(Di Elena Dal Maso, di Milanofinanza.it)

MILANO (MF-DJ)--Il titolo Unicredit in lieve calo oggi a Piazza Affari. Ad appesantire i mercati, la paura che la variante Delta del Covid possa frenare la ripresa mondiale e questo danneggerebbe il settore bancario. Nel frattempo, il gruppo guidato dal ceo, Andrea Orcel, ha ricevuto il via libera dalla Banca centrale europea al progetto di fusione per incorporazione di Unicredit Bank Ireland Public Limited Company in Unicredit Spa. Questo significa che dopo 25 anni di presenza il gruppo italiano esce dal Paese, una mossa che va verso una semplificazione delle società controllate e del risparmio dei costi.

Il gruppo pubblicherà i conti venerdì mattina, prima dell'apertura di Piazza Affari e sarà fra le prime banche a dare il via alle trimestrali del settore finanziario, come ricordano gli analisti di BofA in una nota in cui confermano il rating buy e il prezzo obiettivo a 11,7 euro sul titolo. A dire il vero, Unicredit è sempre stata "una delle ultime istituzioni a pubblicare i conti", ricorda Bofa. Tuttavia, questa volta è proprio il gruppo milanese che aprirà la stagione dei risultati italiani presentando la trimestrale il 30 luglio. Forse, aggiungono i broker, "è un segnale che i prossimi risultati sono buoni e il management vuole farli conoscere quanto prima alla comunità finanziaria".

Il gruppo milanese ha raccolto il consenso con utili medi attesi nel secondo trimestre per 736 milioni di euro contro 671 milioni del consenso Bloomberg. Ma Bofa si aspetta "di meglio". Infatti, in base alle stime e in attesa di perdite sui prestiti inferiori e commissioni in crescita, il broker americano ritiene che il gruppo possa sfiorare il miliardo di utili (970 milioni di euro).

Dopo sette trimestri di contrazioni, Bofa prevede che i margini da commissioni (Net Interest Income) siano sostanzialmente stabili rispetto al primo trimestre del 2021 nonostante una pressione sui guadagni ancora presente, ma il gruppo sta beneficiando di ulteriori fondi da parte della Banca centrale europea, cui aggiungere il conteggio di due giorni in più nel trimestre "e una certa ripresa dei mutui in Italia". Inoltre gli accantonamenti per perdite su prestiti (loan loss provision) dovrebbero "riflettere ancora le positive tendenze di fondo della qualità degli attivi".

Sul fronte M&A, gli analisti confermano il loro scetticismo su un possibile takeover di Mps, anche se nel frattempo lo Stato, che detiene circa il 64% della banca senese, sta correndo per risolvere i nodi più complicati di fronte ad una fusione. Nei giorni scorsi, infatti, il Monte ha annunciato un accordo preliminare sulle richieste risarcitorie stragiudiziali per 3,8 miliardi, avanzate a gennaio scorso dalla Fondazione, riferite all'acquisizione di Antonveneta e agli aumenti di capitale del 2011, del 2014 e del 2015, quando la Fondazione era azionista di maggioranza, causati dalle operazioni Alexandria e Santorini.

L'intesa prevede che Mps sottoponga al consiglio d'amministrazione, in programma il prossimo 5 agosto per deliberare sui conti del gruppo, una transazione che definisce in maniera conclusiva il contenzioso a fronte del pagamento di 150 milioni di euro e di impegni sulla valorizzazione del patrimonio artistico della banca. Grazie all'accordo, Mps riduce di 3,8 miliardi di euro le richieste risarcitorie che gravano sulla banca, pari a circa 10 miliardi. Nel frattempo, il gruppo senese ha perfezionato due operazioni di cartolarizzazione sintetica su crediti per circa 1,4 miliardi di euro. E questa doppia operazione di pulizia va a vantaggio di una cessione della banca. Unicredit ha chiesto di effettuare un'operazione neutrale sul capitale in caso di M&A, che quindi non debba abbassare il Cet 1. (riproduzione riservata)

red/cce

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2612:12 lug 2021

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