MILANO (MF-DJ)--Gli analisti, in vista dei risultati trimestrali di Unicredit che verranno resi noti domani, prevedono la tenuta del margine di interesse e delle commissioni e un attento controllo dei costi. L'utile medio stimato nei tre mesi per la banca di Piazza Gae Aulenti è di 413 milioni di euro.

Queste le previsioni in attesa di capire quali saranno gli eventuali impatti collegati alla Russia: il focus del mercato infatti rimane sulle conseguenze finanziarie del conflitto bellico ed economico.

Come emerso nei giorni scorsi tra le strade al vaglio di Unicredit per "sistemare" gli asset russi c'è anche la cessione della controllata Ao Unicredit a un soggetto russo fuori dalla lista delle sanzioni per una cifra simbolica sullo schema di quanto fatto nelle scorse settimane dalla francese Societè Generale.

Le interlocuzioni tuttavia non hanno ancora trovato uno sbocco definitivo anche a causa del contesto incerto e delle sanzioni che non solo complicano trattative di questa natura ma mettono fuori gioco soggetti potenzialmente interessati. La banca non conferma.

Gli altri scenari possibili sono la nazionalizzazione (via che il

Governo non sta perseguendo al momento e che sembra complicata se non

improbabile) o la chiusura dell'attivitá, scenario al momento da

escludere viste le conseguenze finanziarie e sociali che comporterebbe.

Come detto un'altra banca Ue ha percorso la strada della vendita a un

privato: a poco piú di un mese dell'invasione russa dell'Ucraina Societè

Generale ha deciso di cedere la propria quota in RosBank e nella

controllata assicurativa a Interros Group, societá di investimento

fondata dal miliardario Vladimir Potanin, giá azionista di RosBank prima

di SocGen.

La mossa è stata facilitata da due fattori: il fatto che RosBank non fosse nella lista nera delle sanzionate nè esclusa dal circuito Swift e il fatto che ci fosse un azionista storico dell'istituto pronto a comprare la partecipazione nonostante la situazione geopolitica. Nel caso specifico si tratta dell'oligarca russo con un patrimonio netto di 26 miliardi di dollari, presenza di spicco nell'esecutivo dell'ex presidente Boris Eltsin, proprietario di un terzo della Norilsk Nichel, azienda leader mondiale nella produzione di nichel d'alta qualitá. Si vedrá quale sará al controparte di Unicredit.

Piú difficile la strada per Alpha Bank controllata da Abh Holdings di

cui Unicredit detiene il 10%, in quanto l'istituto risulta tra quelli

sanzionati. La dismissione era stata decisa giá lo scorso novembre e

doveva essere chiusa per marzo ma l'imposizione di sanzioni contro Mosca

per l'invasione in Ucraina ha frenato il deal e al momento non si vedono

passi in avanti per questa dismissione (complicata anche dal fatto che la

banca è soltanto partecipata).

Intanto la realtá guidata da Andrea Orcel giá a metá marzo aveva detto che stava effettuando una revisione urgente del business in Russia e allo stesso tempo - a seguito dell'invasione dell'Ucraina e delle sanzioni europee applicate - giá considerava l'uscita dal Paese.

L'istituto di Piazza Gae Aulenti è presente in Russia dal 2005 e ha

istituito di recente un team di esperti dedicati che hanno definito piani

di emergenza per proteggere il personale operativo nell'area, i clienti

in tutta Europa e gli azionisti.

In base ai dati comunicati a marzo Unicredit Bank Russia ha una

posizione creditoria autofinanziata di 7,8 miliardi di euro a fine 2021,

Rwa (attivitá ponderate per il rischio) di 9,4 miliardi di euro e un

patrimonio netto di 2,5 miliardi di euro. Al netto delle coperture sui

cambi, l'esposizione diretta a Unicredit Bank Russia si riduce a circa 1,9 miliardi di euro.

Nelle scorse settimane la banca - attraverso un'ampia disclosure al

mercato - ha fatto sapere che l'esposizione cross border nei confronti

della clientela russa è attualmente di circa 4,5 miliardi di euro, al

netto delle garanzie di circa 1 miliardo di euro da parte di Export

Agencies pubbliche non russe, e rappresenta circa 3 miliardi di euro di

Rwa.

L'esposizione è quasi interamente verso le principali

multinazionali russe, per lo piú in euro e dollari, con contratti

regolati da leggi internazionali e soggetti a tribunali internazionali.

Le controparti impattate dalle sanzioni rappresentano meno del 5% della

esposizione cross border complessiva. Le principali esposizioni del

portafoglio sono per circa il 30% verso il petrolio e il gas, circa il 20% ciascuno verso i trasporti e i macchinari & metalli, circa il 10% verso i prodotti chimici, circa l'8% verso le istituzioni finanziarie e la parte residua verso un mix di altri settori.

L'istituto, inoltre, ha un'esposizione mark-to-market in derivati verso le banche russe di circa 300 milioni di euro, al netto del collaterale. La massima perdita potenziale nel caso in cui il valore del Rub si approssimi allo zero è di circa 1 miliardo di euro.

Nello scenario estremo, in cui la totalità della massima esposizione non possa essere recuperata e venga azzerata, l'impatto sul Cet 1 ratio di Unicredit a fine 2021 (15,03%, che sconta il dividendo maturato nel 2021 per 1,2 miliardi di euro) sarebbe di circa 200 punti base. La posizione di capitale consentirebbe di assorbire questo impatto senza scendere al di sotto del 13%.

Sebbene questo scenario estremo non venga considerato come caso base,

l'approccio alla distribuzione è prudente e sostenibile. La banca ha

quindi confermato il dividendo in contanti proposto per il 2021 di 1,2

miliardi di euro, mantenendo un Cet 1 ratio superiore al 13% anche nello

scenario peggiore.

I target Cet 1 capital ratio si mantiene all'interno dell'intervallo del 12,5-13%. Dopodomani, in occasione della presentazione dei risultati finanziari, è atteso qualche aggiornamento in proposito.

cce

MF-DJ NEWS

0418:02 mag 2022


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May 04, 2022 12:04 ET (16:04 GMT)