ha incontrato Trump a Washington, sottolineando l'intenzione di collaborare per rafforzare il settore manifatturiero americano. Tuttavia, l'impatto dei dazi rappresenta una sfida significativa.
Volkswagen AG, leader europeo dell'automotive, ha definito i dazi un danno per i consumatori e per l'industria globale. La casa tedesca, che produce 350.000 veicoli all'anno a Puebla, Messico, ha investito oltre USD10,00 miliardi negli USA, tra Chattanooga e una joint venture con Rivian per veicoli elettrici.
Anche BMW, secondo il CEO Oliver Zipse, sarebbe colpita, nonostante produca più veicoli negli USA di quanti ne venda, esportando globalmente dalla Carolina del Sud.
Intanto, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato a Davos un piano europeo di sussidi per l'acquisto di auto elettriche, volto a invertire il calo della domanda di veicoli a batteria nel 2024.
I principali componentisti, come Bosch e Continental AG, stanno riorganizzando la produzione per mitigare l'impatto, ma i dazi minacciano anche i player americani: General Motors Co potrebbe perdere fino al 25% dell'Ebitda.
I dazi rischiano di incrementare l'inflazione negli USA e i costi per i consumatori, sottolineano le associazioni di categoria.
Di Antonio Di Giorgio, Alliance News reporter
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