MILANO (MF-DJ)--Dopo che la risoluzione dell'Agenzia delle Entrate ha fornito alcuni chiarimenti in merito alla disciplina di trasformazione delle Dta in crediti fiscali a seguito di operazione di aggregazioni, rispuntano le ipotesi di fusioni multiple tra banche italiane e gli esercizi aritmetici sui benefici che ne potrebbero derivare.

In sintesi, il documento conferma come sia possibile applicare la conversione delle Dta in crediti fiscali anche in caso di due diverse operazioni annunciate distintamente (e nono solo congiuntamente), purchè il beneficio complessivo risultante sia il medesimo di quello che si otterrebbe nel caso di un deal a tre.

Sulla base della norma attuale, le operazioni devono essere annunciate entro il 31 dicembre 2021, "tuttavia gli effetti di questa interpretazione potrebbero essere rilevanti qualora la norma sulle Dta venisse estesa anche al 2022, notano gli analisti di Equita. "Sulla base di questa interpretazione, Unicredit, nel caso chiudesse l'acquisizione di B.Mps, potrebbe successivamente chiudere un deal con Banco Bpm, beneficiando della conversione di Dta complessive per circa 5 miliardi di euro. Vediamo quindi una lettura positiva per Banco Bpm, in quanto ne aumenta al margine l'appeal speculativo", conclude Equita.

Nel documento dell'agenzia delle entrate si specifica che "la disciplina della trasformazione in credito d'imposta di determinate Dta, introdotto dalle disposizioni sopra citate, ha l'obiettivo di incentivare i processi di aggregazione tra imprese allo scopo di ridurre il differenziale di competitività tra piccole e grandi imprese, che si presenta particolarmente rilevante in Italia rispetto agli altri Paesi.

In quest'ottica" - prosegue il documento - è da ritenersi pacifico che la stessa disciplina trovi applicazione anche nelle ipotesi di operazioni di aggregazione che coinvolgano più di due soggetti. Una conferma in tal senso si ritrova nelle modalità di calcolo dell'ammontare di Dta trasformabili, che fanno implicitamente riferimento al caso di partecipazione di più di due soggetti. Come si è anticipato, il comma 234 della citata legge di Bilancio 2021 dispone, infatti, che, con riguardo a fusioni e scissioni, le Dta sono trasformabili in credito d'imposta nel limite del 2% della somma delle attività dei soggetti partecipanti "senza considerare il soggetto che presenta le attività di importo maggiore, ovvero al 2 per cento della somma delle attività oggetto di conferimento. Tale disposizione fa riferimento ad un'unica operazione di aggregazione a cui partecipano più di due soggetti, ma la disciplina deve essere applicata anche nel caso di più operazioni distinte, approvate o deliberate entro il periodo di riferimento indicato espressamente dalla norma".

Si tratta di una piccola novità per il settore bancario che potrebbe realisticamente spianare la strada a fusioni multiple. Una fonte ha confermato a MF-Dowjones che - terminata la trattativa in esclusiva tra Unicredit e B.Mps - la banca di Piazza Gae Aulenti potrebbe guardare anche a Banco Bpm. La priorità al momento rimane il Monte dei Paschi, le analisi della task force sono ancora in corso e il confronto tra l'istituto guidato da Andrea Orcel e il Tesoro, azionista di Rocca Salimbeni al 64%, prosegue, ma una ripresa del dialogo con Piazza Meda non è da escludersi. Altre fonti fanno tuttavia notare che - al di là del vantaggio fiscale derivante dall'operazione - le fusioni vengono decise sulla base di un razionale industriale: dunque l'epilogo di una possibile operazione straordinaria di questa natura è ancora tutto da scrivere. Oltretutto la conversione delle Dta è utile in quanto permette di incassare in via anticipata risorse fiscali, ma non ha un reale valore accrescitivo perché si tratta di risorse già presenti e non aggiuntive. In aggiunta i multipli di Banco Bpm in questa fase sono più alti di quelli dei concorrenti in quanto l'istituto guidato dall'a.d. Giuseppe Castagna sconta possibili operazioni.

cce

claudia.cervini@mfdowjones.it

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0916:16 set 2021

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