ROMA (MF-DJ)--Sorpresa di Natale: i tavoli non servono solo per mangiare e perdere tempo. Dopo quello tenutosi ieri sul futuro della rete nazionale e quindi anche sul futuro di Tim hanno sottolineato tutti il clima «costruttivo», facendo filtrare «grande ottimismo» e anche se molti vogliono far passare il messaggio che tutte le strade sono ancora aperte, sembra pian piano evidente ai soggetti coinvolti che la soluzione ci sia e preveda una sorta di ritorno all'impalcatura dell'MoU siglato in estate tra Cdp, Open Fiber, Kkr e Tim. Quell'operazione, che è stata scambiata a lungo come un desiderata della Cassa, partiva in realtà da un progetto elaborato dall'attuale ad di Telecom, Pietro Labriola. Un progetto, si legge su Milano Finanza, che di recente il ceo, nella lettera inviata ai dipendenti, ha difeso sottolineando nero su bianco la sua validità.

Il terzo incontro tecnico si è tenuto ancora una volta al ministero delle Imprese e del Made in Italy con sostanzialmente gli stessi partecipanti alla riunione precedente. C'erano il capo di gabinetto Federico Eichberg, Francesco Soro (che guida la Direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica, di radiodiffusione e postali), Carla Colelli (capo dell'ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio), Angelo Borrelli (capo del Dipartimento per la Trasformazione Digitale) oltre a un esponente del Mef e al capo di gabinetto della Presidenza del Consiglio Gaetano Caputi. Per Cdp era presente invece l'amministratore delegato di Cdp Equity Francesco Mele assieme all'advisor Credit Suisse, mentre per Vivendi c'erano Alessandro Daffina di Rothschild, advisor del gruppo francese, assieme a Carmen Zizza, advisor per i rapporti con il governo, e ai consulenti Irving Bellotti e Daniele Ruvinetti. Da quello che filtra, tra i punti centrali dell'incontro di ieri ci sono stati il debito e ancora una volta i livelli occupazionali di Tim. Ma se l'obiettivo della politica è lo stato di salute della società tlc, la soluzione è già stata indicata da Labriola e passa dalla separazione della rete (anche i cavi internazionali di Sparkle sono stati oggetto di particolare attenzione dell'esecutivo) con circa 23.000 unità che dovrebbero spostarsi insieme a Netco.

Rispetto all'MoU dell'estate, che prevedeva l'acquisto di Netco da parte di Open Fiber, ora viene valutata la possibilità di creare un veicolo alternativo, partecipato da Cdp e da uno o più fondi, sul modello di Aspi, che acquisti la rete da Tim. Una volta fatta uscire l'infrastruttura dal perimetro della società e portata sotto il controllo della Cassa, la successiva alleanza/fusione con Open Fiber sarebbe solo una questione formale. Certo, resta lo scoglio della valutazione di Netco, un problema per qualsiasi veicolo o società dovesse rilevare gli asset, ma la speranza di molti dei soggetti che stanno partecipando agli incontri è che avere i rappresentanti di Vivendi seduti al tavolo renda più facile trovare una quadra.

Messa così sembra semplice, ma c'è chi scommette che in qualche modo la trattativa potrebbe complicarsi. Così come già successo nel recente passato, talvolta quando sembrava si fosse arrivati all'ultimo miglio del percorso. Se però venisse confermata l'impostazione e si trovasse un accordo sulla valutazione di Netco, Tim si ritroverebbe con molto meno debito, meno personale (con ulteriori possibilità di snellimento), con un asset come il Brasile in costante crescita e con tutto il potenziale del business Enterprise da sfruttare. E così c'è chi già scommette che a quel punto potrebbe essere Tim la protagonista del tanto atteso e invocato (da tutti gli operatori) consolidamento del settore delle telecomunicazioni. Superato uno scoglio difficile come lo scorporo della rete, per un manager come Labriola a quel punto affrontare un merger tra gruppi privati potrebbe quasi apparire come una strada in discesa.

liv


(END) Dow Jones Newswires

December 23, 2022 02:25 ET (07:25 GMT)