MILANO (MF-DJ)--La crisi pandemica ha cambiato per sempre le abitudini di pagamento e le banche dovranno adattarsi alla nuova normalità, sviluppando l'offerta di servizi e potenziando le infrastrutture digitali. Ne è convinto Remo Taricani, co-ceo commercial banking Italy di Unicredit.

La banca ha aderito al cashback di Stato, adottando misure per incentivare l'addio al contante. «Per gli esercenti abbiamo annullato le commissioni sui pagamenti fino a 10 euro e manterremo la misura per tutto il periodo del cashback di Stato, ossia fino a giugno 2022. Per gli utenti abbiamo deciso che le carte di debito di nuova emissione saranno senza canone e senza ulteriori costi», spiega, «mentre per i possessori di carte Flexia abbiamo azzerato per dicembre tassi e commissioni sulla rateizzazione degli acquisti da 3 fino a 24 mesi e lanciato la possibilità di usufruire di un finanziamento istantaneo pre-autorizzato fino a 15 mila euro, anch'esso a tasso zero per il mese di dicembre».

Se la quota di pagamenti in contanti dovesse effettivamente ridursi dall'attuale 82% in Italia, scrive MF, ne avrebbero tutti da guadagnare. «La gestione del contante è molto onerosa per le banche sia perché assorbe personale in mansioni ripetitive sia perché comporta misure di sicurezza costose», aggiunge il manager. «Oggi già mille filiali Unicredit sono cashless e il 97% delle transazioni sono concluse senza l'assistenza di un cassiere allo sportello. I dipendenti possono così concentrarsi soltanto su compiti ad alto valore aggiunto». Ciò non significa che i pagamenti siano un aspetto da trascurare, anzi.

«Il pagamento è fondamentale nell'esperienza e relazione del cliente con la banca», osserva Taricani, «in questo ambito abbiamo perciò deciso di mantenere il front-end all'interno per quanto riguarda sia l'esercente sia l'utente, investendo sullo sviluppo delle app d'home banking». Nei pagamenti, peraltro, le banche concorrono ormai con fintech e big tech. Se con le prime il rapporto è spesso di collaborazione, con le seconde la relazione dipende dalle modalità con cui i colossi digitali trattano i dati, avverte il manager di Unicredit, banca che da tempo non investe più in pubblicità su Facebook. «Siamo stati i primi a stringere una partnership con Apple per Apple Pay e ne siamo molto soddisfatti: quest'anno i pagamenti via smartphone sono aumentati del 74% e in questo segmento abbiamo una quota di mercato superiore al 12% detenuto nell'issuing e nell'acquiring: l'aumento di volumi ottenuto tramite le collaborazioni sui pagamenti più che compensa gli extra-costi legati alle commissioni da versare alle big tech».

Perciò, anticipa, «se Apple dovesse esportare in Italia il progetto sulla carta di credito realizzato negli Usa con Goldman Sachs, Unicredit sarebbe certamente pronta a discuterne». Per dialogare alla pari con le big tech, però, le banche devono dotarsi un'infrastruttura digitale all'altezza. «La nostra strategia sul cloud si fonda sulla severità degli standard di sicurezza», sottolinea, «abbiamo come partner i 2/3 principali fornitori di servizi cloud al mondo e utilizziamo una tecnologia per criptare i dati che carichiamo sui server di terzi, mantenendone quindi il controllo esclusivo».

fch

(END) Dow Jones Newswires

December 09, 2020 02:27 ET (07:27 GMT)