Dalla Cina all'Europa, dal Canada al Messico, i mercati mondiali stanno già reagendo alla promessa di Donald Trump di aumentare le tariffe quando diventerà Presidente degli Stati Uniti tra meno di due settimane.

Trump ha promesso tariffe fino al 10% sulle importazioni globali e al 60% sui prodotti cinesi, oltre a una sovrattassa del 25% sui prodotti canadesi e messicani, dazi che, secondo gli esperti del commercio, metterebbero in crisi i flussi commerciali, aumenterebbero i costi e attirerebbero ritorsioni.

L'entità e la portata restano da vedere, ma la strada da percorrere è accidentata. Ecco un'occhiata ad alcuni mercati che si stanno concentrando in questo momento.

1/ FRAGILE: CINA

"La Cina sarà probabilmente l'obiettivo principale delle guerre commerciali 2.0 di Trump", afferma Goldman Sachs. Gli investitori sono già in vantaggio, costringendo le borse del Paese e la banca centrale a difendere lo yuan e le azioni in caduta libera.

La valuta cinese, strettamente controllata, è la più debole degli ultimi 16 mesi, con il dollaro scambiato al di sopra della pietra miliare simbolica di 7,3 yuan, difesa dalle autorità.

Barclays vede lo yuan a 7,5 per dollaro entro la fine del 2025, e scivolare a 8,4 in uno scenario in cui gli Stati Uniti impongono tariffe del 60%.

Anche senza tariffe, la valuta è stata danneggiata dalla debolezza dell'economia che ha spinto al ribasso i rendimenti dei titoli di Stato cinesi, ampliando il divario con i rendimenti elevati del Tesoro americano.

Gli analisti si aspettano che la Cina lasci indebolire ulteriormente lo yuan per aiutare gli esportatori a gestire l'impatto delle tariffe, ma in modo graduale.

Un crollo improvviso porterebbe in primo piano i timori di deflussi di capitale e farebbe vacillare la fiducia, già scossa dopo che le azioni hanno appena registrato il più grande calo settimanale in due anni.

Anche gli investitori di altri importanti esportatori asiatici come il Vietnam e la Malesia sono nervosi.

2/ IL MIX TOSSICO DELL'EURO

L'euro ha subito un calo di oltre il 5% dopo le elezioni americane, il più alto tra le valute principali, fino a toccare i minimi di due anni intorno a $1,04.

JPMorgan e Rabobank ritengono che la moneta unica potrebbe scendere al livello chiave di $1 quest'anno, a causa del peso dell'incertezza tariffaria.

Gli Stati Uniti sono il partner commerciale più importante dell'Unione Europea, con 1.700 miliardi di dollari di scambi di beni e servizi.

I mercati prevedono 100 punti base di tagli dei tassi della Banca Centrale Europea quest'anno per sostenere un'economia poco brillante. Ma i trader, speculando sul fatto che le tariffe potrebbero aumentare l'inflazione negli Stati Uniti, prevedono solo 40 punti base di tagli dei tassi della Fed, aumentando l'appeal del dollaro rispetto all'euro.

Anche l'indebolimento dell'economia cinese danneggia l'Europa.

Le tariffe che colpiscono la Cina e l'UE allo stesso tempo potrebbero essere un "mix molto tossico per l'euro", ha affermato Francesco Pesole, stratega valutario di ING.

3/ PROBLEMI DI AUTO

In Europa, anche i titoli automobilistici sono particolarmente sensibili alle tariffe.

Lunedì, un paniere di nomi del settore automobilistico è salito brevemente di quasi il 5% in seguito ad una notizia del Washington Post, secondo cui i consiglieri di Trump starebbero valutando l'imposizione di dazi all'importazione solo per le importazioni critiche, ma poi è sceso quando Trump ha smentito l'articolo.

Le oscillazioni evidenziano la sensibilità degli investitori nei confronti di un settore già depresso, che ha visto le sue azioni perdere un quarto del loro valore dal picco dell'aprile 2024 e le loro valutazioni relative precipitare.

Il responsabile della strategia azionaria europea di Barclays, Emmanuel Cau, ha detto che le auto sono tra i settori di consumo esposti al commercio che sta osservando. Altri includono i beni di prima necessità, i beni di lusso e gli industriali.

Un paniere Barclays dei titoli europei più esposti alle tariffe è sceso di circa il 20%-25% rispetto al mercato principale negli ultimi sei mesi.

La debolezza economica della zona euro potrebbe anche prolungare la sottoperformance delle azioni europee. Lo STOXX 600 è salito del 6% nel 2024, mentre l'indice S&P 500 è salito del 23%.

4/ ANDARE IN LOONIE

Il dollaro canadese è vicino al punto più debole da oltre quattro anni a questa parte, dopo che Trump, a novembre, ha minacciato di imporre una tariffa del 25% su Canada e Messico se non avessero messo un freno a droga e migranti.

Ha il potenziale per scendere ulteriormente. Gli analisti di Goldman ritengono che i mercati stiano valutando solo il 5% di possibilità di una simile tariffa e, pur ritenendo improbabile che si concretizzi, il protrarsi dei negoziati commerciali potrebbe mantenere vivo il rischio.

Una guerra commerciale in piena regola, che richieda ulteriori tagli dei tassi canadesi, potrebbe spingere il loonie verso la soglia di 1,50 rispetto al dollaro americano, ha detto Pesole di ING. Ciò implicherebbe un ulteriore indebolimento di quasi il 5% rispetto all'attuale 1,43 circa.

Le dimissioni del Primo Ministro canadese Justin Trudeau complicano ulteriormente le prospettive.

5/ PESO VOLATILE

Il peso messicano era già sceso del 16% rispetto al dollaro nel 2024 quando Trump è stato eletto, quindi molte notizie - sia positive per il dollaro che negative per il peso - sono state prezzate.

La performance del peso nel 2024, con un calo del 18,6%, è stata la più debole su base annua dal 2008. Oltre alla minaccia di tariffe da parte degli Stati Uniti - destinazione dell'80% delle esportazioni messicane - anche una controversa riforma giudiziaria ha influito sulla valuta.

Le notizie sulle tariffe di lunedì, poi smentite da Trump, hanno fatto salire il peso fino al 2% prima di ridurre i guadagni, evidenziando che la volatilità potrebbe continuare, dato che il commercio lungo il confine meridionale degli Stati Uniti rimane un obiettivo del Presidente eletto.