ROMA (MF-DJ)--A seguito dell'emergenza sanitaria una parte della

popolazione ha incontrato difficoltá nel far fronte ai propri impegni

economici come, ad esempio, pagare il mutuo, le bollette, l'affitto. Il

13,4% degli intervistati (o un loro familiare convivente) ha avuto

problemi col pagamento delle bollette (l'11,8% ha dovuto rimandarne il

pagamento, il 9,1% non è riuscito a pagarle), il 16,5% ha dovuto

rinunciare alle vacanze, il 13,9% non è riuscito a fare fronte a una

spesa imprevista, il 6,3% non è riuscito a pagare le rate di un mutuo o

di un prestito o le spese necessarie per i pasti mentre il 6,7% non è

riuscito a pagare l'affitto.

Lo rende noto l'Istat, precisando che complessivamente si tratta di piú

di 11 milioni di persone (22,2%) e tra questi oltre tre milioni hanno

incontrato problemi nell'affrontare le spese alimentari durante la seconda ondata. Le difficoltá si sono spesso sovrapposte, la maggior parte di chi ha avuto problemi non è riuscita a fronteggiare almeno due impegni economici (76,2%), il 34,7% (pari a tre milioni e 800mila persone) almeno quattro. Nel Mezzogiorno sono presenti le situazioni piú critiche: ha avuto problemi il 30,7% dei cittadini a fronte del 18,4% del Nord e del 17% nel Centro. Ed è sempre nel Mezzogiorno che la concomitanza di piú problemi presenta la frequenza piú elevata: il 12,2% ha dovuto affrontare almeno quattro delle difficoltá economiche considerate, ovvero una quota doppia rispetto al Nord (6,0%) e tre volte quella del Centro (4,1%).

Per piú di tre cittadini su quattro, continua l'Istat, la pandemia non ha avuto conseguenze sulla situazione economica familiare. Tuttavia, per il 20,5% le condizioni economiche sono peggiorate rispetto al periodo

precedente l'emergenza sanitaria, soprattutto tra le persone di 25-44 anni (26,7%), meno tra gli anziani (12% dopo i 64 anni). Tra gli uomini di 25-34 anni si arriva al 31,6% (21,6% tra le donne della stessa classe di etá) mentre è decisamente piú contenuta (2,8%) la quota di quanti hanno dichiarato un miglioramento delle condizioni economiche familiari.

Ancora una volta nel Mezzogiorno si registra il peggioramento piú frequente (24,7% a fronte del 16,6% del Centro) e il miglioramento riguarda appena l'1,2% delle persone contro il 3,6% rilevato al Nord. In tutte le classi etá, la percentuale di quanti hanno visto peggiorare la propria condizione economica è minore tra i laureati rispetto alle persone con titolo di studio piú basso.

La gran parte dei cittadini (76,5%) non prevede cambiamenti della situazione economica del nucleo familiare nel breve periodo (tre mesi). Il 12,9% ritiene che peggiorerá, il 6,1% che andrá a migliorare. I piú pessimisti sono gli uomini tra i 25 e i 34 anni (20,5%), le donne tra 65 e 74 anni (20,3%) e i residenti nel Mezzogiorno (17,3% a fronte dell'11,8% del Nord e dell'8,2% del Centro). Anche gli occupati che hanno visto peggiorare la propria condizione economica sono piú pessimisti: per il 26,1% dei lavoratori del Commercio ci sará un peggioramento contro il 4,8% di chi lavora nel settore Sanitá e il 2,8% dei dipendenti della P.A.

Il quadro peggiora decisamente se si analizzano le opinioni in merito all'evoluzione della situazione economica del Paese nel breve periodo (tre mesi). Per la metá dei cittadini (50,5%) la situazione è destinata a peggiorare, resterá stabile per il 34,2% mentre solo il 7,9% confida in un miglioramento.

Per l'Unione Nazionale Consumatori, si tratta di "dati tanto drammatici quanto ampiamente previsti, come il fatto che il 13,4% degli intervistati ha avuto problemi con il pagamento delle bollette e il 9,1% non è riuscito nemmeno a pagarle. Per questo fin da marzo 2020, ai tempi del Cura Italia, avevamo chiesto l'estensione immediata dei bonus sociali di luce e gas a chiunque perdeva il posto di lavoro, senza dover far riferimento a un Isee di fatto vecchio e superato, la riduzione dell'Iva sul gas al 10% sull'intero consumo e non solo sui primi 480 Smc annuali, la sospensione degli oneri generali di sistema e delle componenti Terna sulle bollette di luce e gas, la riduzione dell'Iva dal 22 al 4% per tutti i contratti telefonici a consumo. Purtroppo, nessuna di queste ragionevoli proposte è mai stata accolta. Le riproponiamo ora al Governo Draghi".

liv

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April 26, 2021 09:00 ET (13:00 GMT)