MILANO (MF-DJ)--Wall Street non teme l'inflazione. I listini continuano a trattare in rialzo, con l'S&P 500 che ha aggiornato il massimo storico e con il Nasdaq che avanza nonostante l'aumento dei rendimenti dei Treasury dopo l'accelerazione dell'indice dei prezzi al consumo Usa a maggio. Nel dettaglio il Dow Jones avanza dello 0,41%, l'S&P 500 dello 0,54% e il Nasdaq Composite dello 0,67%.

L'inflazione Usa di maggio non fará cambiare idea alla Fed che ritiene che fattori "transitori" siano responsabili dell'accelerazione dei prezzi, afferma Ian Shepherdson di Pantheon Macroeconomics. "Il problema è che la ripresa dell'offerta di lavoro probabilmente non sará visibile fino a settembre o anche piú tardi, quindi gli investitori che sperano in una guidance chiara sulla futura politica dei tassi dal presidente Jerome Powell a Jackson Hole ad agosto resteranno probabilmente delusi", conclude Shepherdson.

La Fed ha fatto un ottimo lavoro facendo passare in modo chiaro il messaggio che l'aumento dell'inflazione negli Stati Uniti è transitorio, afferma Jim Reid di Deutsche Bank. L'inflazione Usa di aprile, che ha battuto le attese, ha spinto gli investitori ad aggiornare il ritmo previsto degli aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed, ma nelle settimane successive la mossa si è completamente invertita.

L'inflazione negli Stati Uniti è cresciuta dello 0,6% a livello mensile a maggio ed è salita del 5% su base annuale (+0,4% m/m il consenso). L'indice dei prezzi al consumo core, attentamente monitorato dalla Fed, è salito dello 0,7% a livello congiunturale ed è aumentato del 3,8% a/a (+0,5% m/m il consenso). I prezzi dell'energia, sempre a maggio, sono rimasti invariati, mentre quelli dei generali alimentari sono saliti dello 0,4%.

La lettura di maggio "ha confermato l'opinione diffusa che l'inflazione stia superando il limite di velocitá", afferma Jim Vogel, strategisti di Fhn Financial.

L'inflazione Usa è schizzata del 5% a/a a maggio, una lettura che probabilmente rappresenterá un picco del tasso annuo man mano che i forti effetti di base diminuiranno nei prossimi mesi, aggiunge Kathy Bostjancic di Oxford Economics. Tuttavia, gli aumenti dei prezzi derivanti dalla riapertura dell'economia e gli attuali colli di bottiglia della catena di approvvigionamento manterranno il tasso di inflazione elevato poichè gli squilibri tra domanda e offerta verranno risolti solo gradualmente.

"Mentre condividiamo l'opinione della Fed secondo cui questo non è l'inizio di una spirale inflazionistica al rialzo, ci aspettiamo che l'inflazione rimanga costantemente al di sopra del 2% fino al 2022", conclude Bostjancic.

È probabile che forti aumenti dei prezzi negli Usa come quelli registrati ad aprile e maggio si ripetano nei prossimi mesi, quando l'economia si riaprirá completamente, proseguono gli economisti di Commerzbank. Gli esperti prevedono che il tasso di inflazione annuale rimarrá al di sopra del 4% fino alla fine dell'anno e i prezzi dovrebbero correggere leggermente nel 2022 quando i colli di bottiglia saranno eliminati. "Ci aspettiamo che il tasso di inflazione scenda temporaneamente al di sotto del 2%, anche se è piú probabile che la pressione inflativa sottostante aumenti nel corso del 2022", concludono da Commerzbank.

Gli effetti di base e la normalizzazione dei prezzi dei servizi hanno fatto la parte del leone nell'accelerazione dell'inflazione Usa ad aprile a maggio, ma ci sono anche prove di pressioni infltive piú durature che non dovrebbero essere trascurate, avverte però Richard F. Moody, capo economista di Regions Financial Corp. Fattori come i colli di bottiglia della catena di approvvigionamento e della logistica, l'aumento dei costi di spedizione e l'aumento del costo del lavoro stanno influenzando i dati sull'inflazione e hanno il potenziale per persistere.

"Piú a lungo le pressioni inflazionistiche persistono, maggiori sono le probabilitá che le aspettative di inflazione vengano disattese - cosa che si può sostenere stia giá accadendo tra i consumatori - e maggiori sono le probabilitá che l'inflazione porti a perturbazioni nei mercati finanziari e nell'economia reale", avverte l'esperto.

Sempre sul fronte macroeconomico, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti (dato destagionalizzato) sono diminuite di 9.000 unitá a quota 376.000. Il consenso raccolto dal Wall Street Journal si attendeva un dato a quota 370.000 unitá. Il numero di sussidi continuativi al 29 maggio, infine, è diminuito di 258.000 unitá a quota 3,499 mln.

alb

alberto.chimenti@mfdowjones.it

(END) Dow Jones Newswires

June 10, 2021 12:54 ET (16:54 GMT)