MILANO (MF-DJ)--Non c'è pace per la rete unica. Ieri in giornata è sembrato tornare d'attualità un nuovo caso Kkr sugli accordi tra Tim e Open Fiber con le perplessità del fondo Usa in teoria relative proprio al contenuto del memorandum of understanding che dovrebbero firmare il gruppo guidato da Pietro Labriola e Cdp.

Il punto, scrive MF, è che davvero sembrava tutto fatto e tutto pronto per un annuncio (e una firma) da presentare nel corso del cda Tim del 26 maggio. E invece la preoccupazione è che ci potessero essere nuovi intoppi. Qualcuno, come sempre, derubrica il tutto come "normali interlocuzioni tra i soggetti interessati", con Kkr che coerentemente con la posizione tenuta finora punta a massimizzare i ritorni di un investimento miliardario. Quel che è certo è che ieri a Roma qualcuno non era per nulla contento.

Formalmente, l'accordo per la rete unica, il cui primo passo è proprio la firma di questo memorandum of understanding riguarda i due principali azionisti delle infrastrutture, ossia Tim da una parte (che possiede il 100% dell'infrastruttura primaria, di Sparkle e la maggioranza assoluta di Fibercop) e Cdp dall'altra, che controlla il 60% di Open Fiber. I soci di minoranza di entrambe le società, ossia Kkr (azionista con il 37,5% di Fibercop) e Macquarie (che detiene il restante 40% di Open Fiber) non sono stati coinvolti nei lavori che hanno portato alla stesura del memorandum, ma nella fase finale sono invece stati informati, proprio per mostrare una volontà di maggiore coinvolgimento nel progetto

red/lab

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2008:50 mag 2022


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