MILANO (MF-DJ)--A Wall Street il Dow Jones tratta in calo dopo lo stop al vaccino di Johnson & Johnson, mentre la lettura dell'inflazione di marzo, sebbene superiore alle attese, non ha spaventato gli operatori.

Il Dow Jones scende dello 0,46%, mentre l'S&P 500 sale dello 0,09% e il Nasdaq Composite dello 0,6% dopo che le due principali agenzie di salute pubblica federali statunitensi hanno chiesto la sospensione immediata delll'uso del vaccino contro il Covid-19 di Johnson&Johnson dato che sei persone negli Stati Uniti hanno sviluppato una tipologia rara di trombosi tra i sei e i 13 giorni dopo essere stati vaccinati con il siero.

Sul fronte macro l'inflazione Usa è salita leggermente piú delle attese a marzo, ma la lettura non mette la Fed sotto pressione. Nel dettaglio la lettura è cresciuta dello 0,6% a livello mensile a marzo ed è salita del 2,6% su base annuale (+0,5% m/m e +2,4% a/a il consenso). L'indice dei prezzi al consumo core, attentamente monitorato dalla Fed, è salito dello 0,3% a livello congiunturale ed è aumentato dell'1,6% a/a (+0,2% m/m e +1,5% a/a il consenso). I prezzi dell'energia, sempre a marzo, sono aumentati del 5%, mentre quelli dei generali alimentari sono saliti dello 0,1%.

L'inflazione Usa di marzo "non si avvicina nemmeno" a fare pressioni sulla Fed affinchè inasprisca la politica monetaria, afferma Steve Blitz di TS Lombard. L'esperto consiglia di concentrarsi sulla lettura core e si aspetta che gli aumenti dei prezzi continuino nei prossimi due mesi.

"L'inflazione di marzo è ancora sotto controllo", aggiunge Gus Faucher, capo economista del PNC Financial Services Group. "Ci vuole tempo perchè le pressioni inflazionistiche si accumulino nell'economia".

L'inflazione statunitense "è aumentata piú del previsto a marzo ed è probabile che raggiunga il 4% poichè i livelli dei prezzi in un'economia vivace e alimentata da stimoli contrastano nettamente con quelli del lockdown di dodici mesi fa", afferma invece James Knightley, Chief International Economist di Ing. L'esperto avverte poi che "ci sono anche un numero crescente di ragioni per pensare che l'inflazione rimarrá piú alta e piú a lungo con i rischi sempre piú sbilanciati verso un rialzo dei tassi della Fed nel 2022".

L'inflazione core Usa di marzo ha registrato un aumento dei prezzi dei servizi poichè "le componenti piú colpite dalla pandemia hanno finalmente iniziato a rimbalzare", commentano infine da Capital Economics. I prezzi degli hotel sono aumentati del 4,4%, i prezzi delle assicurazioni auto sono aumentati del 3,3% e i prezzi dei servizi ricreativi sono aumentati dello 0,8%. "I soli effetti di base porteranno l'inflazione complessiva vicino al 4% entro maggio, ma con l'economia che probabilmente viaggerá al di sopra della capacitá entro il prossimo anno e con le pressioni salariali che probabilmente aumenteranno, prevediamo che l'inflazione core si avvicinerá in media al 2,5% nel 2022 e anche nel 2023", afferma la societá di ricerca.

Gli investitori ritengono che un inasprimento disordinato della politica monetaria e l'aumento dell'inflazione siano i rischi principali per le prospettive dell'economia, e non piú il Covid, secondo un sondaggio di Bank of America seguito da vicino. Solo il 15% degli oltre 200 investitori intervistati ad aprile ha indicato il rischio Covid come quello principale. Il taper tantrum è ora il rischio piú temuto, seguito da un aumento dell'inflazione, secondo rispettivamente il 32% e il 27% degli intervistati.

S&P Global Economics ritiene però che i timori del mercato su un'inflazione incontrollata e su un inasprimento della politica monetaria della Fed prima del previsto siano esagerati. "Non vediamo l'inflazione incontrollata come un rischio imminente: l'inflazione effettiva non è neanche lontanamente quella che i mercati stanno scontando", afferma il capo economista per degli Stati Uniti Beth Ann Bovino. Per S&P è probabile che l'inflazione aumenti nel breve termine, ma sará un incremento transitorio, legato principalmente all'effetto base dei prezzi depressi dalla pandemia dello scorso anno e alla riapertura dell'attivitá economica. "S&P Global Economics ritiene che la Fed non aumenterá i tassi fino al terzo trimestre del 2023. I mercati statunitensi vedono i fantasmi inflazionistici, i segnali macroeconomici non sono d'accordo".

alb

alberto.chimenti@mfdowjones.it

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April 13, 2021 12:36 ET (16:36 GMT)