MILANO (MF-DJ)--L'anno della pandemia si è chiuso per le maggiori sei banche italiane con una perdita aggregata di 5,5 miliardi di euro, che si confronta con l'utile di 7,93 miliardi del 2019 (e di 9,2 miliardi del 2018).

Il divario di conseguenza, scrive Milano Finanza, è stato di quasi 13,5 miliardi. Hanno pesato circa 5 miliardi di rettifiche su prestiti legate al Covid, ma anche 6,85 miliardi di voci straordinarie (che hanno riguardato soprattutto Unicredit e Ubi Banca in seguito all'acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo). Sono questi i dati elaborati da Value Partners sulla base dei bilanci annuali appena pubblicati dagli istituti. Tra le banche hanno ottenuto profitti Intesa (per 2,17 miliardi), Bper (per 246 milioni) e Banco Bpm (21 milioni), mentre hanno registrato una perdita di bilancio Unicredit (per 2,8 miliardi), Ubi (3,5 miliardi) e Mps (1,7 miliardi).

Le rettifiche su crediti nel 2020 sono state nel complesso 4,5 miliardi in più rispetto all'anno precedente, secondo i dati di bilancio: 2,1 miliardi in più per Intesa, 1,6 per Unicredit, 560 milioni per Banco Bpm. «Il costo del rischio si è attestato a 104 punti base, penalizzato dall'impatto delle rettifiche per l'emergenza Covid che hanno inciso per più di 40 punti base», nota Andrea Sorbo, manager di Value Partners. Le banche hanno aumentato le coperture sui crediti in bonis, passate dallo 0,9 all'1,2%, in vista di un probabile deterioramento. Lo stesso è accaduto per le indampienze probabili (unlikely-to-pay dal 43,1 al 44,3%), mentre le coperture sulle sofferenze sono scese dal 65 al 64%.

Una delle principali incognite di quest'anno è l'evoluzione degli accantonamenti. Alcune banche hanno dato indicazioni positive in tal senso: Intesa Sanpaolo per esempio, ricorda Sorbo, ha previsto un costo del rischio inferiore a 70 punti. Resta però da capire quale sarà l'effetto sui bilanci della fine degli aiuti pubblici e delle moratorie (che per il momento sono state prolungate fino a giugno). Di certo ci sarà un aumento dei prestiti problematici. La buona notizia del 2020 è arrivata paradossalmente proprio dai crediti deteriorati, in termini di stock nello stato patrimoniale. I non-performing loans lordi delle sei banche maggiori banche italiane, come mostrano i dati di Value Partners, si sono ridotti di oltre il 30%: gli utp del 12%, le sofferenze addirittura del 45% (passando da 48,9 a 26,8 miliardi). È il segno della pulizia dei bilanci in corso dal 2015 per rispondere alla precedente recessione. Ora però si dovrà far fronte alla nuova ondata di npl legati al Covid.

red/lab

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1508:34 feb 2021

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February 15, 2021 02:37 ET (07:37 GMT)