ZURIGO (awp/ats) - Il 2022 passerà alla storia come un anno da dimenticare per il mercato azionario svizzero: l'indice SMI ha subito la contrazione più forte dal 2008, cioè dalla crisi finanziaria. Nei portafogli degli investitori molti valori sono risultati in caduta libera, ben più del listino principale, che - come spesso accade - è stato sostenuto dai suoi valori difensivi.

Se alla fine del 2021 molti credevano ancora a un quadro generale di denaro a basso costo, che favorisce i mercati, ora la musica è cambiata: i rialzi dei tassi d'interesse praticati delle banche centrali per combattere l'inflazione si sono fatti sentire. È vero che il rincaro era già tornato nel 2021: ma allora era stato visto come un fenomeno temporaneo, mentre ore le opinioni sono mutate. Non hanno inoltre aiutato la guerra in Ucraina e i confinamenti per pandemia in Cina.

In questo contesto tossico, l'SMI (indice che comprende le 20 società più grandi) è sceso nel corso dell'anno di circa il 17% (secondo i dati di oggi), a un livello odierno di circa 10'700 punti. Il massimo annuale (e primato di tutti i tempi), a quasi 13'000 punti, è stato registrato nel primo giorno di contrattazione in gennaio, il minimo - poco più di 10'000 punti a metà ottobre.

"Per dirla con cautela: è stato un anno difficile", spiega all'agenzia Awp Remo Rosenau, analista presso Helvetische Bank. "Dal 2012 i mercati azionari sono stati trainati dai bassi tassi di interesse, che ora si sono invertiti più velocemente e più chiaramente del previsto".

Si potrebbe però anche affermare che, dato il contesto con un incombente recessione almeno in alcune parti del mondo e altre altre avversità, il crollo dei corsi è stato comunque relativamente moderato. Tanto più che lo SMIC, cioè lo SMI che tiene conto dei dividendi versati dalle società (come viene fatto dagli indici di altre nazioni) è sceso solo del 14% circa. Ma ancora una volta l'indice principale nasconde l'andamento complessivo a causa dell'elevato peso dei pesi massimi, questa volta soprattutto di Novartis e Nestlé. Rosenau sottolinea inoltre che lo Swiss Performance Index (SPI), il listino allargato che include i dividendi, di solito regge meglio dello SMI. Ma non è stato così questa volta, con una flessione di circa il 17%.

Ancora più interessante, secondo l'esperto, è il confronto con lo SMIM, che tiene traccia delle 30 maggiori società. Con una performance negativa di circa il 27% dall'inizio dell'anno, lo SMIM ha registrato ancora una volta un andamento significativamente peggiore rispetto allo SMI. "La correzione è più brutale di quanto suggeriscano gli indici generalmente noti", sostiene lo specialista. Lo SMIM mostra che molte azioni di solide aziende industriali svizzere sono cadute in disgrazia. È quindi probabile che i portafogli azionari di molti investitori presentino performance molto peggiori dell'indice principale. Vale la pena di citare, fra le blue chip, Sika e Geberit, come pure - nel mercato allargato - Forbo, Dormakaba e Rieter, tutte con perdite superiori al 40%. Altri titoli, come Bystronic, Dätwyler o Montana Aerospace sono addirittura oltre il 50% al di sotto del livello della fine del 2021.

Nel confronto internazionale, lo SMI è rimasto leggermente indietro rispetto al Dax tedesco (-12%), al Cac 40 francese (-10%) o al Dow Jones americano (-10%), anche se si utilizza lo SMIC corretto per i dividendi. Il Ftse 100 di Londra si è mostrato addirittura stabile, ma ciò è dovuto principalmente alla forte presenza di società del settore energetico e petrolifero, che hanno beneficiato della situazione critica dell'approvvigionamento in Europa.

A livello di singoli titoli all'interno dello SLI a 30 azioni, Credit Suisse è il fanalino di coda, con una perdita di circa il 67%, seguito da AMS Osram e Temenos, che sono arretrate di circa il 60% da inizio anno sulla scia del massiccio calo del principale mercato azionario tecnologico del mondo, il Nasdaq, che ha perso circa un terzo nel corso del 2022. Ciò è dovuto principalmente al fatto che i titoli orientati alla crescita reagiscono in modo più sensibile agli aumenti dei tassi di interesse.

Le azioni di grandi società quali Givaudan, Lonza, Partners Group sono scese tra il 40 e il 50%. Il fatto che lo SMI e lo SLI non si siano contratti più di tanto è dovuto principalmente a titoli difensivi quali Novartis (+4%) e Zurich (+9%). Le altre due azioni con un saldo annuale appena positivo sono UBS e Holcim. La quinta migliore performance dell'anno è di Swisscom (-2%), mentre Nestlé si è mossa più o meno in linea con il mercato complessivo e Roche si è mostrata addirittura leggermente più debole.

Nel mercato allargato, Talenthouse nonché i titoli farmaceutici e sanitari Obseva, Addex, Zur Rose e Igea Pharma formano il gruppo di coda, tutti con perdite vicine o addirittura superiori al 90%. Ad eccezione di Zur Rose, tuttavia, si tratta di "penny stock", ossia di azioni che costano meno di 1 franco. Ci sono comunque anche azioni che hanno guadagnato parecchio: Meier Tobler ha visto il corso più che raddoppiare (+117%), sostenuto tra l'altro dall'elevata domanda di pompe di calore. Al secondo posto nella classifica dei migliori della classe figura il colosso della costruzione Implenia (+87%). Molto buono è anche stato l'andamento di Meyer Burger (+42%), ma va considerato che si tratta di un valore che in passato era calato fortemente.