ROMA (MF-DJ)--Rallenta il negoziato fra Unicredit e Tesoro su Montepaschi. Pochi giorni fa Andrea Orcel ha introdotto nella trattativa una richiesta che Via XX Settembre ritiene «impraticabile»: lo Stato dovrebbe finanziare anche gli esuberi della banca milanese che saranno previsti dal piano industriale unico (comprendente Siena) da presentare entro fine anno.

Questa richiesta, da vestire con l'abito giuridico di un decreto o altro strumento da utilizzare per le fuoriuscite di Mps, scrive il Messaggero, secondo il Mef potrebbe configurare aiuto di Stato, diversamente dal provvedimento varato a favore di Intesa Sanpaolo per Popolare di Vicenza e Veneto Banca nel 2017 in quanto i due istituti veneti furono posti in liquidazione coatta mentre Rocca Salimbeni è in bonis, quotata in Borsa e questo aspetto è tutt'altro che secondario. Interpellata, Unicredit non commenta. Quattro anni fa il decreto del governo stanziò 5 miliardi, parte dei quali per gestire 4.000 esodi: 1.000 delle venete e 3.000 di Intesa Sanpaolo. In più adesso c'è di mezzo direttamente il Tesoro in qualità di azionista di Siena: in pratica si tratterebbe di finanziare un soggetto privato (Unicredit) per favorire l'acquisto di un bene pubblico (Mps). Secondo i consulenti di Orcel questa modalità verrebbe a costare meno allo Stato perché per fare efficienza bisogna tagliare il costo del lavoro.

«L'operazione deve andare in porto, non conviene a nessuno rompere» spiegano fonti istituzionali. Orcel ai suoi ripete che una delle condicio sine qua non, messa in chiaro da subito, è che il merger non abbia impatti sul capitale del gruppo pro-forma e la lettera di intenti che prevede l'esclusiva non è vincolante. E' una trattativa complicata, considerando altre divergenze quali il perimetro selezionato che per Orcel sono 1.100 filiali e Widiba, mentre tutto il resto dovrebbe restare a a carico del Mef che dovrà ricapitalizzare Mps per circa 3 miliardi, prima di far partire la vendita. C'è che il nodo esuberi non è da poco. Partiamo da quelli ancora non noti che Unicredit si appresta a inserire nel suo piano industriale di novembre comprendente la good bank senese: dovrebbero essere circa 3mila, una cifra peraltro ancora preliminare.

Sul fronte Mps, dei 7.000 dipendenti esclusi dal perimetro, 5.400 matureranno i requisiti nei 7 anni del Fondo di Solidarietà e di questi ultimi, 1.690 fanno parte dello stock di 4.800 fuoriuscite del piano di ristrutturazione concordato con Bruxelles nel 2017, di cui 3.110 già fuori. Volendo fare due calcoli approssimativi, fra i 3.000 di Unicredit e i 5.300 complessivi di Mps, nel piano di Unicredit dovrebbero figurare circa 8.300 dipendenti la cui uscita dovrebbe essere sostenuta con soldi pubblici. Nelle prossime ore le parti dovrebbero riprendere a trattare sui diversi fronti che richiedono una mediazione.

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1708:15 set 2021

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September 17, 2021 02:16 ET (06:16 GMT)