MILANO (MF-DJ)--Il governo russo stringe la presa su alcuni asset
considerati strategici per il Cremlino, come energia e banche, e complica
il disegno di chi sta cercando di uscire dal Paese.
Nel dettaglio un decreto già firmato impedisce ai Paesi considerati
ostili, tra cui l'Italia, di vendere pacchetti azionari nei settori
dell'energia e delle banche fino alla fine dell'anno.
La lista dei gruppi e degli asset congelati, secondo quanto riportano
articoli di stampa, dovrebbe essere definita e resa nota questa settimana
con il contributo della governatrice della Banca centrale russa Nabiulina.
Alcune fonti spiegano a MF-Dowjones che questo stop non sarebbe definitivo ma ora per l'exit dal Paese serve un'autorizzazione scritta del Governo e della Banca centrale russa che pongono vincoli ulteriori in merito.
Si tratta insomma di un impedimento ulteriore per chi vuole lasciare il Paese e lascia prefigurare anche una maggior ingerenza politica sui due settori anche qualora la situazione si stabilizzasse. Alcuni osservatori però sminuiscono la portata del provvedimento che definiscono temporaneo e legato alla situazione contingente. Inoltre ricordano che il Cremlino da alcuni mesi a questa parte emette in continuazione provvedimenti di natura coercitiva come limitare i prelievi, le valute o l'ammontare dei depositi sui conti correnti.
Non si può comunque trascurare il fatto che tale decreto rappresenti un
impedimento ulteriore per le banche europee nel Paese. Tra le italiane la
piú attiva in Russia è Unicredit: l'istituto di Piazza Gae Aulenti è
presente dal 2005 con Ao Unicredit e Alpha Bank controllata da Abh
Holdings di cui detiene il 10%. Questo istituto, tra l'altro, risulta tra
quelli sanzionati. La dismissione era stata decisa giá lo scorso novembre
e doveva essere chiusa per marzo, ma l'imposizione dei vincoli contro
Mosca per l'invasione in Ucraina ha congelato il deal.
L'esposizione dell'istituto di Piazza Gae Aulenti verso la Russia è stata complessivamente ridotta di circa 2,7 miliardi di euro, attraverso azioni proattive e disciplinate, mentre i Risk Weighted Asset della Russia sono diminuiti di circa 2,7 miliardi. La banca, ha fatto sapere in occasione dei risultati trimestrali, che è impegnata a mantenere un progressivo approccio di de-risking.
"Il nostro business in Russia è funzionale e crediamo che la Russia non
rappresenti piú una preoccupazione per i risultati economico-finanziari
del gruppo. Continuiamo a muoverci nella direzione del de-risking, ma lo
facciamo in modo razionale e ordinato. Non abbiamo cambiato la nostra
posizione in proposito", ha affermato il ceo di Unicredit, Andrea Orcel,
intervenendo in conference call.
Interpellato sull'esposizione di Unicredit il banchiere ha quindi
ribadito la posizione della banca, ovvero non svendere. "La nostra
esposizione è stata gestita in modo razionale: l'abbiamo ridotta, ma
svalutare il business non è corretto e non è nemmeno in linea con le
sanzioni. Sarebbe come dire donare per nulla un business miliardario a
qualcuno su cui è stato posto un veto".
Unicredit nel Paese ha 4.000 dipendenti e 1.500 aziende rispetto alle
quali è corporate bank. E una buona quota di queste, 1.250 sono europee e
circa 250, sono italiane. In questo contesto la banca gestisce la
situazione, ovvero paga il personale, aiuta con i contratti, sostiene
la gestione della liquiditá. "Se noi interrompiamo il meccanismo, le
aziende si sentiranno perse. Noi non andremmo a danneggiare la Russia in
questo senso, ma andremmo a danneggiare le aziende europee che cercano di
uscire gradualmente. Stiamo tracciando una linea sottile tra gestione
operativa, e quindi intelligente, e non fare cose che sono
controproducenti", ha affermato di recente Orcel.
In questo quadro Unicredit - una volta deciso di non prendere in
considerazione lo swap (ovvero lo scambio di attivitá con controparti
russe che permetterebbe di alleggerire l'esposizione verso il Paese) -
stava valutando la possibilitá di vendere la sua controllata russa
attraverso una struttura che consentirebbe alla banca di riacquistare la
societá qualora la situazione geopolitica si fosse stabilizzata.
La seconda maggiore banca italiana stava esaminando diversi possibili
accordi, incluso questo che gli darebbe la possibilitá di riacquistare
la business unit a seconda del mercato e delle condizioni politiche.
Resta da capire se questo provvedimento del Cremlino blocchi del tutto
questa ambizione. A una prima lettura pare quanto meno complicarla.
Perlomeno l'importante derisking condotto in porto ha messo i conti della
banca in relativa tranquillità.
Intanto Intesa Sanpaolo mantiene l'investimento in Russia e Ucraina, dove è attiva tramite due controllate.
"Al momento non si riscontrano atti governativi che possano far concludere che Intesa Sanpaolo non abbia il controllo delle due entità, nè al momento sono state assunte decisioni diverse da quelle del mantenimento dell'investimento nelle due realtà da parte della capogruppo", si legge nella relazione semestrale.
Ambedue le realtá stanno continuando ad operare nonostante le
criticitá della situazione attuale, in particolare per Pravex, con il
supporto delle strutture di capogruppo".
Intesa Sanpaolo "ha mantenuto i diritti di governance e di influenza
nelle due realtá, in continuitá rispetto alla situazione prebellica.
Gli impatti contabili incorporati nella situazione consolidata al 30
giugno muovono quindi dall'assunto della continuitá operativa (going
concern), ossia della volontá attuale della capogruppo di mantenere le
partecipazioni in Banca Intesa Russia e Pravex Bank sotto il proprio
controllo", conclude la relazione.
Va ricordato che il gruppo è presente in Russia e in Ucraina tramite due societá controllate. In Russia con Joint-Stock Company Banca Intesa (Banca Intesa Russia), partecipata al 47% da Intesa Sanpaolo e al 53% da Intesa Sanpaolo Holding International (Lussemburgo). Si tratta di una banca corporate con sede a Mosca, che fa parte della Divisione Imi Corporate & Investment Banking, che opera con 27 filiali e circa 950 persone. La presenza in Russia del gruppo risale a 48 anni fa (all'epoca come Ufficio di Rappresentanza). La banca partecipa al finanziamento di grandi progetti russi nazionali e internazionali ma offre anche una gamma completa di servizi bancari per piccole e medie imprese, clienti privati e aziende. La rete di filiali regionali va da Kaliningrad a Vladivostok.
In Ucraina Intesa è presente con Pravex Bank Joint-Stock Company,
partecipata al 100% da Intesa Sanpaolo. Si tratta di una piccola banca
commerciale con sede a Kiev, che fa parte della Divisione International
Subsidiary Banks, che opera con 45 filiali prevalentemente nella regione
di Kiev e circa 760 persone. Intesa Sanpaolo ha acquisito la banca nel
2008, continuando ad operare ininterrottamente nel paese da tale data.
claudia.cervini@mfdowjones.it
cce
MF-DJ NEWS
1015:00 ago 2022
(END) Dow Jones Newswires
August 10, 2022 09:00 ET (13:00 GMT)