ROMA (MF-DJ)--Il caso Tim-rete nazionale è arrivato a un bivio: vendita dell'asset o scissione societaria? La prima strada è più veloce e potrebbe permettere di chiudere la partita relativamente in breve tempo; la seconda è l'opzione più gradita all'azionista Vivendi, che però rischierebbe di far slittare ancora scelte e soluzioni. Il pallino, questo è evidente a tutti, è nelle mani del governo, che ha messo in chiaro l'aspetto considerato più importante: la tutela dell'occupazione. In entrambi i casi Tim potrebbe dover ricorrere a un contenimento dei costi passando dal personale. Ma in quali termini è ancora tema di discussione.

In attesa della ripresa dei colloqui tra il governo e gli azionisti di Tim, Cdp e Vivendi, che potrebbero riprendere già domani (ma non ci sono ancora state convocazioni ufficiali), si ragiona attorno alle due strade ormai considerate alternative. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza da più fonti, i francesi punterebbero alla scissione di Netco, con la società infrastrutturale che si ritroverebbe ad avere lo stesso azionariato di Tim. Si tratta di una opzione valutata e ancora sul tavolo, ma che comporterebbe un problema nella gestione del debito per una delle due società (o Tim o Netco) e che implicherebbe per una delle due un taglio di costi (ossia del personale) considerato eccessivo e poco gestibile politicamente.

Più percorribile e sicuramente più veloce l'ipotesi che ricalca in sostanza l'operazione immaginata ai tempi del Memorandum of Understanding tra Cdp, Tim e Macquarie: l'acquisto di Netco da parte di Cassa Depositi e Prestiti e dal gruppo australiano, e e questo perché in fondo le valutazioni sulla società infrastrutturale di Tim erano già state effettuate dai due potenziali acquirenti. In questo modo peraltro, spiegano fonti a conoscenza del dossier, l'equity incassato da Tim permetterebbe di abbattere il debito della società di servizi e quindi di salvaguardare i livelli occupazionali.

Quanto alla dinamica dell'operazione, l'ipotesi alla quale si sta lavorando con maggiore convinzione prevederebbe l'acquisto del 100% di Netco ma potrebbe anche prendere corpo l'ipotesi di far restare Tim azionista della società infrastrutturale, così da farla partecipare al possibile incremento di valore.

La valutazione della quota da acquisire dovrebbe essere superiore ai 15-16 miliardi inizialmente ipotizzati, ma non dovrebbe arrivare a 20 (portando quindi il 100% a essere leggermente superiore). Tra gli scenari valutati c'è poi quello che Sparkle, considerata strategica dall'attuale governo, possa confluire interamente nel perimetro di Cdp, mentre il resto di Netco verrebbe acquistato da un veicolo partecipato da Macquarie ma controllato dalla Cassa. Tra le variabili da considerare ci sono sempre la quota di debito e di dipendenti che seguirebbero Netco. Poi c'è da valutare il ruolo che potrà avere Kkr.

Il fondo americano -che nelle scorse settimane si sarebbe anche proposto di rilevare la maggioranza assoluta della rete Tim- è entrata in Fibercop pagando 1,8 miliardi per il 37,5%. Fibercop rientra nel perimetro di Netco e in caso di cessione Kkr dovrebbe scegliere se incassare la parte relativa alla sua quota o investire a sua volta nella nuova società della rete separata. In questo caso, i soci della rete unica sarebbero tre o quattro: Cdp, Macquarie, Kkr, Tim.

Il governo dal canto suo metterebbe sul piatto una serie di incentivi per i lavoratori. Nel caso la premier Giorgia Meloni dovesse optare per la cessione, alcuni dei soggetti coinvolti sono convinti che l'iter per l'operazione potrebbe partire già entro gennaio. Resta da capire quale sarà la posizione di Vivendi, se riterrà non adeguata la valorizzazione di Netco in caso di cessione.

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1108:41 gen 2023


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January 11, 2023 02:41 ET (07:41 GMT)