MILANO (MF-DJ)--Può essere che dopo tante riunioni e tanti tavoli la soluzione per Tim e la sua infrastruttura e la tanto citata rete nazionale sia più semplice di quanto si pensasse, con lo Stato che vigila pur rimanendo nell'azionariato con una quota di minoranza. Va detto che è difficile orientarsi nella vicenda che riguarda la rete e questo perché gli interessi in gioco sono molteplici e divergenti. Tim e il suo amministratore delegato Pietro Labriola lavorano da un anno per migliorare la performance industriale dell'azienda.

Il business plan presentato dal ceo, si legge su Milano Finanza, lo scorso luglio prevede la definizione di quattro perimetri operativi all'interno dell'azienda e la valorizzazione di alcuni di questi. Uno dei pilastri del piano Labriola prevede l'accorpamento di tutti gli asset infrastrutturali (la rete, Fibercop e Sparkle) all'interno di Netco e il successivo deconsolidamento di quest'ultima, ossia la cessione di almeno il 51%.

Adesso è arrivata l'offerta non vincolante su Netco. Un documento che definisce alcune componenti ma che ne lascia altre a una seconda fase di negoziazione. L'offerta fissa la valutazione a 20 miliardi, ma prevede meccanismi che (a seconda del loro avveramento e di come vengono interpretati) potrebbero far salire il prezzo finale, addirittura fino a 28 miliardi.

Possibile immaginare che il governo italiano guidato dalla coalizione politica più nazionalista degli ultimi anni ceda il controllo dell'intera rete a un fondo americano? Le scenario appare poco verosimile e su questo concordano quasi tutti quelli che analizzano la proposta di Kkr. Quindi finisce così, con un «no grazie, non compriamo niente»? Altrettanto poco credibile. Intanto bisognerebbe interrogarsi se non stia cambiando qualcosa nell'orientamento sulla vicenda all'interno del governo.

fus


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February 04, 2023 04:49 ET (09:49 GMT)