GINEVRA (awp/ats) - Il crollo di Credit Suisse (CS) ha messo le ali alle banche cantonali e regionali: nel primo semestre gli afflussi netti di denaro sono cresciuti del 7,1%, stando a un'analisi di Vontobel citata oggi da Le Temps.

Particolarmente gettonati sono stati gli istituti cantonali di Zurigo - che ha registrato una raccolta netta di denaro di 19 miliardi di franchi - e San Gallo. Ma fra i grandi beneficiari della manna CS figurano pure due società presenti anche sulla piazza di Lugano: la banca zurighese Julius Bär e LGT, società di Vaduz (FL) che appartiene alla casa regnante del Liechtenstein. Numero uno nel ricevere soldi è stata però UBS: più 44 miliardi nei primi sei mesi. Ma anche EFG ha visto lievitare gli afflussi.

Tutto questo movimento non stupisce, tenendo conto del fatto che sono stati reclutati parecchi ex gestori di Credit Suisse, spiega Le Temps. Fra settembre 2022 e giugno 2023 la banca fondata nel 1856 da Alfred Escher ha perso infatti 330 dei suoi 1800 gestori (il 18%), con la maggior parte delle partenze (240) avvenute nel primo semestre di quest'anno.

L'attività di gestione patrimoniale del Credit Suisse è tornata comunque in attivo in giugno, con flussi netti di capitale positivi per 1 miliardo di dollari, secondo i risultati pubblicati da UBS relativi al secondo trimestre. La stessa quantità di denaro è affluita nelle casse della banca tra luglio e fine agosto.

È la prova che il Credit Suisse è riuscito a riprendersi - si chiede Le Temps - o è solo una pausa prima di una nuova ondata di ritiri innescata dalla partenza dei gestori patrimoniali? L'analisi di Vontobel propende per la seconda ipotesi, ma fa notare che storicamente UBS ha avuto più successo nel trattenere i propri attivi quando i consulenti se ne sono andati. Per la grande banca gli afflussi di capitale dovrebbero compensare i deflussi di Credit Suisse.