Come altri produttori automobilistici globali, Toyota si è vista costretta a tagliare la produzione a causa delle carenze di semiconduttori e dei lockdown che hanno rallentato la produzione in Malesia e Vietnam, malgrado il rimbalzo della domanda globale di automobili dopo i minimi della pandemia.

L'azienda ha già tagliato il proprio target di produzione per l'anno fiscale che si concluderà a fine marzo a 9 milioni di veicoli, e lo scorso mese ha ridotto i piani di produzione di novembre di 150.000 veicoli.

"Anche se utilizzassimo i nostri impianti al massimo della capacità, sarà difficile raggiungere i target di produzione, ma cercheremo di farcela", ha detto Kenta Kon, Cfo della casa giapponese, durante una conferenza stampa.

Dopo un balzo superiore alle aspettative negli utili del secondo trimestre, il più grande produttore di auto al mondo ha rivisto a rialzo le previsioni per gli utili operativi del 12%, a 2.800 miliardi di yen (24,5 miliardi di dollari), che significherebbero il massimo degli ultimi sei anni.

Ma Kon ha detto che senza l'impatto di uno yen più debole, che aumenta il valore degli utili registrati all'estero, si tratterebbe "in sostanza di una revisione a ribasso", ha causa dell'incremento dei costi delle materie prime.

L'outlook per gli utili di fine anno è inferiore alla media delle stime degli analisti Refinitiv, che indicavano una cifra di 2.900 miliardi di yen.

Per i tre mesi conclusi a fine settembre Toyota ha riportato un utile operativo di 750 miliardi di yen, un balzo del 48% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e un miglioramento del 26% rispetto alle aspettative del mercato.

(Tradotto da Luca Fratangelo in redazione a Danzica, in redazione a Roma Francesca Piscioneri)