ROMA (MF-DJ)--Non è agevole riprendere la rotta verso casa per le società italiane quotate a Hong Kong che ora pensano a uno sbarco anche a Piazza Affari o, più in generale, sui listini europei. Avvocati, banchieri, consulenti fiscali, esperti di temi regolatori e manager delle borse interessate da mesi studiano ogni cavillo per consentire un riversamento di titoli da una parte all'altra del mondo finanziario. Ci sono problemi tecnici di non facile risoluzione; uno fra tutti, quello della dematerializzazione delle azioni. A Hong Kong esistono ancora i titoli cartacei, al portatore, mentre in Europa è tutto dematerializzato da una trentina d'anni, con sistemi che impongono di conoscere chi sia il titolare di un'azione.

Far parlare i due sistemi è complesso, e non è mai stato tentato prima. Per questo motivo i cantieri sono ancora in corso, anche se - spiegano fonti vicine ai dossier a MF-Milano Finanza- una soluzione appare in vista nel giro di pochi mesi. Per chi sta valutando l'opzione del dual listing, è una buona notizia. E anche per il sempre più ristretto listino milanese, che a fronte di tanti delisting (vedi articolo a pagina 8) entro pochi mesi potrebbe veder arrivare due nomi pesanti: da un lato Prada, che nel 2011 fu l'apripista delle quotazioni nella piazza asiatica ancora non controllata politicamente dalla Cina; dall'altro Ferretti Group, che dopo neanche un anno dalla quotazione nel Far East (è arrivata lo scorso marzo) ora sta valutando una seconda quotazione in Europa, con Milano in pole position rispetto a Londra. Due brand iconici del lusso Made in Italy, moda e yacht, che arricchirebbero Piazza Affari di oltre 15 miliardi di euro di capitalizzazione (14,1 il gigante della coppia Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, circa 800 milioni la società cantieristica guidata da Alberto Galassi).

Le ragioni alla base della scelta di una seconda piazza di quotazione oltre a Hong Kong sono diverse ma tutte hanno in comune la volontà di poter operare in ambiti normativi ed economici, ma anche politici, più affini. Se non è ancora un fenomeno di "reshoring finanziario", gli indizi in questa direzione non mancano: ad alimentarlo sarebbero da un lato la chiusura della Cina per il Covid che ha impedito i movimenti di persone, dall'altro l'accorciamento delle supply chain e la sottovalutazione di borsa di tanti big quotati, anche cinesi. Inoltre i titoli italiani quotati a Hong Kong, fanno notare le fonti al lavoro sui dossier, soffrono di scarsa liquidità negli scambi e, nel caso in particolare di Prada, dell'assenza dagli indici del lusso rispetto ai concorrenti diretti. Inoltre alcuni fondi non possono investire in Cina e questo penalizza chi, come Prada, aveva scelto dieci anni fa il listino asiatico per aprirsi a quei mercati.

Dunque le ragioni per il dual listing ci sono. Ma le tecnicalità per arrivarci sono differenti per Prada e Ferretti. Il brand italiano, che dal 15 gennaio sarà guidato dal nuovo ceo Andrea Guerra, con i suoi advisor Goldman Sachs e Bonelli Erede starebbe puntando a un dual listing attraverso la negoziabilità dei titoli a Milano (quasi scontata la scelta della piazza italiana) senza aumentare il flottante. Ferretti, anch' esso assistito da Goldman Sachs, Unicredit e Jp Morgan e dai legali di Gop, avrebbe invece nuovi titoli quotati a Milano derivanti da un aumento di capitale o dalla vendita di azioni degli attuali soci. Di fatto una seconda Ipo. Con un vantaggio reputazionale dato dall'apparire come più italiana, essendo oggi molto cinese: è quotata a Hong Kong e controllata al 65% dal colosso cinese Weichai.

Tutto deciso? Non ancora. Ferretti scioglierà la riserva agli inizi di gennaio. Prada sta ancora valutando l'opzione: una spinta in un senso o nell'altro la darà anche Andrea Guerra, quando il 15 gennaio si insedierà come ceo. Avere azioni quotate in un mercato europeo può anche consentire più agevolmente acquisizioni carta contro carta. Diventare il primo gruppo italiano del lusso è una strategia che Guerra potrebbe perseguire ma la famiglia Bertelli, oggi al 79,9%, non pare intenzionata a diluirsi. La capacità finanziaria per acquisizioni cash c'è. E se il titolo varrà di più grazie al dual listing, ancora meglio.

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1208:24 dic 2022


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