Uno sguardo alla giornata in corso nei mercati asiatici.

La prima settimana di contrattazioni completa del 2025 inizia lunedì in Asia, con il brusco calo della valuta e dei rendimenti obbligazionari della Cina, una situazione politica sempre più tesa e fluida in Corea del Sud e una fusione aziendale bloccata tra Stati Uniti e Giappone, che si contendono l'attenzione degli investitori.

È prevista anche una serie di rapporti sugli indici dei responsabili degli acquisti, che offriranno agli investitori il primo sguardo su come molte delle maggiori economie asiatiche, compresa quella cinese, hanno chiuso il 2024.

Lo scenario del mercato globale appare relativamente luminoso dopo il rimbalzo di venerdì a Wall Street, e la volatilità dei mercati azionari e obbligazionari sembra ben contenuta.

Ma le valute e gli asset dei mercati emergenti sono sulla difensiva, grazie agli elevati rendimenti del Tesoro americano e all'impennata del dollaro. Il biglietto verde si è leggermente ammorbidito venerdì, ma il giorno prima ha toccato un nuovo massimo di due anni e negli ultimi tre mesi ha registrato un rally di quasi il 10%.

Gran parte dell'attrattiva del dollaro deriva dall'impennata dei rendimenti dei Treasury statunitensi a lunga scadenza, da quando la Fed ha iniziato a tagliare i tassi di interesse a settembre. L'allentamento di 100 punti base della banca centrale è stato accolto da un aumento di 100 punti base del rendimento a 10 anni, una svolta notevole che ha confuso la maggior parte degli investitori - e probabilmente anche i responsabili politici.

Il quadro in Cina non potrebbe essere più diverso. Mentre gli investitori si preparano a un anno di allentamento delle politiche e di fornitura di liquidità da parte di Pechino, lo yuan e i rendimenti obbligazionari stanno subendo una forte pressione al ribasso.

L'attenzione si sta concentrando sulla parte breve della curva cinese, con il rendimento a due anni sul punto di scendere sotto l'1,00%. Si tratta già del minimo storico, essendo crollato di 50 punti base negli ultimi due mesi e di 100 punti base dallo scorso marzo. La barriera psicologica dell'1,00% potrebbe essere infranta lunedì.

In questo contesto, i dati sull'inflazione cinese alla fine di questa settimana assumeranno un'importanza ancora maggiore e un sondaggio Reuters suggerisce che l'inflazione annuale dei consumatori a dicembre è rimasta ferma allo 0,2%. Sebbene l'indice delle sorprese economiche della Cina sia aumentato nelle ultime settimane, i mercati saranno molto sensibili all'aggiunta di pressioni deflazionistiche.

Lo yuan spot venerdì è scivolato ai minimi di quattro mesi, sfondando il livello di 7,30 per dollaro che la People's Bank of China sembrava difendere. Un superamento di 7,35 per dollaro segnerebbe un nuovo minimo di 17 anni.

La pressione di vendita sullo yuan sembra piuttosto forte, come dimostra lo spread tra il tasso spot del dollaro/yuan e il fixing giornaliero della banca centrale. Ora è il più ampio dallo scorso luglio e si aggira intorno ai livelli più ampi mai registrati.

Le autorità di Pechino si stanno innervosendo? La banca centrale venerdì ha messo in guardia i gestori di fondi dall'abbassare ulteriormente i rendimenti obbligazionari, tra le preoccupazioni che una bolla obbligazionaria possa compromettere gli sforzi di Pechino per rilanciare la crescita e gestire lo yuan.

Ecco gli sviluppi chiave che potrebbero dare una maggiore direzione ai mercati lunedì:

- PMI dei servizi di Cina, Giappone, India e Australia (dicembre)

- Inflazione in Thailandia (dicembre)

- PIL del Vietnam (4° trimestre)