BRUXELLES (awp/ats/ans) - Mentre scalda i muscoli per l'ultima riunione del consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) dell'anno (il 12 dicembre), segnalando che sui tassi nulla è già deciso, la presidente dell'istituto Christine Lagarde alza lo sguardo oltre le politiche creditizie e invita a rivalutare gli investimenti congiunti europei a sostegno delle crescita.

L'appello, più in generale, è quello poi di integrare l'unione economica e monetaria con anche l'unione fiscale (delle politiche sui conti pubblici cioè, non delle tasse). Mentre sull'assist del presidente della Bundeskbank Joachim Nagel che invoca una riforma al freno del debito nella Costituzione tedesca - già al centro della crisi di governo a Berlino -, Lagarde va in rete: "sì", afferma netta, la Germania dovrebbe far di più a sostegno degli investimenti.

"Le sfide che ci troviamo ad affrontare ci impongono di ripensare il ruolo dell'UE nell'affrontare le esigenze di investimenti strategici", ha detto Lagarde nel periodico incontro con gli eurodeputati a Bruxelles.

"Un'idea chiave che attraversa i rapporti" di Enrico Letta e Mario Draghi "è che l'Europa è più grande delle sue parti costituenti: investimenti congiunti dell'UE ben definiti stimolerebbero la crescita potenziale e contribuirebbero alla stabilità macroeconomica". E consentirebbero di sfruttare economie di scala affrontando le sfide transfrontaliere dando "un forte segnale di unità agli investitori privati all'interno e all'esterno dell'UE".

Nell'immediato, dalla numero uno della BCE arrivano diversi altolà: nel breve termine nell'Eurozona "la crescita sarà più debole" in scia al rallentamento della crescita nei servizi e della "contrazione nel settore manifatturiero". In seguito "dovrebbe iniziare a prender piede" la ripresa.

Nel medio termine, poi, le prospettive economiche sono "incerte e dominate da rischi al ribasso - ha spiegato -. I rischi geopolitici sono elevati, con crescenti minacce al commercio internazionale. Gli alti livelli di apertura commerciale e di integrazione nelle catene di fornitura globali rendono l'area euro vulnerabile agli shock esteri, con potenziali barriere commerciali che pongono minacce alla produzione e agli investimenti".

Lo spettro dei dazi americani con la presidenza Trump però non è già una realtà: "vorrei essere prudente perché dobbiamo vedere cosa viene effettivamente fatto, cosa viene portato a termine, cosa viene legiferato, cosa viene implementato". "Le parole contano" ma "non creano i fatti": "dobbiamo vedere i fatti per capire", arrivando preparati.

Nell'Eurozona resta al momento lo scenario noto sull'inflazione, con l'attesa che "aumenterà temporaneamente nel quarto trimestre di quest'anno" per "scendere fino all'obiettivo (il 2%, ndr) nel corso dell'anno prossimo".

Sul fronte del debito Nagel della Bundesbank in giornata ha sottolineato l'esigenza di riformare la regola del "freno al debito" che limita la spesa pubblica. Consentirebbe di "affrontare le minacce strutturali, come l'aumento della spesa per la difesa e la modernizzazione delle infrastrutture del paese" e "rappresenterebbe un approccio molto intelligente".

Un'apertura impensabile non troppo tempo fa. E non a caso, "sono molto cauta sui confini geografici" o dei "paesi frugali contro i non frugali, perché le cose cambiano nel corso del tempo", ha detto Lagarde.