R. Il riferimento è sempre dato dai due cardini che citavo prima, fiducia e reputazione. Tutti gli adempimenti li rafforzano o li proteggono da rischi che potrebbero rivelarsi drammatici, hanno un valore importantissimo e il tempo speso è certamente positivo. Certo, ci può essere una gradazione degli interventi regolatori, ma il tempo e le risorse da impiegare non sono mai sprecati.

D. Quando ha cominciato la sua carriera, in Italia c'erano 750 istituti bancari. Oggi, i primi cinque gruppi hanno una quota di mercato superiore al 50%. È un fenomeno ineluttabile?

R. La crescita della scala dimensionale le aggregazioni, sono direzioni ineluttabili, senza però perdere la dimensione locale. Intesa Sanpaolo è molto forte come posizionamento europeo, ma continua ad essere un punto di riferimento nei territori in cui opera, dove si fa impresa e si produce risparmio, dove è attivo il terzo settore. Siamo facilitati dalla presenza delle Fondazioni nell'azionariato, aspetto che ci ricorda sempre di non trascurare l'elemento locale.

D. Qual è il suo rapporto con le criptovalute? A livello di banca siete molto severi sul tema. Ma persino Tim Cook si è convertito, dicendo che ne ha comprate un po'.

R. Non ne ho mai acquistate e mai lo farò. Cosa diversa è la tecnologia fondamentale che ne è alla base, la blockchain, e i progetti come quello della Bce, presidiato da Fabio Panetta, sull'euro digitale. Non consiglierei mai di comprare qualcosa di non regolamentato e scarsamente trasparente.

D. Polarizzazione: è un termine molto usato oggi per descrivere quasi tutto quello che sta succedendo nell'economia e nel tessuto sociale. Qual è il ruolo di una banca oggi per cercare di smussare questo fenomeno?

R. Il forte aumento delle disuguaglianze è l'aspetto più preoccupante e complesso dell'economia, della società: non è stato affrontato con la giusta determinazione, soprattutto in una lunga fase di crisi a livello mondiale. Sono inaccettabili per la tenuta del tessuto sociale: intervenire sulla povertà è la priorità di qualsiasi governo. Per combattere l'aumento delle disuguaglianze, occorre partire dalla crescita economica. Noi di Intesa Sanpaolo, una volta generati utili significativi per i nostri investitori, siamo attivi nel contrastare le disuguaglianze di genere, di censo, di età: ma è la crescita economica generale che può generare risorse e misure atte a contrastare nel profondo il divario sociale.

D. A provocare parte di queste disuguaglianze nei Paesi occidentali è stata la globalizzazione. Post pandemia, le grandi economie cominciano a ripensarne il modello, riportando mercati e produzione a distanza di sicurezza. Funzionerà?

R. Ci sono certamente processi produttivi che possono essere riportati all'interno dei singoli Paesi. Occorrono anche sistemi per la creazione di riserve che evitino di subire eccessivamente l'effetto di blocchi, una sorta di contingency plan che permetta di essere maggiormente indipendenti in caso di shock. Ritengo però che non vi siano alternative al considerare come acquisita la piena interazione tra tutti i mercati del mondo.

D. Una battaglia in cui è più volte intervenuto nel passato è quella sulle ricette del cosiddetto Tagliadebito. Ora, il tema è stato provvisoriamente accantonato, ma non tarderà a riproporsi. Come suggerirebbe di prepararsi?

R. Sì, devo dire che è una battaglia in cui anche voi di Milano Finanza vi siete molto impegnati, ma diciamo che entrambi non siamo stati finora molto ascoltati. Ora però l'elemento decisivo è la crescita del pil e la realizzazione concreta del Pnrr. Se la crescita del pil a regime si manterrà sopra l'1,5%, la riduzione del rapporto debito/pil sarà sostenibile a medio-lungo termine. Detto questo, una riflessione sulle modalità attraverso le quali lo Stato possiede proprietà immobiliari e partecipazioni azionarie dovrebbe essere fatta. Anche per incentivare il risparmio italiano a investire in asset italiani e diminuire la quota che va all'estero, investita attraverso fondi, in società che poi magari acquisiscono attività italiane. La ricchezza totale delle famiglie italiane è pari a 11 mila miliardi di euro e il debito pubblico è di 2.700 miliardi. La capienza per incentivare un investimento in proprietà dello Stato, per ridurre il debito pubblico, c'è. Anche perché, ricordiamolo, dei 2700 miliardi di debito pubblico, 750 miliardi sono posseduti attualmente dalla Bce e altri 700 miliardi da investitori esteri.

D. Molti italiani sono riluttanti ad alleggerire l'enorme liquidità depositata nei conti correnti, perché considerano che il gap tra quanto possono realizzare con un investimento mobiliare e quanto rischiano sia troppo a loro sfavore. Come convincerli?

R. L'operazione passa per il garantire sicurezza, abilità e protezione. La combinazione tra fondi e assicurazioni è decisiva in questo senso.

D. Quando ha cominciato la sua carriera, alla Borsa Valori erano quotate circa 300 società. Dopo 35 anni al mercato telematico azionario ne sono quotate addirittura di meno, e solo l'arrivo dell'Aim ha portato 150 società in più. Come si può mettere il turbo all'accesso delle aziende italiane ai mercati dei capitali?

R. Bisogna sempre ricordare la grande differenza con le altre economie europee. L'Italia è il Paese delle pmi, il che non è affatto inefficiente: il 50% dell'export italiano è fatto da piccole e medie aziende, si può essere leader senza essere necessariamente grandi. A eccezione dei settori che non potevano evitare di essere profondamente colpiti dalla pandemia, la capacità di resistenza del tessuto delle pmi si è rivelata straordinaria. Il fattore dimensionale è molto importante per accedere in Borsa e noi siamo attivi nel favorire aggregazioni e quotazioni, per poter attingere a risorse più ampie soprattutto nella ricerca e sviluppo. Ma la peculiarità del sistema industriale italiano non va dimenticata.

D. In febbraio presenterà il piano industriale, che descrive come sarà il gruppo nei prossimi cinque anni. Può anticipare alcuni punti della sua visione?

R. Bisogna sempre partire dai clienti. Vedo una banca retail sempre più digitale, in cui vi sarà una relazione diretta ma con un impatto rilevantissimo delle nuove tecnologie. Qui occorre prepararsi per continuare a essere i numeri uno nel segmento mass market. L'impatto digitale sarà anche forte nel segmento wealth management, ma continuerà ad essere decisivo l'elemento della fiducia personale, lo smartphone o l'iPad non saranno sufficienti per convincere il cliente, occorrerà guardarsi negli occhi e non attraverso un video. Lo stesso vale per le assicurazioni. In questi ambiti siamo leader assoluti e occorrerà coniugare quantità e qualità. Nel corporate e investment banking l'elemento umano, la qualità delle persone sarà ancora più importante. Come ho detto prima, c'è poi la trasversalità dell'Esg da far crescere, perché se l'attendono tutti: i clienti, gli investitori, i regolatori. In sintesi, vedo una banca che farà della tecnologia e dell'intelligenza artificiale un pilastro, ma in cui rimarrà centrale l'investimento nel capitale umano, in persone motivate e con valori condivisi.

D. Molti studenti italiani di economia e management leggeranno questa intervista: quale consiglio sarebbe loro per il prosieguo della loro carriera? la banca è ancora una prospettiva di carriera affascinante?

R. Con 75 mila dipendenti (su un totale di 100 mila), Intesa Sanpaolo è il primo datore di lavoro privato in Italia; quindi, abbiamo una fotografia precisa della situazione e delle tendenze. In questo senso, è riduttivo parlare di banca: dentro questa parola oggi c'è anche tanta tecnologia, c'è il promettente ambito della sostenibilità che richiede nuove competenze, c'è l'innovazione. Certo, la tecnologia è affascinante per un giovane, ma lo sono anche la gestione dei patrimoni, la protezione delle persone e delle aziende, l'investment banking che permette alle aziende di avere un grande sviluppo... La formazione tecnica è importantissima, ma se si vuole intraprendere un percorso manageriale per diventare, un domani, gestore di persone, business e capitale occorre diversificare, avere dei pensieri laterali, lavorare sulle soft skills. E, in particolare all'inizio, avere tanta umiltà e impegno per guadagnarsi la fiducia. Per favorire tutto ciò, la priorità delle aziende è costruire dei percorsi manageriali e tecnici molto precisi dedicati alle persone: investire sulla loro soddisfazione, sulla dignità del loro ruolo, sulla serenità delle prospettive in banca, significa assicurare il successo di tutta l'organizzazione.

fch

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December 13, 2021 02:25 ET (07:25 GMT)