(Reuters) - La Germania sta guidando il più grande rally dei mercati obbligazionari globali dopo la crisi del settore bancario di marzo, mentre il raffreddamento dell'inflazione e l'indebolimento dell'economia suggeriscono che i rialzi dei tassi della Banca centrale europea siano prossimi alla fine.

Insieme agli omologhi britannici e statunitensi, i rendimenti - che si muovono inversamente ai prezzi delle obbligazioni - hanno registrato il maggior calo settimanale da metà marzo, quando le turbolenze bancarie avevano scatenato una corsa verso i beni rifugio.

Certo, i titoli di Stato rimangono ostaggio di dati che un giorno potrebbero sostenere la tesi di ulteriori aumenti dei tassi e il giorno dopo che il picco dei tassi è vicino, mantenendo alta la volatilità. 

Tuttavia, i movimenti più rilevanti di questa settimana indicano che gli investitori sono convinti che l'allentamento dell'inflazione e i rischi di recessione rappresentino un forte segnale per l'acquisto di obbligazioni.

I dati di tutta la zona euro, compresi quelli di oggi relativi all'intera area, hanno mostrato un raffreddamento dell'inflazione a maggio, mettendo in dubbio la necessità di un ulteriore inasprimento.

Il mercato si aspetta un picco di circa il 3,7% entro settembre dei rialzi della Bce, il che vorrebbe dire altri due incrementi dall'attuale soglia del 3,25%. La scorsa settimana scontava un tasso terminale 4%.

"Abbiamo sostenuto che il calo dell'inflazione (nella zona euro e nel Regno Unito) è in ritardo rispetto agli Stati Uniti... Pensiamo che la situazione stia cambiando", osserva Kaspar Hense, senior portfolio manager di BlueBay Asset Management. "Dopo l'estate, molto probabilmente la pressione sulle banche centrali (sarà) molto più bassa".

Il rally obbligazionario è stato guidato dai rendimenti a più lunga scadenza, che stanno diminuendo più rapidamente di quelli piu' brevi, con un appiattimento della curva che tipicamente si accompagna a un rallentamento economico.

I segnali sono numerosi. I prestiti bancari della zona euro hanno subito un nuovo rallentamento in aprile, la flessione della manifattura è aumentata e il sentiment economico nell'area dell'euro e in Germania - che all'inizio del 2023 è entrata in recessione - è peggiorato più del previsto in maggio.

Flavio Carpenzano, direttore degli investimenti di Capital Group, che gestisce 2.200 miliardi di dollari, spiega che il suo gruppo è ora più neutrale sul rischio di tasso d'interesse nella zona euro e si sta posizionando per un irripidimento della curva dei rendimenti - fenomeno in cui i costi dei prestiti a breve scadenza scendono più rapidamente di quelli a lunga scadenza -, una scommessa fatta per gli Stati Uniti.

"Il motivo è che ci aspettiamo... una recessione anche in Europa", afferma.

È COMPLICATO

Gli investitori ritengono che l'outlook dell'inflazione europea risulti più complicato di quello degli Stati Uniti, dove l'inflazione in generale è in forte calo rispetto ai massimi.

"È troppo presto perché la Bce sia soddisfatta della dinamica dell'inflazione", dice Cosimo Marasciulo, responsabile del reddito fisso di Amundi, il più grande asset manager in Europa.

"In termini di attrattività del mercato pensiamo che i tassi statunitensi, ancor più dopo questo repricing, siano più interessanti da un punto di vista di medio termine", aggiunge.

Marasciulo sospetta che la Federal Reserve statunitense abbia finito con il ciclo di aumento dei tassi e che i rendimenti dei Treasury quinquennali perderanno fino a 50 punti base entro la fine dell'anno, dal 3,8% attuale. 

La britannica Legal & General Investment Management è sovrappesata sui Treasury statunitensi a causa delle aspettative di recessione.

VOLATILITÀ

La volatilità - cioè la forte oscillazione dei prezzi in entrambe le direzioni - sembra destinata a continuare. L'indicatore di volatilità delle obbligazioni statunitensi, molto osservato, è salito questa settimana ai massimi da quasi due mesi. I tassi, che sono scivolati nelle ultime sedute, erano saliti nelle scorse due settimane tra le scommesse di ulteriore irrigidimento monetario.

Queste stesse scommesse mostrano volatilita'.

All'inizio di maggio si prezzavano tagli dei tassi Fed fino a 75 punti base entro la fine dell'anno, ma ora le aspettative sono per riduzioni inferiori ai 20 punti base

I futures scontano intanto una pausa dell'inasprimento Fed a giugno, con un'improvvisa inversione di tendenza rispetto ad una settimana fa quando vedevano un +25.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Valentina Consiglio)