ROMA (MF-DJ)--Alla fine di una giornata di scambi intensi, con il titolo anche sospeso per eccesso di ribasso in flessione teorica del 7,86%, le azioni di Tim si sono fermate a 0,206 euro, in calo del 5,24%, quasi azzerando tutti i guadagni dell'ultimo mese con intensi volumi di scambio. A spingere in calo le quotazioni sono state le parole di Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle tlc, che ha confermato quanto scritto ieri da MF-Milano Finanza ossia che oltre al memorandum of understanding non è più sul tavolo nemmeno l'opa sulla società.
L'ipotesi di opa totalitaria è "pura fantasia" ha detto Butti, spazzando via tutte le indiscrezioni durate mesi sul fantomatico piano Minerva, ma parlando a borsa aperta e quindi togliendo appeal speculativo al titolo che è crollato. Quanto al memorandum (la cui prima scadenza formale era proprio ieri) Butti ha spiegato che "non si è afflosciato perché non piacesse al governo ma perché non ha trovato le condizioni economiche". Cdp Equity, Macquarie e Open Fiber avevano già capito l'antifona e inviato in mattinata un comunicato nel quale spiegavano di ritenere "opportuno soprassedere alle scadenze previste dall'MoU relativo al progetto di integrazione tra le reti di Tim e Open Fiber" aggiungendo "piena disponibilità a partecipare al suddetto tavolo di lavoro".
Disponibilità che è stata manifestata anche da Tim, che ieri dopo il cda (che ha proceduto all'unanimità alla cooptazione del consigliere Giulio Gallazzi in sostituzione di Luca De Meo, dimessosi lo scorso 27 settembre) ha spiegato di essere pronta al "confronto nelle sedi istituzionali". Non serve la sfera di cristallo per capire che in questi giorni all'interno della società ci sia grande nervosismo, perché il piano per lo scorporo di Netco e la cessione a Open Fiber faceva parte dei piani del gruppo.
Ieri ad esempio il ceo Pietro Labriola avrebbe fatto presente in maniera chiara a Palazzo Chigi di non aver gradito l'uscita scomposta di Butti. In serata un comunicato di Tim ha informato il mercato che la società "proseguirà, in linea con il piano di delayering, a valutare tutte le opzioni strategiche, che consentano di perseguire al meglio gli obiettivi del superamento dell'integrazione verticale e della riduzione dell'indebitamento". Né memorandum, né opa dunque, come titolato da MF-Milano Finanza ieri, ma una terza via, della quale non ci sono ancora i contorni, ma solo ipotesi. Alla domanda su una possibile opa parziale Butti ieri ha risposto che "gli strumenti saranno individuati", non smentendo e quindi lasciando in sospeso l'ipotesi. La normativa prevede che un'opa volontaria possa essere lanciata su una porzione azionaria (minimo il 60%) ma previe alcune autorizzazioni e il parere favorevole delle minoranze in assemblea (Vivendi in questo caso ad esempio non potrebbe votare). E poi, opa "parziale" a che prezzo? A gennaio Butti convocherà "un tavolo con gli operatori delle telecomunicazioni", dopo aver ricevuto le deleghe sulle tlc in modo "inequivocabile". Tavolo nel quale "non vorrei sentire le solite litanie ma avere anche qualche proposta". Proprio per questo nei prossimi giorni il governo sonderà molti dei soggetti coinvolti. A breve ad esempio si attende un incontro con l'azionista di maggioranza di Tim, Vivendi. Proprio Butti in estate definiva Vivendi un gruppo "che vuole palesemente passare all'incasso, ha accettato di vedere il suicidio di TimVision con i diritti del calcio, ha avallato altre azioni masochistiche e autolesioniste e adesso ovviamente, essendo socio di riferimento, pretende di monetizzare. Però è francese e questo non va troppo bene". Prima il problema era solo il prezzo di acquisto di Netco, oggi lo scenario è meno chiaro.
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