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Top/Flop della settimana |
In crescita:
In calo:
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Materie prime |
Energia: Questa settimana i prezzi del petrolio si sono stabilizzati e si mantengono sotto i 100 dollari il barile. Il Brent del Mare del Nord è quotato attorno ai 95 dollari, mentre il WTI americano è quotato con una svalutazione di quasi 6 dollari, a 89 dollari il barile. Questa svalutazione favorisce le esportazioni americane, tendendo peraltro a ridurre gli stock settimanali. Questi ultimi hanno registrato un crollo di 7,1 milioni di barili secondo gli ultimi dati dell'EIA. Sullo sfondo gli investitori si mostrano sempre pessimisti sulla dinamica della domanda a causa dei rischi di recessione e tengono sott'occhio un potenziale accordo sul nucleare iraniano che potrebbe far cambiare rotta all'equilibrio offerta/domanda. Sul fronte del gas naturale, la tensione non diminuisce in Europa dove il benchmark olandese, il TTF di Rotterdam, ha registrato un nuovo record a 245 EUR/MWh. Metalli: In settimana i prezzi dei metalli industriali si sono globalmente stabilizzati con la tonnellata di rame a 8000 USD all'LME contro i 2400 USD per l'alluminio. L'impennata dei prezzi del gas complica ancor di più la vita dei produttori europei, che devono rinunciare a una parte della loro capacità di produzione per bassa redditività. È il caso di Norsk Hydro che ha annunciato la sospensione della produzione di alluminio nella sua fonderia in Slovacchia. Per quanto riguarda i metalli preziosi, l'oro è alla quinta sessione consecutiva di calo ed è sui 1750 USD l'oncia. Prodotti agricoli: Vi è un progressivo ritorno delle esportazioni ucraine dei cereali dal porto di Odessa. Secondo fonti locali, l'Ucraina ha esportato un po' meno di un milione di tonnellate di cereali nella prima quindicina d'agosto, una cifra che potrebbe passare a 3 milioni di tonnellate per il mese di settembre secondo le stime delle autorità ucraine. A livello di prezzi, il grano è nettamente calato a Chicago, a 750 centesimi per bushel mentre il mais si stabilizza attorno ai 620 centesimi. |
Macroeconomia |
Clima: Non è del tutto chiaro. Un giorno va meglio del previsto (il consumo, l'indice Philly Fed, la disoccupazione), un altro va peggio (l'indice Empire State, l'immobiliare): le statistiche macroeconomiche americane confondono gli investitori. Lo stesso vale per il Regno Unito dove l'inflazione annuale a luglio ha superato il 10%, mentre migliorano le vendite al dettaglio. In Cina la situazione appare più chiara: il consumo ha perso colpi e la banca centrale prova dei piccoli elettroshock abbassando alcuni dei suoi tassi. Tassi: Fino a venerdì tutti pensavano che la questione dei rendimenti obbligazionari fosse stata tagliata fuori dal leggero rallentamento dell'inflazione a luglio negli Stati Uniti. E poi paf! È tornato il maledetto. Il rendimento americano a 10 anni è risalito al 2,95%, mantenendosi sotto ai titoli di 5 e 2 anni e persino 6 mesi. I timori connessi alla recessione, se non alla stagflazione, non si sono totalmente dissipati. In Europa la BCE ha molto lavoro da fare con un nuovo grosso scarto tra gli spread tedeschi (1,21%) e quelli d'Italia (3,48%) e Grecia (3,66%) soprattutto. L'OAT francese a 10 anni è all'1,79%. Anche lì c'è stato bisogno di aspettare venerdì per far crescere la tensione. Valute: Il dollaro se l'è nuovamente data a gambe rispetto alle principali valute, soprattutto rispetto allo yen (a 136,88 JPY per 1 USD) e rispetto all'euro (a 1,0058 USD per 1 EUR). Il dollar index, che misura la forza del biglietto verde dinanzi a un paniere ben fornito (57,6% di euro / 13,6% di yen / 11,9% di sterlina / 9,1% di dollaro canadese / 4,2% di corona svedese / 3,6% di franco svizzero), fa nuovamente il filo ai 108, come fu il caso verso il 14 luglio scorso. A malapena il rublo gli tiene testa attualmente, con un guadagno del 4% in una settimana per la valuta russa, a 58,935 RUB per 1 USD. La forza del dollaro tiene alla conferma dalla Banca Centrale degli Stati Uniti di una politica monetaria restrittiva, nonostante i primi segnali di calo sull'inflazione. Criptovalute: Nonostante a inizio luglio il bitcoin avesse intrapreso un'ascesa in territorio positivo facendo riguadagnare ottimismo ai criptoinvestitori rispetto a una possibile ripresa rialzista duratura sulla valuta digitale, questa settimana ha avuto un crollo brutale. Mentre lunedì era quotata sui 25.000 dollari, nel momento in cui scriviamo queste righe il BTC gravita ormai poco sopra i 21.000 dollari, ovvero un 15% in meno. Questo fine mese di agosto si preannuncia piuttosto tumultuoso e pieno di dubbi nella criptosfera. |
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*La performance settimanale degli indici e delle azioni si riferisce al periodo che va dall'apertura dei mercati il lunedì alla preparazione di questa newsletter il venerdì. La performance settimanale di materie prime, metalli preziosi e valute si riferisce a un periodo di 7 giorni da un venerdì al successivo, fino alla preparazione di questa newsletter. Tali attività continuano la loro quotazione nei weekend. |