ROMA (MF-DJ)--Le tante promesse difficilmente saranno mantenute.

Il progetto di Italvolt, una delle gigafactory più grandi d'Europa (da 4 miliardi di euro) che sarebbe dovuta sorgere a Ivrea nell'ex area Olivetti, rischia restare tale e non vedere la luce. Dopo aver annunciato un accordo di partnership tecnologica con l'israeliana StoreDot pochi giorni fa, l'imprenditore svedese Lars Carlstrom è uscito allo scoperto dichiarando l'impossibilità di far partire il progetto nel sito che avrebbe dovuto ospitare la fabbrica da 45 Gwh di batterie completamente sostenibili (sufficienti per alimentare 550 mila auto elettriche all'anno).

Sui terreni vigeva un accordo di esclusiva con Prelios che, nonostante le dichiarazioni del magnate svedese, non è stato rinnovato. Il motivo? Secondo Carlstrom, c'è un problema che riguarda la connessione alla rete elettrica degli impianti. In sostanza la fabbrica consuma una quantità di energia enorme, pari quasi all'1% di tutta l'energia elettrica disponibile in Italia. Perciò è necessario avere un'infrastruttura potente di cui, secondo Carlstrom, il sito di Ivrea non è dotato.

Si potrebbero avviare lavori per il potenziamento delle rete, ma l'imprenditore ha stimato almeno quattro anni per un simile intervento. Il che non permetterebbe però di partire con la produzione nel 2025. Alla luce di questa situazione gli addetti si stanno ponendo numerosi interrogativi. Il primo, che potrebbe trovare maggiori risposte, riguarda la possibilità di individuare un'altra zona in cui sviluppare la gigafactory. Per il fondatore aspettare quattro anni è impossibile, per cui avrebbe già fatto sapere di sondare altre zone in Piemonte che sarebbero candidate valide a sostituire il sito di Scarmagno (Ivrea).

L'altra domanda che si stanno ponendo operatori interessati alla partita è tanto banale quanto fondamentale: come è stato possibile accorgersi soltanto ora dell'inadeguatezza della rete? Come è stato possibile scegliere un sito senza aver condotto una due diligence approfondita sin da subito?

A domanda, la società ha fatto sapere a MF-Milano Finanza che "non era visibile nella prima serie di rilevazioni che Terna ha condiviso a fine 2022: le prime indicazioni mostravano che si poteva disporre di energia sufficiente per un massimo di 2 linee su 6".

Al momento Italvolt ha speso 10 milioni nel sito (una briciola rispetto ai 4 miliardi di euro cui ammonta il costo complessivo del progetto) per lavori d'ingegneria e perizie. Carlstrom ha comunque intenzione di andare avanti, soprattutto perché a livello burocratico sarebbe già tutto pronto. In caso, servirebbe un partner che metta equity. Anche perché la società nel bilancio 2021 ha evidenziato una perdita di 854.739 euro a fronte di un ebitda negativo per 853.473 euro.

red

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2608:33 gen 2023


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January 26, 2023 02:34 ET (07:34 GMT)