MILANO (MF-DJ)--Il governo russo stringe la presa su alcuni asset

considerati strategici per il Cremlino, come energia e banche. E se da un lato complica il disegno delle società che stanno cercando di uscire dal Paese dall'altro offre un assist a chi ritiene il business russo strategico e stava cercando una via d'uscita, magari temporanea, legata principalmente all'instabilità del momento e a questioni di goverance e trasparenza.

Nel dettaglio un decreto già firmato impedisce ai Paesi considerati

ostili, tra cui l'Italia, di vendere pacchetti azionari nei settori

dell'energia e delle banche fino alla fine dell'anno.

La lista dei gruppi e degli asset congelati dovrebbe essere definita e resa nota questa settimana (10 giorni erano previsti dalla firma del decreto) con il contributo della governatrice della Banca centrale russa Nabiulina.

Questo stop ha validità fino al 31 dicembre, dunque è temporaneo, ma nelle pieghe del decreto si legge che "la validità delle restrizioni stabilite dal presente decreto può essere più volte prorogata dal Presidente della Federazione Russa". Dunque la temporaneità del provvedimento non è scolpita nella pietra.

Inoltre per uscire dal Paese serve un'autorizzazione scritta del Governo e della Banca centrale russa che pongono vincoli ulteriori in merito. Nel decreto si fa infatti espressamente menzione a "una decisione speciale del Presidente della Federazione Russa".

Si tratta insomma di un impedimento ulteriore per chi vuole lasciare il Paese e lascia prefigurare anche una maggior ingerenza politica sui due settori anche qualora la situazione si stabilizzasse. Alcuni osservatori però sminuiscono la portata del provvedimento che definiscono temporaneo e legato alla situazione contingente. Inoltre ricordano che il Cremlino da alcuni mesi a questa parte emette in continuazione provvedimenti di natura coercitiva come limitare i prelievi, le valute o l'ammontare dei depositi sui conti correnti.

Non si può comunque trascurare il fatto che tale decreto rappresenti un

impedimento ulteriore per le banche europee nel Paese. Tra le italiane la

più attiva in Russia è Unicredit: l'istituto di Piazza Gae Aulenti è

presente dal 2005 con Ao Unicredit e Alpha Bank controllata da Abh

Holdings di cui detiene il 10%. Questo istituto, tra l'altro, risulta tra

quelli sanzionati. La dismissione era stata decisa giá lo scorso novembre

e doveva essere chiusa per marzo, ma l'imposizione dei vincoli contro

Mosca per l'invasione in Ucraina ha congelato il deal.

L'esposizione dell'istituto di Piazza Gae Aulenti verso la Russia è stata complessivamente ridotta di circa 2,7 miliardi di euro, attraverso azioni proattive e disciplinate, mentre i Risk Weighted Asset della Russia sono diminuiti di circa 2,7 miliardi. La banca, ha fatto sapere in occasione dei risultati trimestrali, che è impegnata a mantenere un progressivo approccio di de-risking.

"Il nostro business in Russia è funzionale e crediamo che la Russia non

rappresenti piú una preoccupazione per i risultati economico-finanziari

del gruppo. Continuiamo a muoverci nella direzione del de-risking, ma lo

facciamo in modo razionale e ordinato. Non abbiamo cambiato la nostra

posizione in proposito", ha affermato il ceo di Unicredit, Andrea Orcel,

intervenendo in conference call.

Interpellato sull'esposizione di Unicredit il banchiere ha quindi

ribadito la posizione della banca, ovvero non svendere. "La nostra

esposizione è stata gestita in modo razionale: l'abbiamo ridotta, ma

svalutare il business non è corretto e non è nemmeno in linea con le

sanzioni. Sarebbe come dire donare per nulla un business miliardario a

qualcuno su cui è stato posto un veto".

Unicredit nel Paese ha 4.000 dipendenti e 1.500 aziende rispetto alle

quali è corporate bank. E una buona quota di queste, 1.250 sono europee e

circa 250, sono italiane. In questo contesto la banca gestisce la

situazione, ovvero paga il personale, aiuta con i contratti, sostiene

la gestione della liquiditá. "Se noi interrompiamo il meccanismo, le

aziende si sentiranno perse. Noi non andremmo a danneggiare la Russia in

questo senso, ma andremmo a danneggiare le aziende europee che cercano di

uscire gradualmente. Stiamo tracciando una linea sottile tra gestione

operativa, e quindi intelligente, e non fare cose che sono

controproducenti", ha affermato di recente Orcel.

In questo quadro Unicredit - una volta deciso di non prendere in

considerazione lo swap (ovvero lo scambio di attivitá con controparti

russe che permetterebbe di alleggerire l'esposizione verso il Paese) -

stava valutando la possibilitá di vendere la sua controllata russa

attraverso una struttura che consentirebbe alla banca di riacquistare la

societá qualora la situazione geopolitica si fosse stabilizzata.

La seconda maggiore banca italiana stava esaminando diversi possibili

accordi, incluso questo che gli darebbe la possibilitá di riacquistare

la business unit a seconda del mercato e delle condizioni politiche.

Resta da capire se questo provvedimento del Cremlino blocchi del tutto

questa ambizione. A una prima lettura pare quanto meno complicarla.

Perlomeno l'importante derisking condotto in porto ha messo i conti della

banca in relativa tranquillitá.

Intanto Intesa Sanpaolo mantiene l'investimento in Russia e Ucraina,

dove è attiva tramite due controllate.

"Al momento non si riscontrano atti governativi che possano far concludere che Intesa Sanpaolo non abbia il controllo delle due entitá, nè al momento sono state assunte decisioni diverse da quelle del mantenimento dell'investimento nelle due realtá da parte della capogruppo", si legge nella relazione semestrale.

Ambedue le realtà stanno continuando ad operare nonostante le

criticità della situazione attuale, in particolare per Pravex, con il

supporto delle strutture di capogruppo".

Intesa Sanpaolo "ha mantenuto i diritti di governance e di influenza

nelle due realtá, in continuitá rispetto alla situazione prebellica.

Gli impatti contabili incorporati nella situazione consolidata al 30

giugno muovono quindi dall'assunto della continuitá operativa (going

concern), ossia della volontá attuale della capogruppo di mantenere le

partecipazioni in Banca Intesa Russia e Pravex Bank sotto il proprio

controllo", conclude la relazione.

Va ricordato che il gruppo è presente in Russia e in Ucraina tramite due societá controllate. In Russia con Joint-Stock Company Banca Intesa (Banca Intesa Russia), partecipata al 47% da Intesa Sanpaolo e al 53% da Intesa Sanpaolo Holding International (Lussemburgo). Si tratta di una banca corporate con sede a Mosca, che fa parte della Divisione Imi Corporate & Investment Banking, che opera con 27 filiali e circa 950 persone. La presenza in Russia del gruppo risale a 48 anni fa (all'epoca come Ufficio di Rappresentanza). La banca partecipa al finanziamento di grandi progetti russi nazionali e internazionali ma offre anche una gamma completa di servizi bancari per piccole e medie imprese, clienti privati e aziende. La rete di filiali regionali va da Kaliningrad a Vladivostok.

In Ucraina Intesa è presente con Pravex Bank Joint-Stock Company,

partecipata al 100% da Intesa Sanpaolo. Si tratta di una piccola banca

commerciale con sede a Kiev, che fa parte della Divisione International

Subsidiary Banks, che opera con 45 filiali prevalentemente nella regione

di Kiev e circa 760 persone. Intesa Sanpaolo ha acquisito la banca nel

2008, continuando ad operare ininterrottamente nel paese da tale data.

cce


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August 10, 2022 12:00 ET (16:00 GMT)