MILANO (MF-DJ)--Con la maxi commessa da 16 miliardi di dollari per il primo treno proiettile negli Stati Uniti Webuild fa un vero e proprio salto dimensionale, quello che aspettava da tempo, e che sta costruendo gradualmente sia in Italia che a livello internazionale. Con l'appalto per il primo treno ad alta velocita' negli Usa, che colleghera' Dallas e Houston in appena 90 minuti, il general contractor punta ad aggiudicarsi molti degli altri progetti simili negli Usa, dove il presidente Joe Biden ha annunciato un piano da 174 miliardi di dollari per la mobilità sostenibile. Questo contratto, ha spiegato il Cfo del gruppo, Massimo Ferrari, a Mf-DowJones, dara' inoltre impulso ai margini e alla generazione di cassa.

Grazie al contratto con la statunitense Texas Central, ha detto Ferrari, "il valore complessivo dell'azienda aumenta in maniera significativa, poi l'idea che possa essere un primo passo per gli Stati Uniti per lo sviluppo dell'Alta Velocita' ci apre ovviamente altre grandi opportunita'. Questo contratto da' una svolta decisiva alla capacita' di acquisire ordini in un'azienda come la nostra".

D: In termini di impatto finanziario, questo progetto e' gia' considerato nei vostri target?

R: Solo in parte, solo al 2023. Se riusciamo ad anticipare i tempi e partire nel 2022, soprattutto considerando gli impatti successivi al 2023, vuol dire aggiungere quasi 1,5 miliardo di dollari di valore all'azienda, calcolati in maniera approssimativa. Non posso dire i margini che ci aspettiamo, pero' una cosa e' certa, il ciclo di cassa negli Usa e' molto piu' positivo che negli altri Paesi del mondo, gli ordini vengono pagati prima, le leggi sono certe, quindi ci aspettiamo un contributo molto positivo in termini di valore e di generazione di cassa.

D: Avete dichiarato che si tratta di un'occasione unica anche per tutte le imprese italiane che lavorano con voi, che integreranno la filiera americana della vostra controllata Usa Lane sul progetto...

R: Si', c'è gia' Italferr, che ha lavorato con noi sul Ponte di Genova, e che fara' la sorveglianza sulla parte della progettazione del progetto, poi manterremo ovviamente i nostri uomini a collaborare al progetto: e' un primo passo per portare l'esperienza e le competenze italiane aggregate, perche' ormai consideriamo i colleghi di Astaldi come parte integrante del gruppo, e portarle negli altri paesi per creare grandi infrastrutture molto importanti per le economie di quei continenti.

D: Questa commessa porta il backlog negli Stati Uniti al 35%, confermando il Paese come il primo mercato unico per il gruppo...

R: Si', ma quest'anno abbiamo vinto anche parecchi ordini in Usa ma lo stiamo facendo anche in Italia. L'idea di essere piu' forti in Italia e' importante, perche' facevamo un 7% di fatturato avendo oltre il 30% di backlog, oggi con Astaldi abbiamo il 40% di backlog e pensiamo di fare almeno il 22-23% di ricavi. Quindi c'è spazio per fare ancora piu' occupazione e per affermarci all'estero. Abbiamo parecchi lavori in pipeline in Nord Europa, in Francia, quindi lo scenario mi sembra positivo per il momento.

D. Qual e' la formula vincente?

R: Il modello in cui abbiamo sempre creduto, come e' stato sottolineato anche ieri dall'a.d. di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, e' molto semplice: focus sulle costruzioni, quindi no concessione o altro come business prevalenti, diversificazione internazionale, dimensione.

D: Si tratta quasi di un'opera simbolica, e' il primo treno ad alta velocita' negli Stati Uniti?

R: Si', penso che sia il primo, ci sono altri progetti ma questo e' l'unico in fase cosi' avanzata. Ovviamente questa commessa rientra nella politica Esg e di mobilita' sostenibile messa in atto dagli Usa e in tutto il mondo, quindi ci saranno moltissime altre occasioni negli Stati Uniti per sviluppare altri progetti simili.

D: Per quanto concerne i tempi?

R: Noi speriamo di chiudere entro il 2021, faremo di tutto, e i lavori potrebbero iniziare nel 2022.

D: Quindi oltre a Italia e Stati Uniti quali sono i vostri focus principali?

R: Siamo molto concentrati sull'Australia, dove pensiamo di stabilire una presenza ancora piu' robusta di quella attuale, perche' e' un mercato veramente molto grande. Al momento in Australia il backlog e' al 12%, destinato a crescere fino anche al 20%.

D: Un'ultima domanda, a che punto e' il progetto per la manutenzione delle infrastrutture?

R: Ci stiamo lavorando, vogliamo svilupparlo in maniera un po' piu' industriale di quanto abbiamo fatto finora, perche' il Paese ne ha bisogno e questo potrebbe essere un elemento che potrebbe modificare il piano.

fch

francesca.chiarano@mfdowjones.it

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June 16, 2021 08:58 ET (12:58 GMT)