L'India ha due Borse principali: la Bombay Stock Exchange (BSE) e la National Stock Exchange (NSE). La BSE, fondata nel 1875, è la Borsa più antica dell'Asia, mentre la NSE, creata nel 1992, è la più grande in termini di volume di transazioni. Entrambe le Borse sono regolate dalla Securities and Exchange Board of India (SEBI). Gli orari di negoziazione in India sono dalle 9:15 alle 15:30, ora locale (GMT+5:30), dal lunedì al venerdì.

Il trading in India avviene principalmente per via telematica, con un sistema di ordini centralizzato e anonimo. Gli investitori possono effettuare ordini di acquisto e vendita tramite broker autorizzati dalla SEBI. Le transazioni sono generalmente effettuate in rupie indiane (INR). E fin qui nulla di particolarmente esotico.

Attori principali e indici chiave

Tra le aziende quotate sulle Borse indiane, troviamo giganti come Reliance Industries, Tata Consultancy Services, HDFC Bank e Infosys. L'economia indiana è caratterizzata dalla predominanza di alcuni settori, come le tecnologie dell'informazione, i servizi finanziari, i beni di consumo e le infrastrutture. L'India conta 63 società con una capitalizzazione superiore a 10 miliardi di dollari (in data 11 maggio 2023), di cui 14 con una capitalizzazione di mercato superiore a 40 miliardi di dollari. La distribuzione settoriale di queste 63 società è la seguente:

Inde

Il settore finanziario, con il 28% della capitalizzazione totale, è sovrarappresentato. La tecnologia segue con il 18%, davanti all'energia (12,5%) e al consumo non ciclico (12%). Settore sanitario e immobiliare sono ampiamente sottorappresentati.

Per quanto riguarda gli indici indiani, ne possiamo citare alcuni:

  • S&P BSE Sensex 30: composto dalle 30 maggiori aziende quotate sulla BSE, è l'indice principale della Borsa di Bombay.
  • Nifty 50: composto dalle 50 maggiori aziende quotate sulla NSE, è l'indice di riferimento della Borsa nazionale.
  • MSCI India: l'indice comprende 114 società indiane, coprendo circa l'85% dell'universo azionario locale.
  • Gli indici BSE e Nifty hanno variazioni per dimensione di capitalizzazione, come avviene altrove. Ad esempio, il Nifty Midcap 100 segue le medie capitalizzazioni del Paese.

Accesso ai mercati azionari indiani per gli investitori stranieri

L'accesso ai mercati azionari indiani è ancora complicato. In qualità di investitore individuale, non è possibile negoziare direttamente azioni indiane, a meno di essere abbastanza facoltosi da ottenere lo status speciale di FPI (investitore individuale straniero). L'India concede due tipi di autorizzazioni:

  • Investitori istituzionali stranieri (FII): sono autorizzati a investire in azioni, obbligazioni e derivati sui mercati indiani, a condizione di rispettare alcune restrizioni e di ottenere l'autorizzazione preliminare della SEBI.
  • Investitori individuali stranieri (FPI): possono anch'essi investire nei mercati azionari indiani, ma il loro accesso è più limitato rispetto al FII. Devono passare attraverso intermediari autorizzati e rispettare i limiti di investimento.

Il modo migliore per investire nel mercato indiano è attraverso i prodotti degli investitori istituzionali autorizzati. Per un investitore privato, gli ETF offrono generalmente il miglior equilibrio tra costi ed esposizione. Eccone due, ma ve ne sono altri:

  • iShares MSCI India UCITS ETF: è il principale fondo indicizzato commercializzato in Europa da iShares per seguire il mercato indiano. L'attivo gestito (1,55 miliardi di dollari nel momento in cui scriviamo) supera di gran lunga qualsiasi altro. È denominato in dollari, pratica l'accumulazione e replica fisicamente e interamente l'indice MSCI India (114 posizioni). Le spese sono dello 0,65%.
  • Franklin FTSE India UCITS ETF: questo fondo indicizzato segue il FTSE India 30/18 Capped Index, che conta 209 società. Il patrimonio netto è più limitato rispetto al suo omologo (230 milioni di dollari). La replica è totale. I principali vantaggi sono le spese dello 0,19% e un piano di società più ampio.

Va da sé che l'India è ancora un mercato emergente con i rischi che ne derivano. La regolamentazione non è ancora ai migliori livelli internazionali e la trasparenza di alcune attività è migliorabile. Ricordiamo i danni causati dall'attacco lanciato all'inizio dell'anno dal fondo ribassista Hindenburg sull'impero Adani. Tuttavia, il Paese si sta trasformando e sta iniziando a fare ombra alle potenze vicine, in particolare alla Cina, a cui sta sottraendo quote di mercato da quando Washington e Pechino sono in disaccordo.