MILANO (MF-DJ)--Era il 26 luglio del 2012 quando Mario Draghi, allora presidente della Banca Centrale Europea, pronunciava davanti al mondo la frase che avrebbe cambiato il percorso di difesa dell'euro e della politica monetaria europea. A dieci anni da quella frase, il governo italiano di unità nazionale in mano allo stesso Mario Draghi si è disintegrato dopo un anno e mezzo, l'inflazione nell'eurozona è salita all'8,6% e la Banca Centrale Europea ha alzato i tassi di interesse per la prima volta dopo 11 anni. Guardando a questo scenario l'ex direttore generale della Banca d'Italia e attuale presidente di Tim, Salvatore Rossi, racconta cosa e come è cambiato.

Domanda. In un contesto così complesso come quello attuale, che valore assume oggi questo anniversario?

Risposta. Ha un valore immenso direi, un valore che non ha tempo. Perché quella frase, che è rimasta famosa e che entrerà nei libri di storia, ha però dietro un ragionamento. Una banca centrale è l'unico soggetto esistente che può creare denaro dal nulla; con quel denaro può comprare titoli di stato. Se un paese aderente all'euro è sotto attacco speculativo, la Bce può intervenire acquistando i titoli di quel paese e, soprattutto, può farlo virtualmente in misura infinita. Nel 2012 gli speculatori immediatamente desistettero di fronte alla minaccia, credibile, di un intervento infinito: ogni speculatore avrebbe perso contro chi ha infinite risorse.

D. Com'è cambiata l'economia europea e la difesa dell'euro dopo quel 26 luglio 2012?

R. Da questo punto di vista non ci sono stati cambiamenti fondamentali: la verità secondo cui la banca centrale può decidere, annunciandolo in modo credibile, di intervenire su un mercato qualunque con una potenza di fuoco illimitata non è cambiata. È una verità immortale, per così dire. Quello che può cambiare, e che forse in parte è cambiato, è la credibilità dell'annuncio. Mario Draghi a Londra era preparato e credibile. Per questo tutti, mercati e analisti compresi, gli credettero istantaneamente, senza bisogno alcuno che la Bce intervenisse veramente.

D. La pandemia e la guerra hanno imposto un cambio di rotta alla Bce. Crede che la strada intrapresa sia quella giusta anche in termini di tempistiche?

R. L'inflazione è risalita l'anno scorso per il rincaro dei prodotti energetici che ha trascinato con sé anche il costo delle materie prime e dei prodotti alimentari. Lo scoppio del conflitto fra Russia e Ucraina quest'anno ha contribuito al timore che l'inflazione potesse radicarsi e questo ha indotto molte banche centrali ad agire. Non credo che la Bce sia stata tardiva nell'intervenire, perché fino ai primi di quest'anno l'inflazione non era diventata strutturale. Al massimo si può parlare di un ritardo di qualche mese.

D. Il 22 luglio Francoforte ha annunciato il primo aumento dei tassi e il Tpi, lo strumento ribattezzato dal mercato «scudo anti-spread». Crede che la definizione di questo strumento sia sufficiente per evitare shock asimmetrici?

R. Lo strumento che è stato definito è poco preciso, più «timido» e per questo meno credibile del «Whatever it takes» di dieci anni fa. I mercati infatti hanno reagito freddamente all'annuncio del nuovo strumento.

D. Il Whatever it takes politico di Draghi è fallito. Che rischio corre ora l'Italia?

R. La caduta del governo Draghi è intempestiva. Il governo stava portando a termine una serie di azioni, riunite sotto il grande cappello del Pnrr. Riforme chieste dalla Commissione Ue per l'erogazione delle varie rate degli ingenti fondi del programma Next generation Eu. Anche immaginando che il governo che verrà riprenda in mano il Pnrr con determinazione immutata, comunque si saranno persi due mesi e il rischio è che la seconda rata dei fondi europei, circa 20 miliardi, venga come minimo ritardata. E 20 miliardi in meno sono una cifra che infligge all'economia italiana un colpo notevole.

D. Le banche e le imprese italiane sarebbero preparate ad affrontare una recessione in Europa?

R. Di recessioni ne abbiamo viste tante e anche gravi. Quella successiva alla pandemia, ad esempio, è stata tra le più spaventose. Ma la capacità di resistenza delle economie avanzate e dell'economia italiana è stata sorprendente. Credo quindi che se anche in Europa si dovesse cadere in recessione l'anno prossimo, cosa per altro per nulla scontata perché molto dipenderà dalle vicende belliche, le banche e le imprese avranno la capacità di reagire e di resistere.

MF-DJ NEWS

2709:18 lug 2022


(END) Dow Jones Newswires

July 27, 2022 03:20 ET (07:20 GMT)