MILANO (MF-DJ)--Da un matrimonio che salta ne possono nascere altri. Attesa o meno, per digerire l'interruzione delle trattative tra il Tesoro e Unicredit su Mps, al mercato è bastata una mattinata. Anche se la speranza da parte degli investitori per un'acquisizione degli asset della banca senese attraverso un forte contributo pubblico era forte, nel complesso non si sono dimostrati così delusi dalla notizia. Anche perché lo stop Unicredit- Mps rimescola le prospettive sul risiko bancario a Piazza Affari, riaprendo la porta ad altri scenari di m&a.
Il faro ieri, scrive MF, si è acceso soprattutto su Banco Bpm che ha chiuso a +0,34% (ma a metà seduta guadagnava oltre il 3%), con il mercato che è tornato a scommettere sull'istituto guidato da Giuseppe Castagna come potenziale target di Unicredit, ma non solo. Bpm è considerata da tempo una possibile preda dell'istituto di piazza Gae Aulenti: saltato l'acquisto di Mps, non può che riprendere quota un deal Unicredit- Bpm, ma il sentiero che porta verso questa operazione non è senza ostacoli. Molti analisti segnalavano ieri che il fallimento dei negoziati tra Unicredit e il Mef e la possibile estensione al 2022 della norma sulle Dta «aumentano l'appeal speculativo su Banco Bpm per un possibile m&a con Unicredit». Secondo Exane Bnp però lo scenario è «non così semplice» perché «le condizioni finanziarie dell'operazione dipenderanno molto dall'estensione dei benefici della Dta che il governo è adesso meno incentivato a prorogare». In questo senso anche Intermonte ha avvertito che «sarà importante capire se il Governo confermerà la decisione di estendere i benefici fiscali", ma se così fosse "aumenterebbero le chance» di una fusione, grazie a «un beneficio netto al capitale di circa 3,3 miliardi di euro». Per Morgan Stanley «la prospettiva di una fusione con Banco Bpm adesso riemerge, offrendo simili, se non più grandi benefici». Una linea condivisa anche dagli analisti di Intesa Sanpaolo, per i quali un deal Unicredit- Banco Bpm «avrebbe senso industriale e potrebbe generare benefici patrimoniali se fosse confermata la trasformazione delle Dta in crediti di imposta anche per il 2022».
UniCredit S.p.A. figura tra i primi gruppi bancari europei. Il fatturato per attività è ripartito come segue:
- banca d'affari, investimento, finanziamento e merchant bank (53,7%): leasing, factoring, realizzazione di operazioni su titoli, interventi sui mercati dei tassi, dei cambi, azionari e di prodotti derivati, brokeraggio, ecc.;
- banca al dettaglio (46,3%).
A fine 2022 il gruppo gestisce 511,9 Mld EUR di depositi e 524,9 Mld EUR di crediti.
La commercializzazione dei prodotti e servizi è garantita da una rete di 3.175 agenzie localizzate principalmente in Italia (2.986).
La ripartizione geografica dei ricavi (prima delle elisioni infragruppo) è la seguente: Italia (43,5%), Germania (24,3%), Europa centrale (16,6%), Est Europa (9,6%) e Russia (6%).