Dopo cinque settimane di aumento per la maggior parte degli indici, sull'onda dei buoni risultati delle società, i mercati finanziari hanno fatto una pausa sull'ultima settimana. Gli indicatori macroeconomici negativi e la volontà della Riserva Federale di mantenere una politica monetaria aggressiva sul breve termine hanno un po' ravvivato i timori di recessioni, generando legittimi take-profit in Europa dopo un fiorente periodo estivo.
Variazioni settimanali*
STOXX EUROPE 600
437.36  -0.80%
Grafico STOXX EUROPE 600
S&P 500
4228.48  -1.21%
Grafico S&P 500
NIKKEI 225
28930.33  +1.34%
Grafico NIKKEI 225
GOLD
1746.96$  -2.89%
Grafico GOLD
LONDON BRENT OIL
95.76  -1.81%
Grafico LONDON BRENT OIL
EURO / US DOLLAR
1.00$  -1.36%
Grafico EURO / US DOLLAR
Top/Flop della settimana

In crescita:

  • Just Eat Takeaway (+19,70%): L'azienda di consegna di cibo ha annunciato la vendita a Prosus della sua quota del 33% nella società brasiliana iFood per 1,5 miliardi di euro, più un eventuale complemento di prezzo di 300 milioni di euro. La società "avrebbe probabilmente preferito conservare la propria quota, ma i vantaggi finanziari della vendita erano decisamente troppo alti per essere ignorati", afferma Jefferies.
  • Wolfspeed (+22%): L'azienda americana, che opera nel settore dei semiconduttori, ha sorpreso il mercato con una perdita più ridotta del previsto sull'ultimo trimestre del suo esercizio fiscale chiuso il 30 giugno.
  • Brambles (+12%): La società di logistica australiana ha passato tutta la settimana in positivo alla Borsa di Sydney, soprattutto grazie a utili in aumento sull'esercizio chiuso a fine giugno. La direzione punta a una crescita del fatturato tra il 7% e il 10% a tassi di cambio costanti sul 2022/2023.
  • Nu Holding (+10,30%): La neobanca brasiliana quotata negli Stati Uniti ha approfittato della pubblicazione dei risultati trimestrali in aumento e di un afflusso di nuovi clienti. Nel T2 sono stati infatti 5,7 milioni le persone che si sono unite all'istituto, portando a 65,3 milioni il parco clienti in Brasile, Messico e Colombia.
  • Coloplast (+8%): Un'altra storia di risultati. L'azienda danese, nota per i materiali medici di consumo, non ha fatto una grande impressione con i risultati trimestrali, ma la pubblicazione è stata considerata rassicurante dagli analisti che erano prudenti sulle dichiarazioni degli altri attori del settore.

 In calo:

  • Sonova (-16,80%): Doccia fredda per il gruppo e il settore. Il produttore svizzero di apparecchi acustici ha ridotto le previsioni per l'esercizio avviato il 1° aprile. Di riflesso ne hanno risentito anche le rivali Amplifon, Demant e GN Store.
  • Zalando (-16%): Settimana buia per il commerciante tedesco di moda online. Il settore ha sofferto i timori dell'inflazione che pesano sui consumatori in Europa. Citi pensa che gli obiettivi del gruppo potrebbero essere compromessi dal contesto macroeconomico.
  • DoorDash (-14%): Il fondo Tiger Global Management, fortemente colpito dal crollo dei titoli tecnologici nel 1º semestre, ha ridotto pesantemente i propri investimenti rischiosi come dimostra il rapporto trimestrale d'inizio settimana. Tra questi troviamo in particolare la società di delivery Doordash.
  • Bed Bath & Beyond (-13%): L'ultima azione è esplosa a mezz'aria dopo che Ryan Cohen ha venduto le proprie quote approfittando dell'arrivo in massa di nuovi investitori sul titolo.
  • Moderna (-12%): Secondo il Wall Street Journal, l'amministrazione Biden prevede di porre fine alla gratuità di vaccini e cure contro il Covid-19, trasferendo la spesa al settore delle coperture sanitarie.
  • Adyen (-8%): Il titolo del fornitore olandese di servizi di pagamento crolla a seguito di risultati mediocri, che mal si conciliano con una valorizzazione aristocratica.
  • Netease (-6%): Nonostante il loro aumento, i risultati del gruppo cinese di videogiochi quotato a New York non hanno convinto gli investitori. Alcuni elementi, quali il calo della popolarità di alcuni giochi di riferimento e spese di sviluppo più alte del previsto, hanno turbato il mercato.
Grafico Materie Prime
Materie prime

Energia: Questa settimana i prezzi del petrolio si sono stabilizzati e si mantengono sotto i 100 dollari il barile. Il Brent del Mare del Nord è quotato attorno ai 95 dollari, mentre il WTI americano è quotato con una svalutazione di quasi 6 dollari, a 89 dollari il barile. Questa svalutazione favorisce le esportazioni americane, tendendo peraltro a ridurre gli stock settimanali. Questi ultimi hanno registrato un crollo di 7,1 milioni di barili secondo gli ultimi dati dell'EIA. Sullo sfondo gli investitori si mostrano sempre pessimisti sulla dinamica della domanda a causa dei rischi di recessione e tengono sott'occhio un potenziale accordo sul nucleare iraniano che potrebbe far cambiare rotta all'equilibrio offerta/domanda. Sul fronte del gas naturale, la tensione non diminuisce in Europa dove il benchmark olandese, il TTF di Rotterdam, ha registrato un nuovo record a 245 EUR/MWh.

Metalli: In settimana i prezzi dei metalli industriali si sono globalmente stabilizzati con la tonnellata di rame a 8000 USD all'LME contro i 2400 USD per l'alluminio. L'impennata dei prezzi del gas complica ancor di più la vita dei produttori europei, che devono rinunciare a una parte della loro capacità di produzione per bassa redditività. È il caso di Norsk Hydro che ha annunciato la sospensione della produzione di alluminio nella sua fonderia in Slovacchia. Per quanto riguarda i metalli preziosi, l'oro è alla quinta sessione consecutiva di calo ed è sui 1750 USD l'oncia.

Prodotti agricoli: Vi è un progressivo ritorno delle esportazioni ucraine dei cereali dal porto di Odessa. Secondo fonti locali, l'Ucraina ha esportato un po' meno di un milione di tonnellate di cereali nella prima quindicina d'agosto, una cifra che potrebbe passare a 3 milioni di tonnellate per il mese di settembre secondo le stime delle autorità ucraine. A livello di prezzi, il grano è nettamente calato a Chicago, a 750 centesimi per bushel mentre il mais si stabilizza attorno ai 620 centesimi.

Grafico Materie Prime
Macroeconomia

Clima: Non è del tutto chiaro. Un giorno va meglio del previsto (il consumo, l'indice Philly Fed, la disoccupazione), un altro va peggio (l'indice Empire State, l'immobiliare): le statistiche macroeconomiche americane confondono gli investitori. Lo stesso vale per il Regno Unito dove l'inflazione annuale a luglio ha superato il 10%, mentre migliorano le vendite al dettaglio. In Cina la situazione appare più chiara: il consumo ha perso colpi e la banca centrale prova dei piccoli elettroshock abbassando alcuni dei suoi tassi.

Tassi: Fino a venerdì tutti pensavano che la questione dei rendimenti obbligazionari fosse stata tagliata fuori dal leggero rallentamento dell'inflazione a luglio negli Stati Uniti. E poi paf! È tornato il maledetto. Il rendimento americano a 10 anni è risalito al 2,95%, mantenendosi sotto ai titoli di 5 e 2 anni e persino 6 mesi. I timori connessi alla recessione, se non alla stagflazione, non si sono totalmente dissipati. In Europa la BCE ha molto lavoro da fare con un nuovo grosso scarto tra gli spread tedeschi (1,21%) e quelli d'Italia (3,48%) e Grecia (3,66%) soprattutto. L'OAT francese a 10 anni è all'1,79%. Anche lì c'è stato bisogno di aspettare venerdì per far crescere la tensione.

Valute: Il dollaro se l'è nuovamente data a gambe rispetto alle principali valute, soprattutto rispetto allo yen (a 136,88 JPY per 1 USD) e rispetto all'euro (a 1,0058 USD per 1 EUR). Il dollar index, che misura la forza del biglietto verde dinanzi a un paniere ben fornito (57,6% di euro / 13,6% di yen / 11,9% di sterlina / 9,1% di dollaro canadese / 4,2% di corona svedese / 3,6% di franco svizzero), fa nuovamente il filo ai 108, come fu il caso verso il 14 luglio scorso. A malapena il rublo gli tiene testa attualmente, con un guadagno del 4% in una settimana per la valuta russa, a 58,935 RUB per 1 USD. La forza del dollaro tiene alla conferma dalla Banca Centrale degli Stati Uniti di una politica monetaria restrittiva, nonostante i primi segnali di calo sull'inflazione.

Criptovalute: Nonostante a inizio luglio il bitcoin avesse intrapreso un'ascesa in territorio positivo facendo riguadagnare ottimismo ai criptoinvestitori rispetto a una possibile ripresa rialzista duratura sulla valuta digitale, questa settimana ha avuto un crollo brutale. Mentre lunedì era quotata sui 25.000 dollari, nel momento in cui scriviamo queste righe il BTC gravita ormai poco sopra i 21.000 dollari, ovvero un 15% in meno. Questo fine mese di agosto si preannuncia piuttosto tumultuoso e pieno di dubbi nella criptosfera.

Grafico di Prezzo
Fare l'autostop nel deserto
Questa fine estate profuma di ripresa rialzista sui mercati dopo quasi due mesi di bear market rally. Questo legittimo contropiede interviene dopo mesi di calo dall'inizio dell'anno che hanno portato con sé numerose cattive notizie sull'inflazione galoppante, la politica monetaria meno accomodante, la guerra in Ucraina e le carenze un po' ovunque nelle catene di approvvigionamento. Ma cosa fare adesso? Dopo una stagione di risultati più o meno di successo nonostante i timori, il consensus rimane molto fluttuante sullo scenario macroeconomico di fine anno. Non bisognerebbe dimenticare che il mercato non fa altro che anticipare un possibile futuro. Tuttavia, sempre il mercato adatta costantemente il proprio scenario. Ecco perché ha sempre ragione. Il simposio di Jackson Hole a fine agosto potrebbe essere una nuova freccia di adattamento da aggiungere all'arco di Mr Market. Jerome Powell ne approfitterà per esporre nuovamente l'importanza di assicurare l'ancoraggio delle aspettative di inflazione, primordiale per comprendere se le difficoltà di approvvigionamento energetico provocheranno o meno un rallentamento dell'attività in Europa nel secondo semestre dopo la resistenza nel primo semestre. Nel cui caso la recessione potrebbe essere ritardata al 2023, sempre che alla fine abbia luogo. Il tempo ce lo dirà. Nell'attesa auguriamo un buon weekend a tutte e a tutti gli investitori.
*La performance settimanale degli indici e delle azioni si riferisce al periodo che va dall'apertura dei mercati il lunedì alla preparazione di questa newsletter il venerdì.
La performance settimanale di materie prime, metalli preziosi e valute si riferisce a un periodo di 7 giorni da un venerdì al successivo, fino alla preparazione di questa newsletter. Tali attività continuano la loro quotazione nei weekend.