MILANO (MF-DJ)--Il Tesoro non intende chiedere proroghe all'Europa per la privatizzazione del Montepaschi. «Non ci sono e non sono state inoltrate richieste di proroga, non ne vediamo motivo», ha spiegato ieri una fonte all'agenzia Reuters, confermando la tabella di marcia che vede nel prossimo 31 dicembre il termine ultimo per l'uscita dell'azionista pubblico.

Una decisione in tal senso dovrebbe del resto essere annunciata alla fine del mese e in questa direzione sia via XX Settembre che il suo principale interlocutore nella partita, Unicredit, starebbero lavorando intensamente in queste settimane. Se la gestione del personale rimane l'argomento più sensibile in termini politici, in questi giorni il tema più delicato da smarcare è quello relativo al rafforzamento patrimoniale.

Se infatti l'accordo con Unicredit andasse in porto, l'attuale socio di maggioranza di Mps (64%) dovrà mettere nuovamente mano al portafoglio per garantire quella neutralità patrimoniale che la controparte ha posto come precondizione del deal. Le risorse serviranno non tanto per coprire la nuova operazione di de-risking da circa 8 miliardi (Amco dovrebbe infatti rilevare ampia parte dei crediti a un prezzo vicino al valore di libro, facendo emergere un fabbisogno inferiore al miliardo di euro) quanto per mettere in sicurezza il rischio legale e coprire gli oneri di ristrutturazione per le uscite del personale. Sotto quest'ultimo specifico aspetto occorre infatti ricordare che all'inizio di quest'anno il cda di Mps aveva approvato un piano di 2.700 uscite preventivate su un arco quinquennale (di cui circa mille quest'anno), rimasto però sinora lettera morta in termini di accantonamenti. Queste iniziative e altre di importo inferiore potrebbero insomma determinare un fabbisogno di capitale vicino ai tre miliardi che, con ogni probabilità, la banca dovrà colmare con equity fresco, anche se le modalità sono in ancora in fase di discussione.

La cifra, ancora in fase di discussione, potrebbe essere lontana dal deficit di 2,5 miliardi che Siena aveva messo nero su bianco nell'ultimo piano industriale in vista della «operazione strutturale». Rumor non confermati circolati nei giorni scorsi parlano di un fabbisogno superiore ai tre e forse perfino ai cinque miliardi. «Un ammontare di almeno 5 miliardi potrebbe facilitare il raggiungimento dei cinque cinque pre-requisiti che Unicredit ha concordato a fine luglio con lo Stato (che ha il 64%, ndr) per rilevare Mps e quindi agevolare la chiusura dell'operazione in vista della scadenza di fine anno fissata dall'Ue per l'uscita del Tesoro dal capitale», ha sottolineato Citi, che conferma il giudizio neutral (non ha assegnato target price). L'operazione avverrebbe attraverso un'offerta in opzione che consentirebbe agli azionisti di minoranza di rinunciare all'aumento di capitale.

fch

(END) Dow Jones Newswires

October 19, 2021 02:27 ET (06:27 GMT)