(Alliance News) – Il governo va avanti sul dossier Telecom Italia e il gruppo riprende, dopo lo scivolone di ieri, la sua marcia in Piazza Affari. La sensazione è che in queste due settimane si faranno dei passi avanti sulla Rete unica e sul riassetto di TIM, gravata da EUR24,7 miliardi di debito finanziario netto. Anche per non ritardare la spesa dei fondi del PNRR sulle infrastrutture di rete di nuova generazione.

Nel primo pomeriggio, il titolo telefonico guadagna l'1,8% a EUR0,21. Nell'ultimo mese, complici anche le speculazioni sul Piano Minerva con tanto di Opa, TIM ha messo a segno un recupero del 15%.

Archiviata la presentazione della Manovra 2023, il premier Giorgia Meloni è pronto a prendere in mano la delicata matassa, che storicamente ha tenuto impegnati vari governi fin dai tempi del primo esecutivo di Romano Prodi. Meloni ha messo in chiaro, fin dal suo primo discorso alla Camera dei deputati, che per lei le rete e le infrastrutture strategiche devono restare non solo italiane, ma anche a controllo pubblico.

Per seguire il dossier, nelle prossime ore verrà data una delega specifica del premier ad Alessio Butti, sottosegretario all'Innovazione - ha preso il posto dell'ex ministro Vittorio Colao-, che si coordinerà con Adolfo Urso, ministro per le Imprese, e Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia e azionista della Cassa depositi e prestiti. Il modello che hanno in mente al governo per la rete unica è quello di Terna, ma ovviamente si tratta di una mera indicazione che andrà poi declinata nel concreto.

Intanto, a fine mese scade anche se non in modo tassativo il "memorandum of understanding" che prevede l'acquisto di NetCo da parte di Open Fiber. La valutazione da parte degli azionisti, che sono Cassa depositi e prestiti al 60% e Macquarie a 40%, non è ovviamente pubblica, ma qualche cifra è trapelata.

Si parla di EUR16 miliardi, che in fase di trattativa possono arrivare a EUR18 miliardi, con dentro EUR12 miliardi di debito Telecom. Dal primo socio di Tim, i francesi di Vivendi, è già filtrato che si tratta di cifre al momento deludenti, mentre un prezzo "interessante" sarebbe sugli EUR25 miliardi. Ma questa richiesta è ritenuta semplicemente lunare dai possibili acquirenti.

A parte lo spinoso tema del debito, che in questi anni ha tarpato gli investimenti di Telecom allarmando tutti gli ultimi governi fin dai tempi di Matteo Renzi nel 2014, c'è anche da considerare che Vivendi ha speso circa EUR3,5 miliardi per il suo 24% di un'azienda che in Borsa oggi capitalizza EUR4,7 miliardi.

I francesi hanno comprato a un prezzo medio di EUR1,07 per azione e attualmente hanno svalutato il valore di TIM a EUR0,63. Anche CDP, che ha il 10% in un'ottica di presidio dell'interesse pubblico, ha già svalutato da EUR0,85 a EUR0,48.

Anche per questo, il governo ascolterà nei prossimi giorni la posizione di Vivendi, che aveva già dato disponibilità a parlare di tutto, anche del Piano Minerva. Piano che però sta un po' perdendo quota di giorno in giorno, tanto che l'impressione più diffusa tra gli esperti di tlc è che prima si tenterà di avvicinare domanda e offerta su NetCo.

Il piano messo a punto in estate da Butti per conto di Fratelli d'Italia prevede che CDP, Maquarie, fondo KKR e, se vuole, anche Vivendi lancino un'OPA residuale su Telecom per poi provvedere a fare due cose: fondere le due reti in fibra ottica e vendere tutta la parte retail di TIM ai concorrenti, in modo da abbattere una volta per tutte il debito. Il piano avrebbe anche l'effetto, separando la rete dai servizi, di rendere la rete neutrale ai fini antitrust.

Il problema è che si tratta di un cospicuo esborso per Cassa depositi e prestiti, che per statuto non può lanciarsi in operazioni rischiose. In ogni caso, il comitato di governo che si costituirà sul caso Telecom avrà la continua supervisione di Giorgia Meloni, che su un dossier così scottante non vuole bruciarsi le dita.

di Francesco Bonazzi; francescobonazzi@alliancenews.com

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