(Reuters) - I prezzi del greggio sono in rialzo grazie all'indebolimento del dollaro, mentre i trader valutano con attenzione le scorte Usa, i dazi proposti dal presidente Donald Trump e il potenziale impatto dell'emergenza energetica nazionale dichiarata nel suo primo giorno di mandato.

Alle 12,00 circa i futures sul Brent salgono di 54 centesimi o dello 0,68% a 79,84 dollari il barile e i futures sul greggio statunitense West Texas Intermediate (Wti) di 60 centesimi o dello 0,78% a 76,44 dollari.

Il dollaro fatica a riguadagnare terreno nei confronti delle principali divise, attestandosi vicino ai minimi di due settimane.

Nella tarda serata di ieri, Trump ha detto che la sua amministrazione sta discutendo l'imposizione di una tariffa del 10% sui beni importati dalla Cina dal primo 1 febbraio, lo stesso giorno in cui ha affermato che Messico e Canada potrebbero subire un'imposizione di circa il 25%.

Ha anche promesso dazi sulle importazioni europee, senza fornire ulteriori dettagli.

Il presidente Usa aveva detto che la sua amministrazione avrebbe "probabilmente" smesso di acquistare petrolio dal Venezuela, uno dei principali fornitori di greggio del Paese.

Trump ha presentato un ampio piano per massimizzare la produzione nazionale di petrolio e gas, che comprende la dichiarazione di un'emergenza energetica nazionale per accelerare le autorizzazioni, la riduzione delle protezioni ambientali e il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima.

Ieri una rara tempesta invernale si è abbattuta sulla costa del Golfo degli Stati Uniti.

La produzione di greggio del North Dakota è stimata in calo tra i 130.000 e i 160.000 barili al giorno (bpd) a causa del freddo estremo e delle relative sfide operative, ha spiegato ieri l'autorità per gli oleodotti dello Stato.

(Tradotto da Laura Contemori, editing Francesca Piscioneri)