La Borsa di Parigi dovrebbe aprire in ribasso venerdì mattina a seguito degli attacchi israeliani contro l'Iran, anche se gli investitori sono ancora lontani dal panico.

Verso le 8:15, il contratto future con consegna a giugno ha ceduto 89,5 punti a 7670,5 punti, preannunciando un'apertura in calo dell'1,1% circa.

Lo Stato ebraico ha condotto nella notte bombardamenti contro diversi siti militari e nucleari, in particolare a Teheran, che hanno causato la morte del capo delle guardie della rivoluzione, il generale Hossein Salami.

La notizia degli attacchi e la reazione dell'Iran, che ha promesso di rispondere, dovrebbero rafforzare l'avversione al rischio sui mercati finanziari, già percepibile negli ultimi giorni.

A Tokyo, tuttavia, l'indice Nikkei ha limitato il calo intorno all'1,1% venerdì alla fine della seduta, mentre l'Hang Seng della Borsa di Hong Kong ha ceduto meno dello 0,9%.

A Wall Street, i futures sugli indici newyorkesi segnalano per il momento un'apertura con perdite comprese tra l'1,2% e l'1,5%.

Sul mercato petrolifero, il Brent è balzato senza sorpresa di oltre il 7% a 74,4 dollari al barile, mentre il greggio leggero americano (West Texas Intermediate, WTI) è salito di quasi l'8% a 73,3 dollari.

Anche il dollaro, che aveva perso terreno negli ultimi giorni, rimbalza con forza dopo gli attacchi israeliani in Iran, con l'indice del dollaro che sale dello 0,3% a 98,2.

Gli investitori si stanno inoltre orientando verso attività considerate poco rischiose, come l'oro, che sale dell'1,3% a 3445,7 dollari, tornando non lontano dai recenti massimi.

Questa recrudescenza delle tensioni arriva in un momento in cui i mercati azionari tendevano a rimanere fermi dall'inizio di maggio, a fronte di tensioni commerciali che sembrano attenuarsi, ma con prospettive economiche che iniziano a destare preoccupazione.

Non sorprende che gli investitori siano alla ricerca di un orientamento: sono stati messi a dura prova da numerosi fattori di tendenza, a cominciare dall'imprevedibilità della politica americana, divisa tra annunci a sorpresa, introduzione di "tariffe" esorbitanti, pause e cambiamenti di rotta sui dazi doganali.

Nonostante la "tregua" conclusa martedì a Londra tra Stati Uniti e Cina e i dati rassicuranti sull'inflazione americana, l'indice CAC 40 si avvia a chiudere la settimana con un calo dello 0,5%.

Da sei settimane il CAC sembra bloccato in un ristretto margine di oscillazione compreso tra 7700 e 7900 punti, che gli ha impedito di raggiungere il precedente record stabilito a febbraio oltre gli 8250 punti.

Sebbene gli analisti sottolineino le elevate valutazioni delle azioni europee e soprattutto americane, passare alla vendita non ha molto senso, dato che gli investitori non hanno molte altre opzioni.

I prezzi delle obbligazioni hanno recentemente ripreso a salire, l'euro è ai massimi livelli degli ultimi quattro anni rispetto al dollaro e l'oro si attesta su livelli record.

Gli investitori sembrano ora attendere segnali di buona salute dell'economia per riprendere le loro posizioni di acquisto sulle azioni.

Scottati dalle statistiche contrastanti delle ultime settimane, gli operatori sperano di ottenere questo pomeriggio chiarimenti sul morale delle famiglie americane con la pubblicazione dell'indice di fiducia dell'Università del Michigan, prevista per le 16:00.

In Europa, saranno soprattutto i dati sulla produzione industriale di aprile nell'area euro ad attirare maggiormente l'attenzione.

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