MILANO (MF-DJ)--Il contesto normativo favorevole spingerá le operazioni di M&A bancario nei prossimi 12 mesi e sebbene ogni fantasia in finanza in un momento" caldo "per il consolidamento sia lecita e stimolante, un'ipotetica combinazione" tra Unicredit e Mediobanca "avrebbe poco senso industriale per entrambi. Si tratterebbe di un'operazione tra una banca d'affari e una banca commerciale e universale, quindi poco sensata, che offrirebbe poco valore aggiunto sia all'uno che all'altro" player.

Lo ha affermato l'a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel, interpellato sul tema in una conference call con le agenzie di stampa a commento dei risultati dei 9 mesi in cui l'utile netto risulta in crescita del 9% a 604 mln (di cui 193 mln nell'ultimo trimestre).

"Con il nuovo amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, ci siamo sentiti, ma non incontrati. Non escludo un incontro a breve: credo si verificheranno le condizioni. A mio avviso l'arrivo di Orcel in una banca italiana ha consentito il rimpatrio di un talento. Lasciamogli il tempo di lavorare per conoscere" al meglio la realtá, ha aggiunto.

Nessun commento su Generali Ass., mentre interpellato sul rafforzamento di Francesco Gaetano Caltagirone nel capitale e alle voci su un possibile ritorno di Unicredit nell'azionariato, il banchiere ha spiegato: "Abbiamo contatti con tutti nostri azionisti. Il nostro azionariato cambia ogni giorno quindi non trovo molto interessante commentarne l'andamento dato che è una variabile che non dipende da noi, ma avviene sul mercato. Come avviene sul mercato a noi va bene e poi con tutti abbiamo un confronto proficuo".

Venendo ai numeri Mediobanca ha realizzato nel terzo trimestre dell'anno un utile netto a 193 milioni di euro, raddoppiato a/a (-8% t/t per componenti non ricorrenti).

I ricavi nel periodo, spiega una nota, ammontano a 663 mln di euro (-2% t/t ma +14% a/a).

Il costo del rischio si attesta a 53bps (39bps nel 2T21, 85bps nel 3T20), con classificazione rigorosa, senza partite straordinarie e prudenzialmente senza rilascio dei fondi accantonati a dicembre.

Nei 9 mesi dell'anno, come detto, l'istituto ha realizzato un utile netto in crescita del 9% a 604 mln (di cui 193 mln nell'ultimo trimestre).

Il risultato salda con ricavi di poco inferiori ai 2 miliardi (+3%), un rapporto costi/ricavi stabile al 46%, con un Rote sopra il 9%, e beneficia di un terzo trimestre - con ricavi per 662,8 milioni ed un utile di 193,3 milioni - tra i piú elevati degli ultimi anni.

Il Cet 1 (phase-in) si attesta al 16,3%, in crescita di 10 bps su dicembre e 240bps a/a, includendo un dividend pay-out pari al 70% dell'utile netto riportato, ipotesi subordinata alla rimozione del divieto Bce, attualmente in vigore fino a settembre 218.

Le attivitá deteriorate si confermano a 1,652 mld con un'incidenza sul totale degli impieghi al 3,4% (3,3% al 31 dicembre scorso), ai minimi storici e sui livelli delle banche europee. La prudente politica di provisioning dell'ultimo trimestre si riflette nel calo del dato netto (da 609,4 a 580,9 milioni) pari all'1,2% degli impieghi con un tasso di copertura al 64,8% (dal 63,1%). Le sofferenze nette restano su livelli contenuti (78,6 milioni contro 83 milioni, 0,2% degli impieghi) con un tasso di copertura in crescita (84,9% contro 82,5%).

Sul capitale in eccesso rispetto ai requisiti regolamentari "vogliamo capire da qui a settembre-ottobre quali opzioni saranno concretamente attivabili considerando l'attuale divieto della Bce", ha aggiunto.

"L'ipotesi che possiamo pensare è di riprendere un percorso di buyback piú che fare distribuzioni straordinarie", ha aggiunto. Mediobanca ha giá previsto un "innalzamento cospicuo del payout, anche per controbilanciare il mancato pagamento della cedola dello scorso esercizio.

Probabilmente a fine anno il nostro dividendo sará piú alto di quello che prevedevamo nel piano".

La chiusura dell'esercizio "è vista in ampia ripresa rispetto allo scorso anno superando le difficoltá della pandemia. L'accelerazione della campagna vaccinale nonchè le iniziative di politica monetaria e fiscale creano presupposti positivi per l'andamento dei prossimi trimestri", spiega la banca.

A livello strategico la banca sta considerando un'ulteriore crescita sia sull'asset management alternativo sia nel wealth management. "Non credo che l'M&A tra una realtá specializzata come Mediobanca e una banca generalista possa avere senso. Certo, ci possono essere eccezioni ma crediamo che su una base stand alone possiamo fare meglio in termini per esempio di ricavi e non solo. Ci sarebbero inoltre poche sinergie di costo. Ci concentriamo sulla crescita nel wealth management e sulla distribuzione di prodotti correlati. Crediamo che nel wealth management ci saranno possibilitá per una crescita organica e per una maggior presenza nel mercato in Italia, ma non solo organica e non solo in Italia", ha spiegato ancora Nagel.

cce

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1119:00 mag 2021

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May 11, 2021 13:00 ET (17:00 GMT)