A livello di fatturato, si inizia a vedere una stabilizzazione dopo sei anni di calo ininterrotto. È forse l'unico vero motivo di soddisfazione, poiché sul fronte operativo Teva continua a confrontarsi con una vastissima concorrenza e un regolatore tutt'altro che accomodante.

Di conseguenza, nonostante un significativo alleggerimento dei costi e sforzi di risparmio diffusi – inclusi i tagli in R&S – il gruppo non riesce a fermare il declino dei suoi profitti operativi, che raggiungono così il punto più basso degli ultimi dieci anni.

Il risultato contabile è negativo a causa di nuove svalutazioni di attivi. In controtendenza, il cash-flow si mantiene positivo, con un profitto cash – il "free cash-flow" – di 800 milioni di dollari per l’esercizio 2023, rispetto al miliardo dell'anno precedente. È difficile, in questi termini, giustificare un valore d'impresa di 31 miliardi di dollari alla quotazione attuale.

Teva non è in grado di investire nella propria crescita né di distribuire capitale ai suoi azionisti dato che deve ancora gestire lo spinoso problema del suo indebitamento netto, che supera i 16 miliardi di dollari, ossia più di quattro volte il suo EBITDA, o profitto operativo prima degli ammortamenti.

A tal proposito, nonostante un notevole impegno nella riduzione del debito – dimezzato in otto anni – il costo degli interessi passivi raggiunge cifre da record a seguito della risalita dei tassi di interesse. Si lamenta inoltre un pesante fardello legato ai regolamenti giudiziari, che nel 2023 ammonta a 1 miliardo di dollari. Queste spese, che dovrebbero essere eccezionali, sono invece una costante per Teva.

Il gruppo israeliano è dunque costretto a proseguire nel suo percorso di cessioni. A seguito della pubblicazione dei risultati, ha annunciato l'intenzione di cedere TAPI – Teva API, la sua divisione di produzione di principi attivi per l'industria farmaceutica – seguendo l'esempio di Sanofi che si è disfatta di EuroAPI.

EuroAPI è stato argomento di discussione più volte sulle pagine di MarketScreener, l'ultima delle quali lo scorso ottobre.

Teva non si è mai ripresa dall'acquisizione di Allergan Generics nel 2016. Quella che doveva essere l'operazione atta a consolidare la sua posizione di indiscutibile leader mondiale dei generici, con un costo di 40 miliardi di dollari, ha indebolito il bilancio e la redditività dell'azienda. A otto anni di distanza, Teva è ancora alle prese con le conseguenze di quel disastro.