Lo ha detto Martins Kazaks, membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea.

Ieri la Bce ha mantenuto i tassi invariati a un livello record e ha respinto le voci di tagli, nonostante una serie di indicatori mostrino un indebolimento della crescita economica e delle pressioni sui prezzi.

"I rischi per l'inflazione sono bilanciati", ha detto Kazaks a Reuters a margine di una conferenza.

"Anche se rivediamo le nostre previsioni sull'inflazione al ribasso in modo significativo... anche se scendiamo sotto il 2% nel 2025 o 2026, finché questa differenza dall'obiettivo del 2% non è ampia e persistente, a mio avviso non dovremmo reagire in modo aggressivo con tagli dei tassi", ha aggiunto. "E il motivo è l'elevata incertezza".

L'inflazione ha disatteso le proiezioni della Bce per la maggior parte degli ultimi tre anni, portando alcuni a mettere in dubbio la capacità di previsione della banca in un periodo così insolito.

Secondo Kazaks, la Bce dovrebbe essere paziente e analizzare più dati sui salari e il loro impatto sulla crescita dei prezzi sottostanti prima di intraprendere tagli dei tassi.

Tuttavia, la Bce non dovrebbe puntare a un'inflazione inferiore al target perché il suo compito non è quello di portare i prezzi al 2% in media.

Per Kazaks la politica monetaria sta funzionando e potrebbe essere più forte di quanto la Bce pensi, ma la pazienza è ancora d'obbligo.

"Se ci si muove troppo presto, il danno è molto più grande che se si arriva un po' troppo tardi", ha precisato.

(Tradotto da Chiara Scarciglia, editing Sabina Suzzi)