Il CAC40 (+0,9%) ha sfondato la barriera degli 8.000 e si è arrampicato fino a 8.028 punti: la Borsa di Parigi ha avuto un'impennata vigorosa in risposta alle osservazioni di Christine Lagarde al termine della riunione di politica monetaria. L'Euro-Stoxx50 è salito dell'1,2% a 4.975 (record), con la soglia dei 5.000 punti nel mirino tra poche ore (o prima della pubblicazione dei 'NFP' venerdì alle 14.30?).

000 in vista tra poche ore (o prima della pubblicazione dei 'NFP' venerdì alle 14.30?), anche il DAX, che flirta con un +0,9%, batte un record (il 9° in 12 sessioni) a 18.860pts. Pioggia di record a Wall Street, che ha iniziato la sessione con una netta avanzata, con l'S&P500 che sale del +0,9% a 5.153 (record) L'indice Nasdaq-100 potrebbe stabilire un record di chiusura di tutti i tempi: dovrà puntare a 18.300.
Il Nasda-100 è salito dello 0,8% a 18.200 (il settore dei semiconduttori è salito del 2%)... 18.300 non è lontano... e Nvidia, con un aumento del 3,5%, è vicina a 920 dollari e ad una capitalizzazione di mercato di 2.300 miliardi di dollari.

Tutti gli indici su entrambe le sponde dell'Atlantico stanno accumulando record questo giovedì e si dirigono con decisione verso una 19esima settimana di guadagni: la corsa al rialzo più lunga della storia senza una correzione settimanale del -2% sembra inarrestabile.
Le minacce di guerra di giovedì con la Russia da parte del Presidente francese Nicolas Sarkozy, secondo cui "non c'è limite al sostegno all'Ucraina" (che implica l'invio di missili a lungo raggio, poi di truppe e persino la minaccia implicita di armi nucleari) non fanno tremare i mercati, che non prestano alcuna attenzione.

Solo l'oro, che ha stabilito un nuovo record storico a 2,153 dollari, potrebbe - forse - essere collegato a un contesto geopolitico teso, ma la spiegazione più accreditata è che l'allentamento dei tassi di interesse e il recente calo del dollaro stanno favorendo il metallo prezioso.



La Banca Centrale Europea ha mantenuto il suo tasso di deposito al 4%, come previsto, ma ha ridotto le sue previsioni di inflazione per l'Eurozona al 2,3% nel 2024, poi al 2% nel 2025 e all'1,9% nel 2026. Escludendo l'energia e i prodotti alimentari ('inflazione di base'), le sue ipotesi di inflazione di fondo sono state anch'esse riviste al ribasso a una media del 2,6% per il 2024, poi al 2,1% e al 2% rispettivamente nei due anni successivi.
Secondo i team di Muzinich, una società di gestione patrimoniale specializzata nel credito, il mercato degli swap sui tassi d'interesse overnight stima una probabilità dell'86% che la BCE tagli i tassi di 25 punti base a giugno.

Ciò significa che un taglio dei tassi è possibile non appena la FED avrà agito in questa direzione, probabilmente già a metà giugno. E un alleggerimento del costo del denaro sarà necessario in tempi brevi, dato che la BCE ha anche abbassato la sua proiezione di crescita per il 2024 allo 0,6%.


L'economia dell'Eurozona dovrebbe poi riprendersi e crescere dell'1,5% nel 2025 e dell'1,6% nel 2026, sostenuta in primo luogo dai consumi e poi anche dagli investimenti. Anche i mercati obbligazionari sono euforici per la performance della BCE, con i nostri OAT in calo di -3 punti al 2,753%, i Bund di -2,5 punti al 2,3200% e i BTP italiani di -5 punti al 3,6150%.

Ci sono stati anche alcuni dati statunitensi: il deficit commerciale degli Stati Uniti si è ampliato a 67,4 miliardi di dollari a gennaio, rispetto ai 64,2 miliardi di dollari del mese precedente (rivisto rispetto alla stima iniziale di 62,2 miliardi di dollari), secondo il Dipartimento del Commercio.


Questo aumento del deficit del 5,1% mese su mese riflette un aumento dell'1,1% delle importazioni statunitensi di beni e servizi a 324,6 miliardi di dollari, mentre le esportazioni statunitensi sono rimaste quasi piatte (+0,1%) a 257,2 miliardi di dollari. La produttività degli Stati Uniti è stata rivista 'invariata' al 3,2% e anche le richieste settimanali di disoccupazione sono rimaste praticamente invariate la scorsa settimana.

Sui mercati valutari, l'euro sta invertendo la rotta: in calo dello 0,3% questa mattina, è ora in rialzo dello 0,3% rispetto al dollaro a 1,0930 dopo la riunione della BCE.


Sul fronte energetico, il mercato del petrolio si sta stabilizzando dopo l'impennata del giorno precedente, con l'annuncio di un aumento aneddotico delle scorte di greggio accompagnato da un calo delle riserve di benzina e di prodotti raffinati. Il greggio Brent si sta consolidando dello 0,5% a circa 82,4 dollari al barile, mentre il greggio leggero statunitense (West Texas Intermediate, WTI) è in calo dello 0,6% a 78,6 dollari.


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