Le ragioni del calo sono in parte le stesse discusse ieri nella nostra analisi sul produttore di cioccolato svizzero Barry Callebaut, ma l'aumento dei tassi di interesse sta chiaramente giocando un ruolo gravitazionale, come spiegato di seguito.
È da notare che Hershey non è mai stata scambiata a un valore inferiore a x15 degli utili, nemmeno durante la grande crisi del 2008, il "flash crash" del 2018 o la pandemia del 2020. Ciò si deve indubbiamente al fatto che l'azienda rimane di qualità eccezionale.
Il tasso di crescita annualizzato è certamente modesto — 4,6% all'anno nell'ultimo decennio — ma i margini operativi sono superiori al 20% e, soprattutto, il rendimento del capitale è stratosferico.
La crescita, va sottolineato, deriva essenzialmente da due importanti acquisizioni — Amplify Snack Brands nel 2018 e Lily's nel 2021 — effettuate opportunisticamente ai minimi di valutazione nel 2018 e nel 2021. Il ritorno sull'investimento sembra essere molto soddisfacente.
Ma l'aspetto più spettacolare di Hershey è la straordinaria redditività del capitale degli azionisti, che si aggira intorno al 50%-60% nonostante un uso molto limitato della leva finanziaria.
Dal 2011, in un contesto di bassi tassi d'interesse, il mercato era disposto a pagare in media 17 volte il capitale netto. In altre parole, a questi livelli di valutazione, era disposto ad accettare un rendimento atteso tra il 3% e il 3,5%.
Con il tasso privo di rischio ormai prossimo al 5%, questa valutazione si è automaticamente corretta al ribasso e Hershey viene ora scambiata a 11 volte il suo capitale netto, con un rendimento atteso compreso tra il 5% e il 5,5%.
È meglio possedere un'obbligazione del Tesoro americano a dieci anni o un'azione del grande produttore di cioccolato americano, un acquirente astuto e straordinariamente ben gestito? Questo, in sostanza, è il trade-off offerto agli investitori a questi livelli di prezzo.
Un ulteriore calo della valutazione rappresenterebbe senza dubbio un'eccellente opportunità di investimento.