ROMA (MF-DJ)--Bisogna creare le condizioni perchè Generali compri Mps.
Sul modello Unipol-Bper. E' la proposta lanciata durante il 2* congresso
nazionale della First Cisl dal segretario generale, Riccardo Colombani.
Il potenziale di B.Mps "è alto. Al di lá della contesa tra gli
azionisti di Generali, l'auspicio è che Mps possa rientrare nei
disegni strategici del Leone di Trieste", ha affermato Colombani spiegando che "non è un'operazione 'romantica', per la mera salvaguardia del marchio e per l'integritá della banca piú antica al mondo: Generali ne trarrebbe indubbi vantaggi". E' però necessario creare le condizioni
affinchè ciò accada, con incentivi da una parte e, dall'altra, con
l'impegno verso il lavoro, verso i territori, verso il Paese". E'
"opportuna l'affermazione del modello assicurazione-banca, cioè la
presenza stabile delle assicurazioni nel capitale di rischio delle banche. La stabilitá della governance potrebbe e dovrebbe determinare, infatti, minori apprensioni per i risultati di breve periodo".
"Il caso Unipol-Bper non dovrebbe restare isolato", ha continuato il
sindacalista, mettendo in evidenza l'opportunitá "storica" rappresentata
dalla futura cessione delle azioni Mps detenute dal Mef. "Generali è oggi
il primo azionista privato in Mps", con una quota del 4,319%. "La
straordinaria professionalitá e lo spirito di abnegazione delle
lavoratrici e dei lavoratori, che hanno lottato contro mille avversitá
per anni e anni, e l'oculata amministrazione degli ultimi tempi, hanno
consentito il ritorno" di Mps all'utile di esercizio nel 2021, "smentendo
clamorosamente le previsioni degli stress test, nonostante la cronica
carenza di capitale che si protrae da quasi due anni". Ma "senza capitale
adeguato, Mps non può competere con le altre banche perchè non può
erogare nuovo credito e quindi non può aumentare i ricavi da interessi. È
come un pugile che sale sul ring con un braccio legato dietro la schiena".
Gli attivi sono di buona qualitá e il contenzioso è stato alleggerito,
ma è necessario che l'aumento di capitale -in via di definizione da parte
del board di Rocca Salimbeni- sia realizzato "al piú presto per
sviluppare il credito e recuperare progressivamente le quote di mercato".
Si attende poi la "predisposizione dell'ennesimo piano di impresa che non
potrá basarsi ancora sui sacrifici per lavoratrici e lavoratori, come il
piano 2016-21, che ha determinato il crollo dei ricavi".
Parlando del settore bancario nel suo complesso, Colombani ha
sottolineato come sono "indispensabili salari piú alti, in linea con la
produttivitá". La contrattazione collettiva aziendale e di gruppo deve
"ambire alla effettiva ed equa distribuzione del valore prodotto e tener
conto delle specificitá dell'impresa". Nei piani presentati di
recente dai primi tre gruppi bancari, ha ricordato il sindacalista,
l'obiettivo del rapporto tra i costi operativi e i ricavi (cost/income),
che in letteratura economica è un indicatore di efficienza, "è talmente
basso che, se fosse raggiunto, rischierebbe di separare irrimediabilmente
il lavoro dalla ricchezza. Il livello attuale del cost/income pubblicato
dai primi cinque gruppi, infatti, è giá piú basso del livello medio dei
piú grandi gruppi bancari europei. Il dogma della valorizzazione
dell'interesse dell'azionista deve essere bilanciato dalla positiva
evoluzione delle retribuzioni di lavoratrici e lavoratori", ha proseguito
Colombani, sottolineando come "molti ceo e le stesse associazioni di
rappresentanza datoriale dei comparti, attribuiscono, a ragione, alle
lavoratrici e ai lavoratori contributi determinanti per i risultati
raggiunti", soprattutto nel periodo difficile del lockdown. "Non si vedono ostacoli, ma solo opportunitá dall'equa distribuzione della ricchezza prodotta".
Sul protocollo firmato dai sindacati dei bancari con l'Abi, cinque anni
fa, contro le pressioni commerciali nei confronti dei lavoratori "non ha
prodotto effetti positivi rilevanti: le pressioni, infatti, non sono mai
cessate". Secondo Colombani, è "inaccettabile che quelle responsabilitá
gestionali, pur evidenti, degli amministratori di alcune banche siano
ricadute su chi ha avuto la sola colpa di essere in prima linea, di
mettere la propria faccia. E' tempo di cambiare marcia e credo che
dovremmo produrre uno sforzo decisivo per applicare appieno, nella sua
essenza, nel suo spirito, l'accordo del 2017, come non manca di ricordare
il Presidente Patuelli in ogni relazione annuale dell'Abi. Ciò è
assolutamente condivisibile".
Riprendendo la proposta del presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, sulla necessitá di mobilitare il risparmio per favorire gli investimenti nelle imprese, Colombani ha messo in evidenza il risparmio delle famiglie sia "un asset potenziale formidabile". Per mobilitarlo sarebbe "sufficiente incentivare la canalizzazione di una frazione di queste risorse per realizzare un vero e proprio shock positivo da investimenti.
Sarebbe decisiva la garanzia integrale del risparmio canalizzato nei
complessi produttivi del Paese, con limiti di ammontare e temporali
definiti ex ante, con regole chiare e trasparenti". I risparmiatori
italiani, "come diceva Einaudi, hanno orecchie di elefante, cuore da
coniglio e zampe da gazzella: si spaventano al minimo problema, che
percepiscono con grande sensibilitá, e fuggono a gambe levate".
Considerata tale radicata diffidenza, "i meccanismi parziali di
incentivazione consistenti in riduzione o azzeramento della tassazione
delle rendite finanziarie, non sono efficaci", ha proseguito Colombani
spiegando che i Pir sono strumenti finanziari "utili, ma non decisivi".
Secondo stime dell'Istat e di Banca d'Italia, la ricchezza netta delle
famiglie a fine 2020 è risultata pari a 10.010 miliardi di euro. La
ricchezza netta è pari a 8,7 volte il reddito disponibile, mentre sui
conti correnti bancari e postali le famiglie "consumatrici" italiane,
alla fine dello scorso anno, in base ai dati Banca d'Italia, detenevano
giacenze per un ammontare complessivo pari a 1.183 miliardi di euro.
Parlando della qualitá del credito, "le banche hanno i bilanci ben
ripuliti. La stabilitá del sistema bancario è assicurata, ma il problema
degli Npl rappresenta piú di un'insidia per la tenuta socio-economica del
Paese. E' opportuno che si torni a incentivare il modello tradizionale
di intermediazione creditizia originate-to-hold, al fine di preservare la
filiera delle responsabilitá nell'esercizio del credito". Gli obiettivi
di vigilanza micro e macro prudenziali e la stringente regolamentazione
europea in materia di credito (classificazione di default e calendar
provisioning) "non devono indurre il sistema bancario a rinunciare alla
prerogativa madre dell'attivitá bancaria, ossia l'erogazione e la
gestione del credito".
Altro tema su cui porre particolare attenzione è la chiusura delle
filiali determinata dalla forte concentrazione del sistema bancario. "La
desertificazione dei territori da parte delle banche ha raggiunto livelli
che rischiano di segnare il punto di non ritorno. Le ulteriori chiusure di sportelli previste nei piani di impresa ci preoccupano. La questione è
sociale ed economica", ha sottolineato Colombani, aggiungendo che la
riduzione degli sportelli dal 2015 al 2021 è stata pari al 28,05% (ben
8.441 sportelli in meno). Il numero di comuni sprovvisto di sportelli
bancari alla fine del 2021 era pari a 3.002, da confrontarsi con i 2.354
del 2015, con un incremento del 27,5%.
vs
(END) Dow Jones Newswires
April 11, 2022 12:03 ET (16:03 GMT)