MILANO (MF-DJ)--"Al momento, il culmine dell'azione dei consumatori è fare clic su un mi piace, commentare o acquistare qualcosa. Ma possiamo arrivare a un next level".

Così il ceo di Balenciaga, Cédric Charbit, ha commentato il lancio del digital store Afterworld, riconoscendo, scrive MFF, l'importanza del metaverso per la maison di Kering disegnata da Demna. Territorio che la moda nel 2021 ha definitivamente scoperto con collaborazioni, iniziative e campagne di marketing e che non va letto come un trend virale, bensì come un territorio che la moda sta esplorando e che presto sarà sempre più la normalità.

Ciò che spinge la moda dentro il metaverso non sono solo il marketing e la brand equity, ma anche la consapevolezza che la generazione del futuro, gli attuali gen Z e gen Alpha, come visto negli ultimi anni, saranno sintonizzati sui canali virtuali molto più dei loro genitori. E la pandemia ha accentuato tutto. Non è un caso se quest'anno siè assistito a tante iniziative che hanno portato i brand nel metaverso. Per esempio il lancio di Nikeland, la piattaforma virtuale di Nike su Roblox e, sempre per rimanere in ambito sportswear, Adidas che ha firmato con tre player del mondo degli Nft un suo spazio sulla piattaforma The sandbox. Ancora, la Gucci island del brand di Kering su Animal crossing e le collezioni digitali su Zepeto, la piattaforma giapponese da due milioni di utenti registrati, diventata in poco tempo protagonista del rapporto fra moda e metaverso e che ha attratto recentemente, fra gli altri, pure Zara.

Il Block party Nft di Burberry, l'iniziativa Immersive journey di Dior con avatar customizzabili. L'ultimo a proporre qualcosa di suo per il metaverso è stato Ralph Lauren, che ha mostrato la collezione "Winter escape" su Roblox. Il fenomeno lo ha spiegato a MFF Serena Tabacchi, co-founder del Museum of Contemporary Digital Art e curatrice della mostra sulla crypto art esposta in questi giorni alla Permanente di Milano: "la moda investe nel metaverso soprattutto per un principio di sostenibilità. Per evitare sprechi e inquinamento, i marchi producono capi digitali che grazie al principio degli Nft hanno una loro unicità. Così, producendo capi digital only si risparmia sui consumi di una produzione fisica". E continua dicendo: "questo è anche il motivo per cui la moda guadagna dal metaverso. I mancati ricavi da un prodotto fisico che è stato lanciato solo online vengono colmati con la vendita del corrispettivo Nft, che essendo unico, vale molto. E per questo, come ogni forma di collezionismo, la gente spende molti soldi per acquistarlo". Infatti, per godersi le libertà del metaverso, sono gli utenti stessi a investire. Acquistando terreni digitali, per esempio. Secondo l'azienda di dati crittografici Dapp, la scorsa settimana sono stati venduti terreni per più di 100 milioni di dollari nei quattro maggiori siti del metaverso, cioè The Sandbox, Decentraland, Cryptovoxels e Somnium space. I numeri del metaverso, in effetti, sono molto interessanti per la moda. Come ha spiegato anche la banca americana Morgan Stanley in un report, entro il 2030 si stima che i marchi di lusso potrebbero generare vendite totali per 11 miliardi di euro fra Nft e social gaming e raggiungere un valore di 50 miliardi su 415 miliardi entro il 2030. Come spiega Morgan Stanley: "questo si confronta con un mercato dei beni di lusso personali che dovrebbe aumentare da 230 miliardi nel 2021 a 415 miliardi entro il 2030". Numeri importanti che poggiano sulla redditività intrinseca dei beni digitali e che proiettano la moda in un contesto virtuale senza precedenti. Una rivoluzione che incorpora necessariamente anche il mondo degli Nft, i non-fungible-token, che rendono un oggetto digitale unico e come spiega Tabacchi: "Marchi come Dolce&Gabbana, che ha venduto Nft per 5,7 milioni di euro, investono negli Nft perché la moda, come anche lo sport e la musica, utilizzano questo mezzo per entrare nel mondo digitale e i clienti li seguono. Per questo ho parlato di collezionismo. Come per l'antiquariato, c'è chi vuole avere il primato di aver completato la collezione di un brand". L'esplosione di oggetti non replicabili si lega al fenomeno dei digital brand, detti anche "metaverse native", cioè marchi creati esclusivamente online.

Dopo i primi esperimenti di nicchia degli ultimi anni, fra qualche tempo potranno essere la regola. In questo senso vanno sottolineate le iniziative di Damara Igles e Ouroboros, designers London based che hanno lanciato progetti di moda interamente virtuali durante l'estate del 2020. Sempre a Londra, una settimana fa, è stata certificata l'importanza del metaverso per la moda con la premiazione del premio per il Roblox clothing designer & artist, consegnato alla creator ventenne cSapphire durante i Fashion awards assegnati dal Bfc-British fashion council, premiata per le sue capacità di disegno digitali. D'altronde la pandemia non ha fatto altro che accelerare sui processi e iniziative digitali, come la modalità Try on di Snapchat e Pinterest, per cui si possono provare sneakers e capi grazie a speciali proprietà tecnologiche della fotocamera, una skill che ha attratto marchi come Vans e Off-white. Ci sono poi startup e aziende che lavorano solo su progetti fashion-related. Come Immersive virtual apparel o AnamXr, che recentemente ha ospitato il lancio della collezione charity del brand Ebit. Nella Yellow road della piattaforma, l'utente viaggia attraverso un percorso psichedelico in cui si possono trovare item di moda digitali. In altre parole, quello che ci si aspetterebbe dal futuro della fashion industry. D'altronde, lo aveva anticipato pochi mesi fa sul suo profilo Instagram anche il designer americano appena scomparso Virgil Abloh: "la cosa divertente è che la vita vera è solo una parte del metaverso".

red/ann

(END) Dow Jones Newswires

December 09, 2021 03:26 ET (08:26 GMT)