BIENNE (BE) (awp/ats) - Il presidente della direzione di Swatch Nick Hayek scende apertamente in campo a favore di Credit Suisse (CS): "abbiamo i nostri soldi nella banca, non li abbiamo ritirati: non c'è motivo di ritirare il denaro", ha affermato durante la conferenza stampa annuale di bilancio a Bienne (BE).

"Non figuriamo fra quelle persone che credono a tutto ciò che viene scritto sui giornali e che, come gli analisti di borsa, corrono istericamente dietro a qualche notizia e vanno in iperventilazione", ha affermato il 68enne. "Noi guardiamo i fatti e poi decidiamo", ha aggiunto. Il gruppo Swatch ha sempre distribuito il suo denaro fra diverse banche, indipendentemente da quanto accadeva a CS.

Interpellato su un eventuale interesse a far tornare Swatch nello Swiss Market Index (SMI), l'indice che comprende le 20 principali aziende svizzere quotate in borsa, l'imprenditore ha risposto picche. "Cos'è lo SMI? Uno Swiss Minor Interest?", ha ironizzato.

"Siamo molto contenti di non essere nello SMI", ha proseguito. "Perché dovremmo figurarvi?". A suo avviso in quell'ambito a parlare sono i banchieri, che stabiliscono le loro regole. "Lo SMI non ci interessa. Se mai dovessimo soddisfare i criteri per lo SMI, faremo tutto il possibile per rifiutarne l'inclusione", ha detto. Swatch aveva fatto parte del listino principale per 23 anni, prima di essere scalzata nel 2021 da Logitech.

Manager con un passato anche cinematografico (ha fra l'altro diretto e prodotto un film con Peter Fonda), Georges Nicolas Hayek - questo il nome completo - è figlio del fondatore di Swatch, Nicolas Hayek (1928-2010). Seppur quotato in borsa, il gruppo è saldamente in mano alla famiglia con origini libanesi: la sorella di Nick, Nayla Hayek, è dal 2010 presidente del consiglio di amministrazione.

Quale imprenditore Hayek è noto fra l'altro per aver avuto un rapporto tutt'altro che idilliaco con il mondo della finanza, analogamente peraltro al padre. Anche nei confronti di Economiesuisse si è espresso in passato in modo critico e in materia di relazione con l'Ue ha auspicato maggiore fermezza da parte della Svizzera: non lasciamoci ricattare, aveva detto per quanto riguarda l'accordo quadro. Nel marzo 2020, quando la paura del coronavirus faceva novanta, aveva affermato che l'epidemia non era la fine del mondo e si era rifiutato di parlare di riduzione di impieghi: "abbiamo bisogno del personale, quando vi sarà la ripresa, e questa arriverà", aveva detto.