MILANO (MF-DJ)--Dopo che è stato firmato il memorandum of understanding che doveva portare a un'offerta di Open Fiber sulla rete di Tim, «sono stati persi mesi a cincischiare su chi dovesse fare cosa»: lo ha detto ieri in maniera perentoria Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle tlc nel corso della Milano Finanza Digital Week chiarendo una volta per tutte, se ce ne fosse stato bisogno, che quel progetto e quella operazioni non sono più considerati attuali. «Sono mesi che rivolgiamo domande su questo MoU e queste domande rimangono senza risposte», ha aggiunto il politico di FdI. Non solo, ma secondo Butti, si è parlato molto di rete unica, e invece non si sono affrontati altri temi.

«Bisogna rimettere sul mercato quei pezzi di rete ridondanti, che possono essere le aree nere, o parte delle aree grigie. È evidente che l'Europa per tutelare mercato e concorrenza richieda questo tipo di concorrenza infrastrutturale» ma il memorandum «non prevedeva queste soluzioni». Insomma, niente acquisto da parte di Open Fiber. Allo stesso modo ha confermato quanto annunciato anche mercoledì, ossia che «un'opa totalitaria non è mai stata nei piani del governo». Il titolo stavolta ha reagito bene e, forse anche perché tra il 10 e il 30 novembre ha perso quasi il 16%, ieri ha invertito la rotta in rialzo del 3,69% a 0,213 euro.

Parlando più nello specifico di Telecom Italia, Butti si è detto preoccupato dalla situazione e dagli esuberi, altro aspetto non considerato dal Mou che a detta del politico «non prevedeva un piano per gli esuberi di Tim». Spostandosi all'argomento rete, Butti ha sottolineato come si parli finalmente di rete pubblica («fino a qualche anno fa noi di FdI eravamo gli unici a porre il tema») che deve essere wholesale only, ossia deve garantire parità di accesso a tutti gli operatori.

Se quindi non opa e non MoU, quale dovrebbe essere la soluzione per arrivare a questa infrastruttura pubblica? «Ci possono essere altre operazioni che coinvolgano altri soggetti pubblici», ha risposto Butti che ha poi definito un controsenso la presenza di Cdp nel capitale sia di Open Fiber sia di Tim («non abbiamo mai capito il motivo industriale di questa scelta») anche se ha ammesso che questa doppia presenza potrebbe rivelarsi utile.

A domanda diretta se quindi la strada maestra sia quella della separazione della rete, progetto peraltro in linea con il piano industriale del ceo di Tim, Pietro Labriola, Butti ha risposto: «La mia personale opinione sarebbe quella di mantenere al momento un'unica azienda, qualcuno ragiona sulla separazione della rete, qualcun altro su quella dei servizi, in ogni caso è evidente che il cash flow si genera sulla parte infrastrutturale». Adesso però è ora di lavorare anche perché il sottosegretario ha confermato che «purtroppo abbiamo poco tempo e c'è un paese da cablare».

glm


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December 02, 2022 02:40 ET (07:40 GMT)