Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha espresso la sua preoccupazione in occasione di un incontro lunedì, per la decisione di un tribunale russo di sequestrare titoli, conti e proprietà pari al 5% dei beni della banca UniCredit nel Paese.

L'incontro ha riunito i rappresentanti di UniCredit e di vari ministeri italiani, nonché di aziende italiane con attività in Russia.

"Vogliamo salvaguardare in ogni modo possibile gli interessi delle nostre aziende che operano ancora in Russia", ha dichiarato Tajani in un comunicato.

Dopo l'austriaca Raiffeisen, UniCredit è la banca europea con la maggiore presenza in Russia. Entrambe devono far fronte a crescenti pressioni da parte delle autorità di vigilanza della zona euro per tagliare le loro attività in quel Paese.

Venerdì scorso, il braccio russo di UniCredit è stato colpito dal sequestro di beni per un valore di 463 milioni di euro (503 milioni di dollari) in relazione ad un progetto di gas abortito per il quale il gruppo bancario aveva fornito garanzie.

Si prevede che UniCredit faccia appello alla decisione. In precedenza aveva tentato una difesa giurisdizionale che il tribunale russo aveva respinto.

Il mese scorso, la filiale russa dell'azienda italiana di riscaldamento dell'acqua Ariston è stata posta sotto la gestione temporanea di un'entità di proprietà del gigante russo del gas Gazprom, a seguito di un decreto del Presidente Vladimir Putin.

Tajani ha dichiarato di essere preoccupato da un secondo caso di decisione russa che colpisce i beni e le proprietà di un'azienda italiana, e che convocherà riunioni simili ogni volta che la situazione in Russia giustificherà la cooperazione tra istituzioni e aziende.

"Il nostro obiettivo è ascoltare, aiutare, assistere e proteggere gli interessi delle aziende italiane per garantire che possano continuare ad operare", ha detto Tajani, senza fornire ulteriori dettagli.

Oltre a quello di UniCredit, il tribunale arbitrale di San Pietroburgo ha sequestrato anche i beni di Deutsche Bank e Commerzbank in una causa intentata da RusChemAlliance, una joint venture controllata al 50% da Gazprom.

Le sanzioni occidentali contro la Russia, scatenate dalla guerra in Ucraina, hanno impedito all'appaltatore tedesco Linde di completare i lavori di costruzione di un impianto per RusChemAlliance e alle banche garanti del progetto di soddisfare le richieste di pagamento dell'azienda russa.

(1 dollaro = 0,9204 euro) (Servizi di Valentina Za a Milano e Angelo Amante a Roma; Redazione di Jan Harvey)