ROMA (MF-DJ)--Governo, azionisti e investitori interessati stanno tessendo la rete pubblica. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, settimana prossima, fra il 12 e il 13 gennaio, è in programma una nuova riunione del tavolo tecnico convocato per dipanare la matassa infrastrutturale. Pochi giorni più tardi, il 15 gennaio, è previsto il cda di Fibercop, la società partecipata da Tim, Kkr e Fastweb, mentre il 18 gennaio è in agenda il board di Tim.

La trama va progressivamente componendosi e potrebbe contemplare un'offerta da parte di un veicolo ad hoc costituito da Cassa Depositi e Prestiti, un finanziamento ibrido da parte del fondo australiano Macquarie e un ruolo di sistema per le banche creditrici.

La tela della rete pubblica, va detto, è stata disfatta più volte negli ultimi mesi. Nulla esclude che l'esito possa ripetersi. Qualsiasi schema di operazione dovrà infatti affrontare il vaglio delle parti coinvolte che hanno obiettivi diversi. A quanto filtra, tuttavia, gli interessi contrastanti sarebbero vicini a una composizione dopo gli incontri fra l'esecutivo e i soci di Tim, le cui rispettive posizioni sono ormai definite.

Il governo intende portare sotto il proprio controllo la rete, un'infrastruttura strategica per la difesa e lo sviluppo del Paese. Forte del 23,8% del capitale, Vivendi punta a salvaguardare il suo investimento in Tim. Cdp è disposta a fungere da architrave dell'operazione, valorizzando l'investimento in Open Fiber, ma con un occhio ai bilanci e al divieto di aiuti di Stato. Per conciliare queste esigenze, le ipotesi alla studio sarebbero due: la scissione proporzionale della rete o la sua cessione a terzi. Il primo scenario, caldeggiato dai francesi, appare per tempi e procedure più complicato e quindi, al momento, meno probabile. Starebbe invece prendendo slancio l'ipotesi di una vendita della rete Tim, se non altro perché si tratta di uno schema già a lungo esplorato all'epoca dell'offerta di Open Fiber. Quel modello pare ormai superato, ma non i suoi artefici: Cdp e Macquarie. La prima potrebbe costituire un veicolo per acquisire Netco, la società che racchiude le infrastrutture di Tim, per un prezzo da definirsi ma probabilmente compreso fra 15 e 20 miliardi e inclusivo di 10-11 miliardi di debito.

Il fondo australiano Macquarie non ne sarebbe azionista e parteciperebbe all'operazione tramite uno strumento ibrido, a metà fra il debito e il capitale di rischio, che potrebbe assumere la forma di un finanziamento mezzanino.

In questo disegno avrebbero un ruolo cruciale anche alcune banche creditrici che potrebbero ricevere strumenti finanziari partecipativi, un domani convertibili in azioni della nuova società della rete. Sarebbe questo un ulteriore elemento di complessità in una trama già intricata. La disponibilità degli istituti di credito a partecipare a un'operazione di sistema è tutta da accertare.

D'altra parte, nelle intenzioni del governo, oltre che strategico la newco a controllo pubblico dovrebbe rivelarsi anche un investimento redditizio. Per la stessa ragione, il gruppo guidato da Pietro Labriola potrebbe mantenere una partecipazione nella società infrastrutturale. La prospettiva di un apprezzamento della quota di Tim nella newco potrebbe del resto contribuire a ridurre le attese di incasso immediato da parte di Vivendi. Nel libro soci della rete dovrebbe infine figurare anche Kkr, azionista al 37,5% di Fibercop, società della rete secondaria controllata al 58% da Tim. Il private equity americano ha già fatto filtrare la disponibilità a investire nell'operazione in accordo col governo. Il finanziamento ibrido di Macquarie al veicolo di Cdp potrebbe aiutare a raggiungere un equilibrio fra i due fondi -che all'epoca della proposta di Open Fiber avevano interessi finanziari contrapposti- così come l'ingresso nel cda di Tim del presidente di Fibercop, Massimo Sarmi. (

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0610:14 gen 2023


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January 06, 2023 04:16 ET (09:16 GMT)