MILANO (MF-DJ)--"Il risultato elettorale, per come emerso dagli exit poll e per come si sta registrando nella mattinata di oggi, è ormai chiaro e noto a tutti. Ora vedremo quale governo si formerà, quali saranno le sue iniziative, in particolare per quanto riguarda il lavoro, i diritti e i temi sociali".

Lo ha affermato il segretario generale, Fulvio Furlan, nella Relazione

al settimo Congresso Nazionale Uilca.

"È comunque evidente che, come già successo, la diffusione del populismo e della demagogia, che da anni pervadono il dibattito pubblico e politico, ha trovato consolidamento nell'astensionismo e in un pericoloso disinteresse verso le logiche collettive e nelle forze politiche di stampo sovranista e nazionalista, quelle che nella storia, e ancora oggi in molti Paesi, hanno arretrato le conquiste civili, cancellato diritti, limitato le libertà, rinnegato la democrazia, aperto contrapposizioni e conflitti fra i popoli. È un'onda che investe molta parte del mondo e si sta sempre più propagando in Europa. È un'onda che, al di là dei partiti, ha una collocazione sociale e ideale che non ci appartiene, per il suo rifiuto delle diversità, del pluralismo, dell'inclusione, della parità tra le persone, tra tutte le persone", ha aggiunto.

"Di fronte a tutto ciò noi non arretriamo, ma continueremo a svolgere con determinazione il nostro ruolo e sotto questo profilo resta invariata la posizione che abbiamo sempre espresso, di fermo contrasto a qualsiasi impostazione o proposta politica che possa mettere in discussione diritti acquisiti e il loro ampliamento e i principi democratici e costituzionali del nostro Paese e la sua collocazione, chiara e senza ambiguità, nell'Unione Europea e nell'alleanza atlantica, anche come contrasto a visioni autoritaristiche, di qualunque natura. Qualsiasi logica anti liberale, isolazionista o autonomista o di vicinanza politica a regimi sovranisti o autarchici è a nostro avviso fuori dalla storia e controproducente per l'Italia e per le sue possibilità di sviluppo e per la sua valorizzazione sociale. Lo abbiamo detto dal primo momento e senza incertezze quando nella guerra ci siamo schierati con l'Ucraina, in quanto Paese libero e democratico invaso dalla Russia, perché, come sostenemmo, quando qualcuno passa dal dialogo alla violenza noi stiamo da una parte: dalla parte dei più deboli e degli aggrediti, soprattutto della popolazione invasa, inerme, ma resistente, pervicacemente e in modo commovente resistente. E ancora lì siamo, ancora più convinti delle nostre posizioni, dopo che oggi l'intervento russo da un lato è fallito e dall'altro rischia di prendere derive drammatiche. Lo abbiamo detto anche perché è stato subito chiaro che lo scontro non riguardava solo quei due Paesi, ma si connotava come base di uno più ampio tra la democrazia e una visione del mondo, in cui l'interesse collettivo viene annullato, lo Stato di Diritto, indispensabile baluardo a difesa del più debole, viene abbattuto a favore di idee, metodi, regimi che mirano a far prevalere con la forza e la prevaricazione l'interesse di pochi o pochissimi.

Lo abbiamo detto nella lotta al Covid-19 quando, contro logiche egoistiche che volevano anteporsi a quelle collettive, abbiamo sostenuto la scienza e il ricorso alle misure di protezione e prevenzione, rivendicando che il più debole, di fronte alla malattia, era chi non poteva scegliere, il malato, l'anziano, il fragile, il più esposto umanamente, economicamente e socialmente. Lo abbiamo detto quando la Gran Bretagna, uscendo dall'Unione Europea, ha smentito quella visione comunitaria e solidaristica che ha costituito e deve continuare a costituire la base fondante della forza unitaria, che ha saputo sconfiggere il nazifascismo e garantire oltre 60 anni di pace nel Continente".

cce

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2616:16 set 2022


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