ROMA (MF-DJ)--Una volta archiviata la manovra di bilancio, per Giorgia Meloni si apre un nuovo grande capitolo, quello relativo alle nomine in scadenza. Almeno 70, tra cui quelle più importanti, ovvero le quattro grandi partecipate pubbliche: Eni, Enel, Leonardo e Poste.

Chi resterà certamente al suo posto è Claudio Descalzi. Uscito scagionato da un'inchiesta giudiziaria, a destra e a sinistra tutti gli riconoscono grandi meriti per aver firmato gli accordi che hanno permesso all'Italia di dimezzare o quasi la dipendenza dal gas russo dopo l'inizio della guerra in Ucraina. Chi dovrà lasciare il posto nonostante il buon lavoro dovrebbe essere, invece, il numero uno di Enel, Francesco Starace. Secondo rumor di palazzo, infatti, pagherebbe la nomea di manager poco incline a 'piegarsi' alla politica. Per Enel sono tre i candidati: Matteo Del Fante, attuale numero uno di Poste (a patto che non verrà promosso a Cdp); l'attuale numero uno di Terna, Stefano Donnarumma,e soprattutto il capo di Enel X, Francesco Venturini.

Anche per la poltrona d'oro di Leonardo la sostituzione di Alessandro Profumo è data per certa. E i candidati in corsa sono due. Uno è proprio l'ex ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani, e l'alternativa sul tavolo di Meloni (e per competenza di Crosetto) è quella di Lorenzo Mariani, che oggi guida Mbda, il più grande consorzio europeo per la produzione di missili e tecnologie per la difesa.

C'è poi la poltrona di Cdp, azionista di alcune delle più grandi partecipate dello Stato. Dario Scannapieco, voluto da Mario Draghi alla guida della Cassa depositi e prestiti, con ogni probabilità sarà sostituito. Due i candidati: ancora Del Fante o Alessandro Daffina di Rothschild. Il curriculum di quest'ultimo ha agli occhi di Meloni un grande pregio e un enorme difetto: è stato giovane militante di destra, però è advisor di Vivendi, l'ingombrante socio francese di Tim.

Per il governo c'è poi la delicata decisione che riguarda il direttore generale del Tesoro, forse il più importante dei funzionari dello Stato. Se la maggioranza chiede all'unisono la rimozione di Alessandro Rivera, il ministro Giancarlo Giorgetti gli fa scudo. A gennaio, allo scadere dei novanta giorni previsti dalla legge sullo spoil system, si conoscerà il suo destino. Il caso di Rivera è emblematico perché fin qui a suo favore ha prevalso la difficoltà a trovare un'alternativa valida. Gianni Letta non c'è più e, fatta eccezione per il ministro della Difesa Guido Crosetto, nella cerchia stretta della premier nessuno ha confidenza con le elite dell'industria e della finanza.

Tra aprile e maggio dovrebbe scadere anche il mandato del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico. Anche in questo caso la sostituzione è quasi certa, ma il destino di Tridico sarà uno dei termometri della forza politica di Meloni, perché la presidenza Inps non è sottoposta alla regola dello spoil system che permette al governo entrante di cambiare i vertici della pubblica amministrazione.

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2811:04 dic 2022


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December 28, 2022 05:04 ET (10:04 GMT)